Eh… uno, eh… due, eh…
tre, respirate, mantenete la posizione, eh… cinque,
Dici bene tu, pensa
Beatrice, mentre suda e cerca di non tremare troppo. Devo smettere di buttare
giù tutti quei dolci, pensa anche osservando i propri fianchi. Guardala, l’insegnante,
col suo fisico perfetto, che conta e parla come se niente
fosse, mentre esegue perfettamente l’esercizio.
Non che Beatrice lo
faccia male, ci mancherebbe, in fondo è la più giovane del corso.
La media delle altre
donne, lei esclusa, sarà sui sessantasei a essere generosi.
E Becka, come si fa
chiamare la giovane allenatrice è lì che non suda nemmeno e sembra sempre
avvolta da un manto di grazia e leggerezza profumata.
Le altre donne la adorano
e anche Beatrice un poco ma l’invidia pure…
Becka si percorre
dodici chilometri di curve, a cavallo della sua Yamaha 250, e come si deve divertire
a fare quelle curve, perché arriva sempre con i capelli scompigliati dal casco
e un sorriso radioso.
Almeno lei, finita la lezione,
se ne ritorna giù con la sua moto, pensa Beatrice con amarezza, ed io rimango
qua su questa montagna…
La montagna di Beatrice
è in verità un’altura di cinquecento metri, un paesino di millequattrocento
abitanti, case antiche circondate da vigneti e terreni agricoli, in gran parte
abbandonati.
Stava per lasciarlo
quel paesino, qualcosa come nove anni prima, in un'altra vita, poi a essere
lasciata era stata lei stessa, dal fidanzato storico che aveva scelto di andare
via senza di lei.
Forse si era trovata
una col fisico di Becka o si era sposato con una di città, ma queste cose non
la riguardavano più.
Beatrice aveva ventitré
anni all'epoca, e sognava un matrimonio e una bella casetta ma si era ritrovata con i
suoi genitori che l’avevano riempita di affetto e attenzioni e via via che
passava il tempo anche di lavoro e bisogni.
I bisogni dei genitori,
sempre più anziani, le avevano fatto dimenticare la delusione sentimentale e
ora le occupavano quasi interamente le giornate, sempre più pesanti, sempre
uguali.
Beatrice non si era
sentita di lasciare soli suo padre, ormai completamente sordo, e la sua mamma,
dopo che questa aveva avuto l’ictus e ora si ritrovava a cucinare per loro, ad
aiutarli a vestirsi e a lavarsi e a farsi mettere a letto la sera, come se
fossero i suoi bambini.
Per di più il paese,
oltre all’enorme chiesa barocca, sulla sporgenza più alta della collina, col grande
piazzale soleggiato, ritrovo delle chiacchiere e dei pettegolezzi domenicali, a
un agriturismo che portava un po’ di vita dei fine settimana, a un paio di bar
con rivendita di giornali e un piccolo bazar, altro non offriva.
La corriera delle
diciannove e trenta portava in città i pochi giovani che non avevano ancora la
patente e quella di mezzanotte e trenta li riportava nelle loro camerette,
moderni cenerentoli che presto avrebbero irrobustito le ali e spiccato il volo verso
altri lidi.
Beatrice ogni tanto
sognava di incontrare uno sconosciuto, arrivato sulla montagna per amore dell’avventura,
che l’avrebbe vista e incantato, le avrebbe proposto di seguirla per il mondo,
poi sentiva un rumore da basso e smetteva di sognare a occhi aperti per correre
giù e controllare che i vecchi non si fossero fatti male.
Al termine della
lezione Becka si avvicina e le chiede:
-Cosa ti succede oggi,
Bea? Sei stata tutto il tempo da un'altra parte.
-Niente, Becka, solo un
po’ di stanchezza…
La giovane trainer le
sorride. Vorrebbe entrare in confidenza con quella donna, ma Beatrice è una
montagna che non si lascia scalare facilmente.
Poi Beatrice si gira e
per una volta si lascia andare:
-Sai, è da tempo che vorrei
chiederti una cosa…
Becka appare lieta di
quell’apertura.
-Cosa, cara?
Beatrice non è sicura
di quello che sta per dire, non è vero che è una richiesta maturata da qualche
tempo, le è venuta solo alla fine di questa lezione.
-Non so se posso… mi
porteresti a fare un giro in moto?
Lo dice mentre
arrossisce, ma ormai è cosa fatta. Il bisogno di correre con il vento sulla
faccia, di provare quel brivido di libertà che la giovane deve conoscere così
bene, le ha fatto superare l’imbarazzo.
Becka le sorride e le
offre di portarla a mangiare qualcosa giù in città. Poi la riaccompagnerà a
casa dopo pranzo.
Beatrice sa che dovrà
sistemare i suoi genitori prima del solito ma a loro non darà fastidio e così
accetta, frenando a stento l’eccitazione.
Certo, dopo tornerà
alla sua montagna ma almeno per oggi avrà provato un momento di gioia, un
brivido di nuova vita che non si concede da tanto.
-Allora ci vediamo tra un’ora,
la saluta l’insegnante di ginnastica che ora è diventata anche la sua amica.
Beatrice torna a casa
per le sue incombenze.
Ma oggi, diversamente
dal solito, si trattiene a stento dal mettersi a correre.
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