Piove.
Oggi è giornata da
nutella.
Mangiata col cucchiaio
da minestra, direttamente dal barattolo.
O con i grissini.
O con le dita.
Un chilo di nutella per
addolcire la domenica.
Sono solo, mia moglie
sfoga il suo trauma da cambiamento in corso, con il lavoro e sono giorni che
pulisce e lustra tutto quello che le passa tra le mani, in tre case diverse.
Io scelgo la tastiera
di questo tablet, anche se mi fa impazzire…
Per farmi ancora più
male, metto sul piatto il vinile di Dalla, quello con "La sera dei miracoli" e presto mi accorgo che mi mette
voglia di piangere. Così lo tolgo.
Perché dovrei piangere,
mi dico, dopotutto sono felice. Cambiare casa è una svolta positiva, traslocare
in un bell'appartamento, comprare mobili alla moda, moderni elettrodomestici, è
quello che tutti sognano.
E andare a convivere
col compagno che si è scelto, è il coronamento del sogno.
Convivere: vivere con.
Ecco, è chiaro il
significato del termine. Ma implica un'altra cosa. Implica con chi non vivere
più. E oggi tu sei uscita da casa, portando il tuo cuscino, per vivere col tuo
compagno, sia chiaro, di questo sono contento ma da qualche parte del mio cuore
una voce ripete con petulanza: da oggi tua figlia non vive più con te, da
stasera non dorme più nella tua casa.
Per avere la certezza
che la voce non stia mentendo, vado a vedere la cameretta e trovandola mezza
vuota, capisco che è tutto vero.
Ci sono già passato, mi
dico, non è così drammatico, la prima volta non è stata una passeggiata ma è
andata bene. Col senno del poi sono sereno.
Dunque, perché questa
inquietudine?
Sono contento, perché
so che siete felici e la consapevolezza, in quest’attimo eterno di solitudine,
mi conforta e mi rende salde le gambe.
Lo so che siete felici,
non serve altro.
Allora mi asciugo
l'angolo dell'occhio, ripongo tra gli altri il disco di Lucio Dalla, apro la
dispensa e tiro fuori il barattolo.
Oggi piove e ci vuole
la nutella.
Ce ne vuole tanta.
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