domenica 10 febbraio 2019

HIKIKOMORI









-          -Non vorrai di nuovo chiuderti lì dentro per tre giorni, come hai fatto la settimana scorsa, vero?
-          -Tre giorni? No, mamma, non tre giorni.


Poi chiusi la porta.
Quella è stata l’ultima volta che ho visto la faccia di mia madre.
Era il 4 aprile del 2017. Alle diciotto e quaranta, per essere precisi.
Essere precisa è fondamentale.
Annoto tutto sul diario, ogni cosa. Mi aiuta a essere viva. A non avere paura.


5 aprile 2017

Ho passato due ore a sigillare col nastro isolante le finestre del tetto. Ho chiuso gli scuri e assicurato i lucchetti. Dal piccolo vasistas nel bagnetto non può passare nessuno. Mi mancherà l’aria?

6 aprile 2017

Mamma non si è ancora stancata. Continua a bussare e bussare. Al mattino, al pomeriggio e alla sera, come se fosse un farmaco prescritto dal dottore, tre cucchiai al giorno…
Si lamenta, piagnucola, mi scongiura. Non vuole credermi, eppure sono stata chiara. Non scenderò, non ho bisogno del mondo.
E in questo mondo non c’è bisogno di me.

13 aprile 2017

Mi aveva guardato trascinare sulle scale la valigia di famiglia, quella grossa. Saranno stati venticinque chili. Mi aveva visto, eppure non aveva detto niente. Non che ci fosse molto da dire, con mia madre avevamo cessato presto di comunicare, non ricordo più in quale anno della cosiddetta adolescenza.

17 aprile 2017

I viaggi sulle scale con la valigia piena si erano ripetuti per giorni e giorni e giorni.
Ho l’armadio pieno zeppo di provviste e i vestiti accatastati, come sempre, sulla poltrona. Finalmente mia madre si è stancata di bussare, ora passa dei biglietti sotto la porta. Li uso per decorare una parete.

29 aprile 2017

Certo che è comodo avere un sottotetto con bagno, come cameretta. Manca la doccia ma con qualche acrobazia, riesco a lavarmi tutta, usando il lavandino.
Da qualche tempo hanno ricominciato a bussare, forse mia mamma o il suo compagno ma non li sento oppure mi sembra un rumore leggero, come un sogno, poiché passo gran parte della giornata dormendo.

16 maggio 2017

Questo non è e non vuole essere un diario, un’idea troppo fanciullesca, solo che ogni tanto mi va di annotare qualcosa.

3 giugno 2017

Ho dormito dodici ore filate. Questa è stata la decisione migliore della mia vita. Sono le tre del mattino e ho aperto la finestra. Espormi all’aperto mi mette paura ma il buio mi nasconde e mi protegge. Si vedono un pezzo del tetto e i rami del pioppo che sembrano ossa di uno scheletro, nella luce gialla del lampione in fondo alla strada. In lontananza si sente singhiozzare, potrebbe essere mia madre sul balcone qui sotto o forse è solo la mia immaginazione.

7 giugno 2017

Ho deciso di rispondere ai messaggi scritti, passando a mia volta pezzi di carta sotto la porta, all’inizio mia madre ha frainteso e ha provato a entrare. Non avrei voluto scrivere ma non posso cibarmi di cracker e succo di frutta per sempre, e poi stanno finendo!

29 giugno 2017

Comincia a fare caldo quassù, dormo quasi tutto il giorno in un bagno di sudore, per rinfrescarmi ho cominciato a coricarmi sul pavimento, non fanno così anche i cani?

16 luglio 2017

Scambio da sempre messaggi ed e-mail con Bene.
Bene è la mia amica e ha giurato.
Ha portato le cose che ho chiesto, le ha lasciate in corridoio ed è scesa in silenzio. Le prenderò questa notte. Poi ha sopportato due ore di pianti di mia madre. Cosa non farebbe Benedetta per me…

5 agosto 2017

Mia madre ha avuto una reazione isterica. Ha picchiato i pugni sulla parete, mi urla che sono pazza, che non si può vivere rinchiusi, non è umano, è da bestie.
Quanta incongruenza nelle cose che urla, perché gli animali possono vivere rinchiusi, poi? Di quale delitto si sarebbero macchiati? Le avrei risposto, allora le suore e i frati che fanno questa scelta? Sarebbero pazzi anche loro? Se solo avessi voluto parlarci. Così l’ho lasciata picchiare contro il muro e sbraitare. E la pazza sarei io…

16 agosto 2017

Ha sbattuto la porta. Era quella d’ingresso, ne sono certa.
Mamma è partita, Ha scritto una lunga lettera di cui ho letto solo le prime quattro righe. Il suo terapista le ha consigliato di uscire e svagarsi. La mia mamma ha un terapista, le note positive della mia scelta non finiscono mai!

