L’uomo attraversa
veloce la piazza.
Il suono del pianto lo
sorprende da un punto alla sua destra.
La piazza gli era
sembrata deserta, chi mai sta piangendo così rumorosamente?
Facendo altri due passi
le vede. Due ragazze, anzi due ragazzine, avranno al massimo tredici anni. Poco
più che bambine.
Una singhiozza e
lacrima, il suo viso sembra una fontana. L’altra la tiene stretta e ripete con
ossessione il nome dell’amica.
Luce… Luce… LUCE!
L’amica non risponde e
continua a singhiozzare.
Non si sono accorte
dell’uomo che attraversa la piazza e che ora le osserva.
Luce singhiozza e
respira facendo lunghe pause in apnea, ha il volto livido, è in piena crisi di
panico. L’amica vorrebbe stringerla a se ma lei scappa e si allontana di
qualche metro.
“Aspetta, dove vai…” e
Luce si ferma e permette di nuovo che l’amica la avvolga col suo affetto e la
protegga col suo corpo.
L’uomo guarda davanti a
se ma avverte quello che sta accadendo, sente brandelli di dialogo, capisce che
Luce ha il cuore spezzato, affranto per qualcuno che la fa soffrire. Immagina
l’inganno di un fidanzatino, oppure il tradimento di un amico. L’ha vista
piangere, sente il suo sconforto, vede la sua anima straziarsi per il dolore.
L’amica è tenace, lei scappa correndo per pochi metri e subito l’amica le
ritorna al fianco e la abbranca per non farla perdere nel labirinto del suo giovane
dolore.
D’improvviso l’amica di
Luce guarda nella direzione dell’uomo, lui la scorge per un attimo. Il suo
sguardo è duro, per nulla impaurito, è pronta a sbranare chiunque si avvicini, è
pronta a mettersi contro l’universo pur di proteggere l’amica, figurarsi se
teme un adulto che passa vicino.
Lui è imbarazzato e
torna a guardare davanti a sé, allungando il passo. Si pente di essersi
intromesso, anche solo con lo sguardo, nella vita di Luce, affacciandosi senza
permesso sul suo dolore e sulle sue lacrime.
Si sente di troppo e il
pudore lo fa allontanare.
L’amica di Luce avvolge
con tutta la lunghezza delle sue braccia, il corpo sussultante della ragazzina
e la carezza sulla nuca. Luce continua a singhiozzare persa nel suo labirinto e
incurante delle cose che capitano quaggiù.
Lentamente il suono del
pianto scompare, l’uomo non sa se per la distanza che sta mettendo tra lui e le
ragazze oppure perché Luce ha smesso di singhiozzare. Si augura per la seconda.
Lo sguardo severo e
inflessibile dell’adolescente lo ha colpito.
D’un tratto è felice
che Luce abbia quell’amica accanto, proprio in questo momento di fragilità.
Gli amici vanno e
vengono, a volte sono vicini e sono tutto ciò di cui si ha bisogno, altre
tradiscono o voltano le spalle e fanno soffrire o semplicemente spariscono
dalla scena come attori secondari di un dramma di scarsa qualità.
Luce ora soffre e molto
ma presto dimenticherà chi l’ha fatta soffrire, chi le ha voltato le spalle,
chi l’ha tradita. Ma non potrà dimenticare l’amica che le è stata vicino, che
l’ha abbracciata quando lei aveva solo bisogno di un abbraccio, ma era troppo
sconvolta per saperlo.
L’uomo cammina ma non
riesce a smettere di pensare alle due amiche, sei fortunata Luce, anche se ora
non lo sai, non piangere per chi ti fa soffrire, lui o lei non lo merita, non
merita le tue lacrime e non merita i tuoi singhiozzi. Sfoga la tua rabbia e poi
sorridi, ridi forte perché non è la tua sconfitta ma la sconfitta di chi ti ha
tradito, non è il tuo fallimento ma il suo.
Poi l’uomo cede alla
curiosità e si volta verso la piazza.
Le vede che si
allontanano nella direzione opposta e si commuove nell’osservare che entrambe
si tengono la vita, allacciate, quasi legate, come due persone che non si
separeranno mai, come un unico essere vivente pieno di amicizia e di amore.
Un essere che ha
trovato la via per uscire dal labirinto.
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