domenica 5 maggio 2019

la verità nel contrario delle cose









Mi chiamo Giorgio.

E sono un tipo curioso.

Tempo fa scrissi una frase che diceva: "cerco la verità nel contrario delle cose".

Lo so, ogni tanto scrivo frasi per puro impulso, senza curarmi del loro significato, per poi analizzare cosa volevo dire solo in seguito.

A mia giustificazione potrei citare dei nomi di gente che parla a caso, per puro impulso, senza curarsi delle conseguenze. Da riempire uno stadio.

Ma torniamo alla scrittura…

È una specie di psicoterapia fatta in casa e molto economica, un po’ come quando vi dicono una parola e vi chiedono di replicare con la prima cosa che vi viene in mente. Avete mai provato? Vengono fuori cose interessanti.

O preoccupanti, secondo i casi.



Ma che significa cercare la verità nel contrario delle cose? A un'analisi frettolosa mi fa sembrare una specie di Bastian Contrario, uno che se gli dite è bianco, vi risponde no, è nero!

Vi assicuro che non sono così.

Non sono uno che non si fidi degli altri. Affido quotidianamente decisioni, strategie, comportamenti a ciò che mi consigliano i miei cari, i collaboratori, gli esperti di un settore, le persone che decido di consultare.

Ma state tranquilli, nel farlo, provvedo sempre a valutare cosa succederebbe se prendessi una decisione diversa o se attuassi una strategia opposta.

Mi capita anche di ricercare il significato profondo delle questioni che sento dibattere e di non dare niente per scontato.

Una vitaccia.

Dopotutto è un po’ come nello sport, se si vogliono raggiungere dei risultati, occorre sudare, soffrire, stancarsi. Non si corre la maratona se si preferisce poltrire sul divano a guardare una serie televisiva dopo l'altra.



Quanto al problema della verità c'è ancora molto da dire.

Ogni volta che ascolto qualcuno parlare, che sia un esperto, un accademico, un’autorità in qualche materia, penso a quanto siamo lontani da qualunque tipo di verità e a quanto l'incrementare le conoscenze e le scoperte in realtà spesso ci allontani da questa.

Lo stesso mi capita quando termino di leggere un libro e quest’opera consigli o stimoli diverse altre letture per approfondire l'argomento.

Non parliamo di chi fa della retorica una professione, un credo.

Diffido di chi ha molto da guadagnare a farci bere la sua verità perché è con questa credulità che consegue il successo personale, la riuscita di un programma, il futuro del proprio partito, la conquista di una poltrona.

Qui ci si gioca molto, belli, e non saranno grandi discorsi, fervore o trasformismi vari, a irretirmi come un merluzzo. No, cari, questo è il momento di fare severa critica e non farsi affascinare dalle sirene e muoverci come una marea che segue la luna.

Occorre leggere, distinguere le fonti, approfondire, è un lavoro infame e dispendioso.

Il problema è quello comune a tutti: non basta una vita.



Siccome ne abbiamo una sola, preferisco non perdere tempo con certe letture vane, con certi “esperti” della domenica, con certi politici arrivisti, con certe persone vacue.



Col tempo si fa esperienza e s’impara che ciò che ci raccontano ha anche un opposto e che in mezzo ci sono tante gradazioni.

Alla verità piace giocare a nascondino.



Io cerco e nel frattempo non mi faccio distrarre dalle innumerevoli persone che m’impediscono di cercare la verità nelle cose e soprattutto di cercarla, come mi piace fare, nel loro contrario.




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