20 agosto 2017

Di notte è più facile. Tutto è più facile.
La prima uscita è stata emozionante. Non in senso positivo.
La casa è vuota.
Avvertivo tutti i rumori, gli scricchiolii della casa vuota. Ogni ombra era pronta ad aggredirmi, a divorarmi. Le ombre, di notte, hanno lunghi denti affilati.
Ma il frigorifero è una meta troppo ambita per rinunciare. Avrei dovuto pensare a un piccolo frigo portatile per la mia stanza, ma potrei ordinarne uno su internet.

10 settembre 2017

Questa notte mi sono iscritta a un corso online.
Gli esami all’università non stavano andando male, prima del mio “ritiro” e non avevo previsto di smettere gli studi.
Contrariamente a quello che possono pensare le persone che credevano di conoscermi, non sono depressa, non ho pensieri suicidi, al contrario, ho energie nuove e vorrei tanto tornare a studiare.
Proverò l’università telematica, finché si potranno dare esami a distanza, non ho nessuna intenzione d’uscire.

20 settembre 2017

Il sistema dello scambio funziona.
Di mattino lascio fuori della porta un sacchetto con indumenti sporchi, quelli che non sono riuscita a lavare nel mio lavandino, e un sacco con i rifiuti. Non ho nessuna intenzione di vivere nel mio lerciume.
La sera tardi, solitamente quando mi sveglio, trovo il solito biglietto, che evito di leggere, sotto la porta e un pacco con cose buone da mangiare, biscotti, frutta fresca, e gli indumenti puliti.
Non sono stirati, ho chiesto di non stirare nulla, tanto nessuno può vedermi, ho scollegato la webcam per sicurezza.

3 ottobre 2017

Mancano pochi minuti a mezzanotte.
Sono emozionata. Saranno sei mesi, sei mesi, capite? Sono felice, sento i colpi accelerati del mio cuore nei polsi, la mia pelle resa ancora più pallida dalla luce al neon sullo specchio, sembra aver ripreso colorito. Qui non ho paura, sono al sicuro come una bambina nell’utero materno.

14 ottobre 2017

Ho una discreta collezione di dischi. Circa trecento.
Mi basteranno almeno un anno. Voglio imparare a memoria tutti i testi. Ho anche molti CD. La radio la evito, troppo rumore sporco del mondo esterno.
Per quello internet basta e avanza.

29 ottobre 2017

Il computer è invaso da zucche.
Ho la posta elettronica impazzita. Ma cosa prende a tutti?

11 novembre 2017

Ci dev’essere un guasto all’impianto di riscaldamento. Ho passato la notte, seduta davanti alla tastiera, con tre coperte sulle spalle. Tremavo tanto da non riuscire a digitare. Forse ho la febbre.

20 novembre 2017

Mio padre mi ha inviato una mail.
Intendiamoci, le mail dei genitori vanno dritte nello spam ma questa volta mi ha scritto dall’ufficio. Non credo l’abbia fatto apposta.
E’ incredibile, ha avuto il coraggio di chiedermi di ripensarci, di “scendere dalla mia montagna”, che incantevole metafora, vorrebbe che andassi a stare con lui! Con lui e con la sua compagna, per intenderci.
Hanno intenzione di sposarsi all’inizio del nuovo anno…
Mi sono affrettata a bloccare anche questo contatto.

7 dicembre 2017

Benedetta è stata male, una cosa da niente, influenza con la febbre, ma oltre al breve messaggio che mi avvertiva, questa settimana non si è fatta più sentire.
Spero non si stufi di me, è tutto il mio mondo.

19 dicembre 2017

Quante cose si possono imparare su internet. E quante si possono comprare.
Basta avere tempo e una carta di credito bella piena.
Io ho entrambe le cose. Mi manca Benedetta, non ha risposto ai miei messaggi, non vorrei che fosse una tattica di mia madre.
Pazienza.
Ho nuovi amici in rete.

