Chicco non riesce a
trovare il bandolo della matassa.
Né a sciogliere il nodo
delle lenzuola.
Quelle in cui ha
arrotolato le gambe secche, da vecchio, durante la notte agitata e insonne.
Ora è stanco dal tanto
lottare, le lenzuola sembrano una piovra bianca che lo avvolge con le sue spire,
sempre più strette a ogni movimento. Alla fine la piovra l'ha vinta su di lui.
Chicco si sente meglio
ma non ricorda chi né quando l’hanno portato in quel letto.
Chicco sta meglio ma
non sa a chi dirlo.
Le persone in divisa
bianca lo chiedono in continuazione ma quasi nessuno di loro ha il tempo di
fermarsi ad ascoltare la sua risposta. Diciamo che il "Come sta oggi" è diventato una specie di saluto, un codice.
Non si sta male in quel
posto, danno da mangiare, tengono in ordine, assicurano l'igiene.
Peccato che Chicco sia
costretto a mangiare quando vorrebbe dormire, deve dormire quando vorrebbe
andare in bagno, è costretto ad andare in bagno quando vorrebbe mangiare.
Ora, da fare ce n'è
anche in una corsia piccola come questa. Ogni momento qualcuno gli infila un
termometro in un orecchio, oppure un ago in un braccio, o peggio, una sonda nel
sedere.
Non un gran bel modo di
passare il tempo.
Quando va bene e tutto
funziona, Chicco può contare. Conta i campanelli che suonano in un'ora, conta
le sirene delle ambulanze che giungono dalla strada, le gocce che scendono
dalla flebo. Quest’ultima è l'attività che preferisce, perché lo rilassa e
quando la pratica finisce inevitabilmente per addormentarsi.
Chicco non ricorda
quando è stato ricoverato, nei suoi ricordi annebbiati c'è il suo cane che gli
lecca la faccia e abbaia preoccupato, per svegliarlo e perché non l'ha mai
visto supino sul pavimento.
Ieri è passato a
trovarlo il suo vicino, quell'antipatico che non lo saluta mai, Chicco non si
sarebbe mai aspettato di vederlo in ospedale.
È passato a dirgli che
Jack, il cane, sta bene, pensa lui a portarlo a passeggio e a preparare pappa e
acqua. Chicco è rimasto sorpreso da quell'uomo e non si sarebbe aspettato un
gesto gentile, tanto meno gratuito. Mai fidarsi dei giudizi affrettati, pensa,
tanto meno del proprio.
Chicco veste un pigiama
a righe che sarebbe stato vetusto già nell'altro secolo. Sembra di due taglie
troppo grande ma lui sa di avere perso molti chili ultimamente.
Non gli piace vedersi
in pigiama, vorrebbe vestirsi, radersi, prendere al guinzaglio il suo Jacky e
andare al bar per fare due chiacchiere con gli amici.
Vorrebbe uscire da quel
posto.
Per questo stamattina
aspetta.
Aspetta di respirare
meglio.
Aspetta che qualcuno
gli tolga la farfallina azzurra incerottata sul suo braccio.
Aspetta che passi il
dottorino, quello giovane e gentile, perché così gli chiederà di firmare le
dimissioni.
È questo che aspetta,
così potrà togliere quel pigiama antipatico che lo fa apparire tanto magro.
E malato.
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