A volte Francesco pensa
che le cose perdute non ci lascino per sempre.
Che facciano uno strano
e contorto percorso, per poi rientrare nelle nostre vite.
Secondo lui anche gli
oggetti hanno un’anima che si lega alla nostra e che le cose che per noi hanno
un valore affettivo, sentano questo legame e in qualche maniera non possano
tradirlo.
Francesco considera
anche: lo credo che tutti mi prendono per lo “strano” della compagnia, con i
pensieri che mi vengono in mente…
Ma questo, come molti
altri concetti, scompare veloce.
E’ stato inevitabile,
stamattina, pensare alle cose che si credono perdute e che ritornano.
Francesco adora girare
tra la merce dei mercatini, frugare fra oggetti di dubbio gusto o dal presunto
funzionamento, non prive di un certo fascino. Ama la musica e gli piace, ogni
tanto, acquistare un trentatré giri in vinile, ed è questo che ha fatto oggi. Rock
anni sessanta, roba buona, per intenditori, Bill Haley & the
Comets, Buddy Holly, i Platters, Chuck Berry e i Beach Boys, Fats Domino, tutti
nello stesso disco, imperdibile! Francesco
non vede l’ora di arrivare a casa e mettere il disco sul piatto, sperando che
la puntina non salti troppe volte. Purtroppo i dischi usati hanno questo inconveniente
e i primi due brani sono quasi inascoltabili, poi l’attenzione di Francesco è
attratta da qualcosa che vede nella copertina del disco. Quello che subito è
scambiato per un plico di fogli, magari contenenti i testi delle canzoni, si
rivela essere un fascio di buste. Francesco è incredulo, gira la copertina e sul
tavolo del salotto piovono cinque buste postali, con il francobollo della
Repubblica Italiana da centocinquanta lire. Destinatario e mittente sono
scritti a penna con una grafia sottile e regolare. A scrivere è una certa Catia
di Savona e il destinatario, scritto in stampatello forse per evitare errori
postali, è Gualtiero di Milano.
Francesco è incuriosito
dal ritrovamento, le buste sono aperte, di certo lette da Gualtiero e
conservate, chissà perché, dentro una copertina di un disco. Francesco si
lancia sulla prima e tira fuori un foglio di carta sottile, pieno di fitte
parole, intervallate da cuoricini. Senza dubbio sono lettere d’amore,
provenienti da un tempo in cui, non esistendo cellulari e tantomeno chat su
internet, si poteva comunicare solo in differita, aspettando magari per giorni
e giorni la risposta dalla persona amata. Francesco ha un tremito dettato
dall’imbarazzo, continuare e leggere quelle righe così intime lo disturba,
avverte come un senso di pudore, non vorrebbe intromettersi nelle vite di
due
estranei, anche se sono passati quasi cinquant’anni. Il disco è stato
pubblicato nel millenovecento settantatré e le lettere portano la data del
settantacinque. La curiosità è troppo forte, Francesco si dice che quelle
persone potrebbero anche essere morte e sepolte, in ogni caso lui non ha idea
di chi possano essere, e ritiene di non poter arrecare loro alcun danno, così
comincia a leggere la prima.
Sono effettivamente
delle semplici dichiarazioni di amore, quasi puerili, di una ragazza che
aspetta di rivedere il suo amato nei fine settimana. Parlano di buoni
sentimenti, di mancanza, di lacrime di gioia e di regali e di treni che
avvicinano. Chiedono quando potersi riabbracciare e di avere una foto per i
momenti di solitudine. Francesco è commosso e ammira la delicatezza e la
nitidezza dei sentimenti espressi dalla giovane donna, ma non sa cosa pensare
di lui.
Gli piacerebbe poter credere
che la storia d’amore tra i due si potesse essere conclusa bene, riconosce di
essere un inguaribile romantico ma quale uomo perde le lettere d’amore della
propria fidanzata?
Questo Gualtiero era
solo un ragazzo distratto, tradito magari da un trasloco in cui si perde
qualunque cosa? Oppure aveva nascosto le lettere nella copertina di un disco
per celarle ai genitori? Forse aveva un padre dispotico che non accettava una
ragazzina dalle umili origini per il proprio rampollo? Oppure, peggio ancora,
Gualtiero le ha nascoste perché già fidanzato nella sua città, o addirittura
sposato? Francesco, senza capire perché, comincia a detestare Gualtiero. Ma
d’improvviso ha un sussulto e fantastica uno scenario più drammatico, forse
quell’amore è stato troncato da un incidente oppure Gualtiero è stato falciato
da una malattia giovanile, costringendo, dopo decenni, gli anziani genitori a
sbarazzarsi dei dischi, regalandoli a qualche mercatino…
In tutti i casi quelle
lettere meritavano un’attenzione maggiore, un maggior rispetto.
Ed è con rispetto che
Francesco le vuole trattare.
A distanza di quasi
mezzo secolo quelle lettere dense di sentimento vivo e reale, meritano di non
essere dimenticate.
Francesco sa che oggi le
possibilità per rintracciare una persona ci sono, viviamo un’epoca in cui i
mezzi informatici e l’utilizzo delle piattaforme social lasciano ben poco
spazio alla privacy.
L’unica remora, la
questione che lo attanaglia è una, non vorrebbe mai fare del male a qualcuno e
il pensiero che quelle lettere possano suscitare tristezza o dolore, lo frena.
Si propone di dormirci
su, domani penserà a cosa fare.
Nel frattempo, deposita
con cura le lettere riposte nelle proprie buste, in una scatola di metallo e
mette la scatola sul ripiano dei ricordi.
Domani saprà cosa fare.
Se il destino lo vorrà,
come tutte le cose che rientrano nelle nostre vite, anche quelle lettere, dopo
tanti anni torneranno da chi le ha scritte.
O forse da chi le ha
perdute.
Francesco si addormenta
con un sorriso, pensando a quell’amore di tanti anni prima, in cui si è imbattuto,
per caso, quel mattino.
E alle cose perdute,
che non ci lasciano per sempre.
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