Stella
rossa del mattino, chi ti ha messo sul sentiero
A
vegliare questo bimbo, fin da quando è messo al mondo
A
proteggere e sostenere, che la vita è un mistero
Stella
rossa a contemplare, il suo potere è profondo
Stella
rossa, ma che diavolo è questa poesiola, da dove arriva
ora?
Così pensa Quarto,
immerso da qualche ora nel dormiveglia. Si è stufato di guardare il soffitto e
all’improvviso gli sono balenati in mente da chissà dove, quegli sciocchi
versi. Non ci pensa a lungo perché è sopraffatto da un sonno imperioso e sogni,
pensieri e immagini reali si rincorrono e si confondono in un pazzo girotondo.
Forse, pensa in un
effimero momento di veglia, era una filastrocca che mi cantava la mia mamma
quando sono nato, immagina Quarto e sorride al buio, sono passati quasi
novant’anni dalla sua nascita ed è sicuro di non poter essere in grado di
ricordare nessun particolare di quel periodo remoto della sua vita.
Non ricordo nemmeno il
volto di mia madre, pensa in uno sprazzo di lucidità e immensa amarezza Quarto,
è questo non è giusto, davvero non è giusto.
Quante cose non sono
giuste nella vita ma quelle che decidiamo noi sono una conseguenza delle nostre
azioni, dei nostri errori e ne abbiamo la responsabilità. Altre cose non
dipendono dalla volontà e sono ingiuste e basta.
Questo sa Quarto, anche
sotto l’effetto dei farmaci.
Torna a sognare, di una
presenza, una donna dal volto sfumato ma familiare che canta, canta una dolce
melodia con voce aggraziata e delicata, Stella
rossa del mattino…
Poi la donna tace e il
suo volto subisce una metamorfosi, gli occhi diventano luminosi e azzurri, i
capelli corti e biondi, quasi bianchi, la statura cresce e Quarto si sente
felice perché anche questa persona gli è cara e la riconosce. Sua moglie che
non ha mai dimenticato, sua moglie persa quindici anni fa che sembra ieri.
Quarto sente una fitta al cuore, un dolore intimo che nemmeno la morfina
endovena può sedare. Il dolore di un vuoto, di un arto amputato, di un buco
nella sua anima. Mi manchi tanto, pensa mentre gli scorrono lacrime che
continuerà a piangere anche dopo, nel sonno. Perché non ha mai smesso di piangere
la scomparsa di sua moglie. Piange per gli anni che non hanno avuto ma anche
per la vita che hanno trascorso, sa di averle regalato bei momenti e un amore
sincero ma le ha anche gettato addosso giornate terribili, liti e notti
insonni, un tradimento da lei perdonato ma mai dimenticato, e soprattutto silenzi.
Dei silenzi si era pentito già prima che lei morisse, cercava sempre qualcosa
da raccontarle, un accadimento, perfino le barzellette, faceva in modo di
riempire il vuoto dei silenzi anche quando lei era stanca e avrebbe preferito
riposare.
Era terrorizzato dal
silenzio che sarebbe sopraggiunto alla sua morte e che ormai lo accompagnava da
tanti, troppi anni.
Stella rossa del
mattino, veglia e proteggi lei che non ho più, recita e si sente un vecchio
stupido e deteriorato che non è nemmeno più in grado di pregare e forse non lo
è mai stato.
Sulla soglia appare una
giovane donna. Quarto sa che non può essere sua mamma e neppure sua moglie. Poi
ricorda, è la giovane infermiera del turno di notte. Si avvicina per misurare e
rilevare, valutare e riportare in cartella. È brava ma è giovane, troppo
giovane, pensa Quarto. Chissà se ha già visto morire qualcuno, si chiede,
mentre lei gli sfiora la mano e gli chiede perché non dorma.
Quarto le vorrebbe dichiarare
la verità, che i fantasmi del suo passato sono giunti a tenergli compagnia e
gli impediscono di addormentarsi ma preferisce non spaventarla, lei è davvero
tanto giovane e presto dovrà assisterlo e sostenere i suoi ultimi respiri. Le
dice di stare bene ed è vero, perché il letto è comodo e non avverte dolore. L’infermiera
gli sorride e gli ricorda di suonare il campanello in caso abbia bisogno di
lei. Poi si gira e scompare dalla porta come l’ennesimo fantasma della notte.
Deve avere circa l’età di suo nipote, anzi potrebbero conoscersi e anche
piacersi, perché no, se solo lui trovasse il tempo (avesse il coraggio) di
andare a trovarlo. Pazienza, in fondo è un bravo ragazzo e la sua casa gli farà
comodo, così ha deciso Quarto e l’ha già messo su carta a evitare ripensamenti.
La casa non gli serve
più, questo è sicuro da quando è entrato in quel letto, anche se chiunque
indossi un camice bianco non abbia mai fatto mancare la speranza di una cura,
di una possibilità. Quarto sa che certe cose non si possono procrastinare e
sarà anche un vecchio deteriorato ma non è stupido. Non gli importa, non può
dire di non avere paura ma a questo punto la curiosità è più forte della paura.
Solo una cosa lo
angustia, non ricordare il volto di sua mamma, quando era piccolo e lei gli
cantava le canzoncine per farlo addormentare.
La notte sembra non
avere fine e dal buio, a un certo punto, emerge una figura, una donna, avrà
trenta anni, i lunghi capelli neri legati in una treccia puntata dietro la
nuca, senza trucco a parte un filo di rossetto, sembra una diva del cinema
muto, anni trenta.
Si avvicina e lui la
vede, è molto bella e priva di rughe.
Lei gli sorride e
inizia a cantare, con una voce bellissima, dolce e vellutata. Proprio come
quella che sentiva da bambino.
Stella
rossa del mattino, chi ti ha messo sul sentiero…
Quarto la riconosce e
sorride.
E con quel sorriso,
finalmente trova pace e si addormenta.

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