Io sono un mediatore.
Ho lavorato con un’accozzaglia di strani individui
in passato. Molti stravaganti, qualcuno violento, alcuni di un’ignoranza colossale,
altri con scarsa istruzione scolastica ma con cervello molto fino, tutti senza
dubbio pericolosi.
Ci sta, se consideriamo che sono un mediatore della
mala.
Vedete, se un’organizzazione, diciamo, sopra ogni sospetto,
un sindacato, una società immobiliare, una offshore, ha
bisogno di “rimuovere” un ostacolo che rallenti o impedisca il rapido
raggiungimento degli obiettivi, allora chiama un mediatore e lo paga bene,
attendendo gli sviluppi.
Se l’ostacolo di cui sopra è una persona, poco male,
il mediatore si rivolge a specialisti che sanno come togliere l’ostacolo.
Niente di personale, solo business.
Sono affari costosi e delicati, nessuno si sporca e
quasi nessuno si fa male. A parte ovviamente l’ostacolo in persona.
Ho lavorato con innumerevoli professionisti, non ho
problemi o pregiudizi o forse qualcuno sì. Ho gestito affari con gente di nome
Whitzel, Vetthelheim, Wolberg e così via, ma non avevo mai lavorato con
Vittori. Strano, perché qui nel Queens è pieno di Italiani, forse non come a “Broccolino”* ma questo è un altro
discorso. Intendiamoci, non ho problemi con gli italiani, conosco un paio di “Luigi” dove si mangia molto bene, ma non
mi disturba che se ne siano andati quasi in massa a sud di Newark o in Pennsylvania,
appena accumulati un po’ di dollari.
Tornando a Vittori, mi sono informato. L’ultimo
lavoro che ha svolto è stato grande. Deve essere un fottuto genio, tipo Da
Vinci, tanto per intenderci.
Il committente non voleva pagare. Il motivo era che
l’ostacolo da rimuovere, un certo John Dale, si era suicidato prima che Vittori
si fosse mosso. Ovviamente non era così e alla fine hanno sborsato il loro
mezzo milione.
Quel genio di Vittori ha architettato un piano degno
di Machiavelli. Ha organizzato una serie di party sui terrazzi dell’isolato,
musica, escort e coca di alta qualità, invitando tutto il quattordicesimo
piano, sede di lavoro di John Dale. E’ riuscito a hackerare il sistema
informatico della ditta di Dale, in modo da impedire all’uomo di partecipare,
talvolta per incarichi che lo tenevano in ufficio fino a mezzanotte, un'altra
perché bloccato in ascensore da un black out di tutto l’edificio. John Dale non
vedeva l’ora di poter partecipare a una di quelle bellissime e costose feste e
quando arrivò l’invito con un sms, non ebbe dubbi e una volta salito sul
terrazzo, forse colpito da depressione, non avendo trovato nessuna festa ad
attenderlo, si era suicidato (o forse era stato
suicidato da qualcuno che lo aspettava nel buio), lanciandosi dal
ventottesimo piano.
La bravura di Vittori è stata quella di disseminare
di messaggi e post partite dalla mail e dai profili social di Dale, a contenuto tragico
che lasciavano trapelare la sua velata depressione e la tendenza suicida.
Un fottuto genio.
Persino la sua famiglia ci ha creduto. Il N.Y.P.D.
ha dovuto archiviare il caso e alla fine il committente ha pagato.
Ora, vedete, il mediatore ha la sua buona
percentuale ed io, essendo stato messo in contatto per un lavoro grosso, un big
business, non ho perso tempo, sapendo su che cavallo puntare.
Vittori fa al caso mio.
Non importa se è un mangia pasta, non importa se non
si chiama Whitzel oppure Vetthelheim e nemmeno Wolberg!
Certo, lo avrei preferito ma se si tratta di un genio,
va bene anche un Italiano.
Un fottuto genio.
*Brooklyn
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