venerdì 7 maggio 2021

Lo scemo del villaggio: Qui si suona e canta!

 






Questo non è un paese per savi.

Non a caso, noi non abbiamo lo scemo del villaggio come in altri posti.

Nessuno si offenda, lo sappiamo bene che ovunque c’è uno scemo del villaggio, che sia l’omino che va in giro tutte le stagioni con il medesimo abito, oppure il poverino colpito da una sventura sul più bello della crescita cognitiva, o a volte il vecchio frequentatore di osterie e taverne, il cui fegato ha acquistato un biglietto di sola andata per un volo verso i mari del sud, ha salutato tutti e non si è mai più fatto vedere, nemmeno una cartolina…

Ovunque esiste una persona che riscuote, al solo passaggio, mormorii di derisione e ispira repulsione, pena o tenerezza a seconda che siate persone schizzinose, misericordiose o tenere.

Non e così, qui da noi.

Questo è un paese di bizzarri personaggi pirandelliani, di macchiette da avanspettacolo, di artisti nati da un sogno Felliniano. O da un incubo Kinghiano, a volte.

Qui da noi, il più normale da bambino ha ingoiato una rana viva, il più saggio cammina per le colline con una muta da sub, perché si sa che da noi la nebbia morde le giunture e ti penetra nelle ossa come acqua nella sabbia. Da noi il più colto ha imparato a malapena la tabellina del cinque e recita il poema “mattina” di Ungaretti quasi a memoria. Il più puntuale arriva all'ora giusta ma un giorno prima o quello dopo.

 

Da noi tutti hanno un talento e sono disposti a farvene dono, per questo non abbiamo uno scemo del villaggio ma lo facciamo a rotazione.

Come ogni primavera stiamo allestendo il nostro festival canoro, una sorta di Festival di Sanremo ma molto più stonato.

Naturalmente per iscriversi basta segnarsi a penna sul manifesto affisso nella piazza, qui siamo stati davvero bravi ad abbattere le barriere della burocrazia.

I nomi sono quelli di ogni anno.

Il primo iscritto è Frank e qualcuno ha aggiunto col pennarello: Zappa.  Non pensate subito: si comincia col botto, ospiti internazionali!

Franco è indigeno, paesano da quattro generazioni. Suona una chitarra scordata e di mestiere fa il contadino. Possiede ettari coltivati a patate che si ostina a lavorare con la sola forza delle braccia. L'anno scorso si è rotta la corda del la, ma lui è andato avanti imperterrito, poiché non imbocca un accordo ma non se ne accorge e alla fine sorrideva a  bocca aperta e sguardo vacuo.  Di certo ci sa fare piuttosto bene con la sua zappa nei campi, da qui il suo nome d’arte. Che suona proprio come un imperativo, Frank: zappa!

In paese vive anche un signore di sessant’anni di nome Lelio, come Lelio Luttazzi. Canta indubbiamente bene, ma si circonda da strumentisti attempati e distratti, che inciampano, cadono, sbattono contro porte e spigoli tanto da ferirsi continuamente e provocarsi traumi, lividi e lesioni. Il solito pennarello anonimo ha corretto sul manifesto il nome della band in Lelio e le storie lese! Penso che sarà la nascita di una Star.

Abbiamo anche Andrea l’allevatore. che ha una gran voce da tenore e che di sicuro iscriverà il suo nome sul manifesto. Allevando pressoché suini in giro lo chiamano Andrea Porcelli e lui lo sa ma fa finta di niente…

Naturalmente aspettiamo tra qualche giorno, quando sul manifesto arriveranno, immancabili, le iscrizioni di altri personaggi più o meno noti da queste parti, gente che tutto l’anno si allena duramente nella nobile arte del canto e che non vede l’ora di salire sul palco e fare una figuraccia colossale, come Lucio Palla, uno pseudo-cantautore sovrappeso, Claudio Maglioni, un quarantenne che vive ancora con la madre appassionata di uncinetto, i cugini di campagna nel senso che sono davvero cugini e vivono tra le vigne e sono troppo pigri per scegliersi un nome.

Non vediamo l’ora che arrivi la fine di maggio e si svolga il nostro Festival.

Non di certo perché odiamo la musica e ci piace vederla massacrare, ma solo per stare assieme, farci quattro risate e magari scegliere, comodamente, il prossimo scemo del villaggio.

Quello in carica ha chiesto il cambio.

 

 





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