venerdì 19 novembre 2021

Le cose perdute

 






A volte Francesco pensa che le cose perdute non ci lascino per sempre.

Che facciano uno strano e contorto percorso, per poi rientrare nelle nostre vite.

Secondo lui anche gli oggetti hanno un’anima che si lega alla nostra e che le cose che per noi hanno un valore affettivo, sentano questo legame e in qualche maniera non possano tradirlo.

Francesco considera anche: lo credo che tutti mi prendono per lo “strano” della compagnia, con i pensieri che mi vengono in mente…

Ma questo, come molti altri concetti, scompare veloce.

E’ stato inevitabile, stamattina, pensare alle cose che si credono perdute e che ritornano.

Francesco adora girare tra la merce dei mercatini, frugare fra oggetti di dubbio gusto o dal presunto funzionamento, non prive di un certo fascino. Ama la musica e gli piace, ogni tanto, acquistare un trentatré giri in vinile, ed è questo che ha fatto oggi. Rock anni sessanta, roba buona, per intenditori, Bill Haley & the Comets, Buddy Holly, i Platters, Chuck Berry e i Beach Boys, Fats Domino, tutti nello stesso disco, imperdibile!  Francesco non vede l’ora di arrivare a casa e mettere il disco sul piatto, sperando che la puntina non salti troppe volte. Purtroppo i dischi usati hanno questo inconveniente e i primi due brani sono quasi inascoltabili, poi l’attenzione di Francesco è attratta da qualcosa che vede nella copertina del disco. Quello che subito è scambiato per un plico di fogli, magari contenenti i testi delle canzoni, si rivela essere un fascio di buste. Francesco è incredulo, gira la copertina e sul tavolo del salotto piovono cinque buste postali, con il francobollo della Repubblica Italiana da centocinquanta lire. Destinatario e mittente sono scritti a penna con una grafia sottile e regolare. A scrivere è una certa Catia di Savona e il destinatario, scritto in stampatello forse per evitare errori postali, è Gualtiero di Milano.

Francesco è incuriosito dal ritrovamento, le buste sono aperte, di certo lette da Gualtiero e conservate, chissà perché, dentro una copertina di un disco. Francesco si lancia sulla prima e tira fuori un foglio di carta sottile, pieno di fitte parole, intervallate da cuoricini. Senza dubbio sono lettere d’amore, provenienti da un tempo in cui, non esistendo cellulari e tantomeno chat su internet, si poteva comunicare solo in differita, aspettando magari per giorni e giorni la risposta dalla persona amata. Francesco ha un tremito dettato dall’imbarazzo, continuare e leggere quelle righe così intime lo disturba, avverte come un senso di pudore, non vorrebbe intromettersi nelle vite di due estranei, anche se sono passati quasi cinquant’anni. Il disco è stato pubblicato nel millenovecento settantatré e le lettere portano la data del settantacinque. La curiosità è troppo forte, Francesco si dice che quelle persone potrebbero anche essere morte e sepolte, in ogni caso lui non ha idea di chi possano essere, e ritiene di non poter arrecare loro alcun danno, così comincia a leggere la prima.

Sono effettivamente delle semplici dichiarazioni di amore, quasi puerili, di una ragazza che aspetta di rivedere il suo amato nei fine settimana. Parlano di buoni sentimenti, di mancanza, di lacrime di gioia e di regali e di treni che avvicinano. Chiedono quando potersi riabbracciare e di avere una foto per i momenti di solitudine. Francesco è commosso e ammira la delicatezza e la nitidezza dei sentimenti espressi dalla giovane donna, ma non sa cosa pensare di lui.

Gli piacerebbe poter credere che la storia d’amore tra i due si potesse essere conclusa bene, riconosce di essere un inguaribile romantico ma quale uomo perde le lettere d’amore della propria fidanzata?

Questo Gualtiero era solo un ragazzo distratto, tradito magari da un trasloco in cui si perde qualunque cosa? Oppure aveva nascosto le lettere nella copertina di un disco per celarle ai genitori? Forse aveva un padre dispotico che non accettava una ragazzina dalle umili origini per il proprio rampollo? Oppure, peggio ancora, Gualtiero le ha nascoste perché già fidanzato nella sua città, o addirittura sposato? Francesco, senza capire perché, comincia a detestare Gualtiero. Ma d’improvviso ha un sussulto e fantastica uno scenario più drammatico, forse quell’amore è stato troncato da un incidente oppure Gualtiero è stato falciato da una malattia giovanile, costringendo, dopo decenni, gli anziani genitori a sbarazzarsi dei dischi, regalandoli a qualche mercatino…

In tutti i casi quelle lettere meritavano un’attenzione maggiore, un maggior rispetto.

Ed è con rispetto che Francesco le vuole trattare.

A distanza di quasi mezzo secolo quelle lettere dense di sentimento vivo e reale, meritano di non essere dimenticate.

Francesco sa che oggi le possibilità per rintracciare una persona ci sono, viviamo un’epoca in cui i mezzi informatici e l’utilizzo delle piattaforme social lasciano ben poco spazio alla privacy.

L’unica remora, la questione che lo attanaglia è una, non vorrebbe mai fare del male a qualcuno e il pensiero che quelle lettere possano suscitare tristezza o dolore, lo frena.

Si propone di dormirci su, domani penserà a cosa fare.

Nel frattempo, deposita con cura le lettere riposte nelle proprie buste, in una scatola di metallo e mette la scatola sul ripiano dei ricordi.

Domani saprà cosa fare.

Se il destino lo vorrà, come tutte le cose che rientrano nelle nostre vite, anche quelle lettere, dopo tanti anni torneranno da chi le ha scritte.

O forse da chi le ha perdute.

Francesco si addormenta con un sorriso, pensando a quell’amore di tanti anni prima, in cui si è imbattuto, per caso, quel mattino.

E alle cose perdute, che non ci lasciano per sempre.

 

 




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