sabato 14 gennaio 2023

Con la mano sinistra

 






Arianna si asciuga una lacrima, apparsa all’improvviso sulla guancia sinistra.

Non vuole piangere, non più.

Ma quella goccia d'acqua salina è sprizzata fuori senza chiedere il permesso a nessuno.

Nella sua testa sente rimbombare l’eco della voce di sua madre, che le grida:

Hai sempre fatto le cose con la mano sinistra, non possono che uscire cose tinte, sbagliate!

I pochi ricordi che ha, fin dalla prima elementare, sono della maestra che verga con la penna rossa gli errori e la guarda severa da dietro gli occhiali spessi e di sua madre che le urla addosso quella frase stupida sul fare le cose con la mano sinistra.

I segni a penna rossa sono ancora lì, incisi con mano pesante, quasi a tagliare la carta del quaderno, scolpiti nel profondo della sua anima.

I quaderni li ha conservati tutti e anche i brutti ricordi.

Li ha tenuti perché ci sono anche voti alti, sette, otto e nove, perfino qualche dieci, quando si usavano i numeri per misurare la performance scolastica, come si direbbe oggi, e pieni zeppi di giudizi sintetici come buono, eccellente e anche ottimo, quando si era passati, per una delle tante riforme, alla valutazione con gli aggettivi.

Ha tenuto quei quaderni perché sono la prova dei suoi successi scolastici, oltre che dei suoi fallimenti.

Sua madre vedeva appena i bei voti, scritti a penna blu con una grafia svolazzante e volutamente leggera, quasi a voler rimarcare il carattere effimero del buon risultato. Guarda che ti aspetto al varco, alla prima occasione, quando tornerai a fare le cose con la mano sinistra, come dice tua madre, ho qui pronta la penna rossa e la grafia tornerà a essere pesante!

Quanti anni ha passato Arianna, con questo tormento, e quanti pianti serali le hanno fatto compagnia, quando si addormentava esausta dopo avere inzuppato il cuscino con le sue lacrime.

Arianna è cresciuta con quel tormento.

Quando il primo acerbo amore, durante l’adolescenza, l’aveva piantata in asso senza un motivo, lei aveva sofferto, come soffrono tutti gli adolescenti alle prime cotte giovanili. A peggiorare le sue sofferenze ci si era messa la madre, che senza pensarci due volte l’aveva accusata di aver scelto lo zito sbagliato, un perdigiorno, bello e inutile. Lei sapeva che l’avrebbe fatta soffrire e la colpa era tutta di Arianna che, come il solito, si era scelto quel ragazzo pescandolo con la mano sinistra.

Così Arianna aveva capito che sarebbe stato tempo perso lasciarsi correre dietro dai maschi, aveva finito per indossare un paio di occhiali, i più brutti che aveva potuto scovare, e si era tuffata sui libri, trovandone consolazione e appagamento.

Non le importava l’opinione delle altre studentesse né quella dei ragazzi che la umiliavano, pur guardandola di nascosto, quando si accorgevano della sua bellezza dietro gli orrendi occhiali.

Era andata all’università, pur osteggiata dalla madre che non si poteva permettere quel costo, e se l’era pagata con le borse di studio. A ogni esame superato brillantemente l’anziana donna, si limitava ad annuire e se ne tornava a stirare montagne di panni di persone benestanti e a ogni esame non riuscito bene ripeteva stanca la solita litania sul fare le cose con la mano sinistra, compreso lo studio.

Le cose non cambiano, pensava Arianna, con amarezza e intanto si era laureata con merito e aveva trovato un lavoro part time in un ufficio di commercialisti.

Ma la sua passione erano e sarebbero sempre stati i libri.

Oggi Arianna si è affrancata dal suo passato, è libera dalle catene del giudizio e non ha paura di sbagliare, ha imparato che le cose si possono fare con entrambe le mani ma che la differenza tra successo e fallimento oltre alle mani, la fanno testa e cuore.

Questa mattina, dopo un anno esatto dall’inizio, ha finalmente terminato di scrivere il romanzo che da tanti anni le girava per la testa, senza che lei trovasse il coraggio di cominciare, un giorno si era finalmente seduta davanti alla tastiera ed era stato semplice mettere le parole in fila.

Era stato faticoso, certo ma anche liberatorio e soprattutto bellissimo.

Era stato come fare un viaggio dentro se stessa e riscoprire posti dimenticati.

Oggi è arrivata al termine.

Ha scritto la parola “fine” usando solo l’indice della mano sinistra, dopotutto lei è mancina e ha smesso da tanto di preoccuparsene.

Si asciuga la lacrima che è solo di commozione, salva il lavoro e spegne il computer. Va in bagno a guardarsi allo specchio.

Toglie gli occhiali e vede riflessa una bellissima donna che le sorride.

Pensa che sia ora di passare alle lenti a contatto.

Poi, mentre continua a sorridere, spegne la luce ed esce da casa.

 

 




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