Al bar del villaggio,
anzi scusate, del paese, si sono seduti, nel corso degli anni, innumerevoli
scemi.
Me compreso. Ma non
siamo qui per parlare dei presenti.
L’altra domenica mi è
capitato di fermarmi per un aperitivo, sapete come vanno quelle domeniche,
verso le dodici, che non avete voglia di tornare a casa e il timido sole
autunnale vi promette un po’ di tepore e v’invita a sedere ai tavolini in
piazza. Decido di accettare l’invito e mi accomodo, quando dalle mie spalle
arriva un saluto. Riconosco Hemingway dalla voce, accidenti, non mi ero accorto
di lui ma ormai è troppo tardi.
-Gigio, tuona con voce
tenorile, porta uno Spritz per il mio amico!
In realtà non siamo così
amici, forse non ricorda neppure il mio nome ma quando c’è da accettare un giro
al bar, non faccio troppo lo schizzinoso.
Mi siedo e aspetto
Gigio il barista, che arriva con le solite pizzette stantie e col suo ghigno
malefico di chi ti sta dicendo: Ti sei fatto beccare come un allocco, vero?
Afferro il calice senza
dare soddisfazione a Gigio, trangugio il primo sorso, mormorando un laconico:
Prosit.
Hemingway solleva il
suo di calice, non credo per niente che sia il primo, e risponde con gli occhi.
Poi si scola il liquido colorato in un unico lungo sorso, che nemmeno fossimo
nel Sahara!
Lascio che beva,
intanto saluto don Lurio, il nostro parroco ballerino, che passando ci benedice
con un gesto elegante della mano, fa un volteggio e se ne va. Per poco non è
investito da Forchetta, il diabolico ragazzino aggiusta tutto, che sfreccia ai
settanta all’ora sul suo monopattino home-made, modificato… Hemingway tira fuori
il taccuino e annota qualcosa. Sapete, oltre a bere tutto il giorno lui scrive,
non nel senso che pubblica libri, scrive solo, di tutto, su qualunque supporto
gli capiti. Negli anni settanta ha pubblicato un paio di poesie su una rivista
del settore e da allora si atteggia a poeta maledetto. Per meglio calarsi nella
parte si è annegato di whiskey doppio malto invecchiati sedici anni e altri
liquori ameni come Calvados e Gin, Rum e Tequila.
Poi il suo medico gli
ha imposto di produrre più versi e inghiottire meno distillati, pena una dieta
perenne. Così Hemingway si limita a qualche Spritz la domenica e al tè freddo
le altre sere…
Ma non gli manca mai un
maglione dolcevita, che fa tanto artista, una matita da masticare e un blocco
per appunti.
Che cosa scriva nessuno
lo sa.
Forse un giorno si
deciderà a pubblicare qualcosa e potremo leggere.
Fino ad allora
lasciamogli fare il personaggio.
Qui da noi, lo scemo
del villaggio può farlo anche un letterato…
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