2 gennaio 2018

Finalmente un po’ di silenzio.
Cosa ci sarà da festeggiare.
Fuochi d’artificio, petardi, ululati di cani, solo la casa è stata silenziosa e vuota. Ho approfittato per un raid notturno, bottino: una bottiglia di vino bianco e del vitello tonnato, stanotte bagordi.

12 febbraio 2018

Nessuno mi cerca più.
Sento di poter raggiungere lo stato di purezza che sognavo all'inizio del progetto.
Posso farcela. Dalla ragazza disastro che faticava a mantenere rapporti e relazioni e si sentiva scivolare via la vita come sabbia stretta in un pugno a uno stato di liberazione da vincoli e catene.
Mi sento leggera, mi sento libera.

27 febbraio 2018

Non so se sia giorno o notte. Ho aperto gli occhi ma gli scuri rendono la stanza buia, non sento rumori, solo un fastidioso ronzio. Lo schermo del portatile illumina fioco un angolo ma non mi avvicino, ricevo ininterrottamente centinaia di mail da tutto il mondo ma non mi va di rispondere.
Lo farò più tardi.

3 marzo 2018

Ho ancora tre pacchi di merendine per un totale di ventiquattro pezzi. Qualche tavoletta di cioccolato e quattro barrette iperproteiche. Acqua fresca quanta ne voglio, se il lavandino non mi tradisce.
Ieri sera non c'era nessun pacco di provviste dietro alla porta.

6 marzo 2018

Il ronzio all'orecchio non accenna a passare. Ora è doloroso.
Non mi sento bene.
Vorrei parlare con Benedetta ma ho finito per partecipare a una chat con un certo Ramhil Purtyachabhaar da qualche parte tra il Nepal e Madagascar.
Dice di avere problemi di pelle e di non comunicare con i genitori.

15 marzo 2018

Non sto bene.
Ho vomitato. Sento la febbre, ho la pelle che scotta, ma non ho un termometro.
Ancora una volta, ieri, niente vassoio dietro la porta.

20 marzo 2018

Mia madre lo fa apposta.
Le ho scritto di non stare bene. Ha infilato un foglio con la scritta: ESCI.
Vette di egoismo mai raggiunte prima.

23 marzo 2018

Ho provato a mangiare ma ho vomitato tutto. Lo specchio del bagno non riflette una bella faccia, ho occhiaie nere, forse perché sono le quattro del mattino. Ieri ha bussato alla porta un medico ma non mi sono fidata.

25 marzo 2018

Devo resistere. Tra pochi giorni sarà un anno. Tra i miei contatti sono un mito. Mi fa male l'orecchio ma la nausea è passata e sono riuscita a masticare due gallette.

30 marzo 2018

Ci siamo. Hanno deciso di tirarmi fuori. Non posso saperlo con certezza, la mia amica non si è più fatta sentire e i pochi amici li ho lasciati andare io…
Questa notte ho sentito passi fare su e giù per le scale. O forse era giorno, non ho capito. Ho idee confuse, ho avuto vertigini e vedo la tastiera doppia.

1 aprile 2018

Chi è?  Chi bussa? Avanti, è aperto… No, cosa dico, è chiuso, ho chiuso io con tutti, col resto del mondo, questo è il mio regno ed io sono la regina dei rifiuti, sul letto carte, fazzoletti e pannolini, asciugamani usati, una vestaglia sporca di sangue. Gira tutto, gira il mio regno, lo domino da quasi un anno, ce la faccio non ho bisogno di aiuto, anche se non bussano più, ora qualcuno armeggia con la porta. Devo nascondermi in bagno.
Sto male.




Irene fu ricoverata in clinica, con un trattamento sanitario obbligatorio, il 2 aprile alle due del mattino.
Morì due giorni dopo, il quattro.

Io ero suo amico.
Sono riuscito a salire nella sua stanza, nel suo regno come l’ha chiamato lei, con suo padre, per prendere le cose necessarie al ricovero.
L'odore era terribile. Mi ha fatto salire le lacrime.
Ho trovato, sul pavimento, il diario rosso con queste poche pagine, testimonianza del suo ultimo anno.
Troppo poco per capire.

Scusa Irene.
Non abbiamo compreso niente di te.

Perdonaci.

Ti abbiamo tradita.




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