sabato 12 marzo 2022

Pizza kebab

 





-Ehi, ciao Akhim.

-Ciao Pasquale. Cosa ci fai da queste parti?

L’accento del ragazzo è arrotondato e piacevolmente esotico.

Pasquale guarda turbato l’amico egiziano. Che domande sono quelle?

-Vengo da te, no? Stasera non mi va di preparare e mi è venuta voglia della tua pizza kebab…

Akhim sembra confuso, e non riesce a capacitarsi. –Pasquale, ma lo sai che la pizzeria è dall’altra parte del corso? Qui siamo a due chilometri di distanza…

-Ecco perché non arrivavo più. Risponde sereno Pasquale, che insiste. 

–Ma sei sicuro?

-Pasquale, ma mi prendi in giro? Lo so che sono straniero ma vivo qui da quindici anni, la conosco bene la città… Poi chiede preoccupato: -Tu, piuttosto, ti senti bene?

Pasquale è perplesso, per un momento il suo sguardo si perde nel vuoto, poi torna a fissare gli occhi scuri del giovane. –No, non mi sento in forma, dammi un braccio, piuttosto, e aiutami a tornare a casa.

Akhim lo prende sottobraccio e si costringe all’andatura lenta e incerta dell’anziano amico. Conosce Pasquale da più di dieci anni, da quando aprì la pizzeria d’asporto a duecento metri da casa di quello. Ma ultimamente Pasquale gli era sembrato strano, dimenticava le cose, niente d’importante, per carità, ordinava una pizza e sosteneva di avere scelto un altro gusto, pagava dopo due giorni, cose così. Pasquale si strinse al braccio dell’egiziano per camminare più sicuro. –Sei un giovane forte. Gli disse premendo la mano sul bicipite del ragazzo. Akhim si sentì in imbarazzo. I passanti gli rivolgevano sguardi pieni di sospetto e accuse implicite ma lui stava solo aiutando un vecchio cliente, non lo stava mica rapinando. Pensò, questo paese non cambierà mai, ma si voltò verso Pasquale e gli sorrise. –Di questo passo arriveremo domani… Tutti e due risero alla battuta.

-Akhim. Lo sai che la tua è la pizza migliore della città?

-Pasquale, io ti ringrazio ma lo dici solo perché ti facciamo credito. Risero di nuovo.

Pasquale era felice di avere incontrato il pizzaiolo, chissà quanto ancora avrebbe camminato senza sapere dove stava finendo. Non capiva come avesse potuto sbagliare strada e si sentiva umiliato per quell’errore. Forse aveva ragione suo figlio, che lo voleva mettere in un pensionato, ma lui a casa aveva tutte le sue cose e le foto della sua povera moglie…

-Pasquale, siamo quasi arrivati!

Akhim si accorse delle lacrime che erano scese sulle guance rugose dell’amico ma distolse lo sguardo per pudore e discrezione. Comprendeva la sofferenza di un suo simile.

-Dai Pasquale, stasera la pizza la offre Akhim, la migliore pizza tra il Cairo e Torino!

Pasquale tirò su col naso e fece un applauso in direzione del giovane egiziano.

-Grazie Akhim, sei un amico. E fai la migliore pizza tra il Cairo e Torino…

Risero ancora una volta.

Akhim aiutò Pasquale a salire la rampa che lo portava alla sua camera e cucina, accompagnandolo sui gradini. Poi lo salutò.

-Ora vado ad aprire, appena è pronto ti porto la pizza!

-Ciao Akhim e grazie.

-Ciao Pasquale.

Una settimana dopo, Akhim vide il camion dei traslochi portare via vecchi mobili. Gli venne il dubbio. Spense la sigaretta e si avvicinò all’uomo in piedi davanti al vecchio portoncino. Lo conosceva, lo aveva visto altre volte. Era diffidente verso gli estranei e forse non approvava le amicizie del vecchio genitore.

Quello si voltò e vide l’egiziano.

Si parlarono brevemente, poi si strinsero la mano.

Akhim non voleva farsi vedere mentre piangeva ma si girò e aggiunse: 

-Qualche volta, quando va a trovarlo, passi a prendere una pizza e dica a Pasquale che gliela offre il miglior pizzaiolo tra il Cairo e Torino!

-Lo farò. Rispose freddo l’uomo.

Ma Akhim non gli credette.

 

 

 




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