sabato 6 novembre 2021

Lo scemo del villaggio: Hemingway

 





Al bar del villaggio, anzi scusate, del paese, si sono seduti, nel corso degli anni, innumerevoli scemi.

Me compreso. Ma non siamo qui per parlare dei presenti.

L’altra domenica mi è capitato di fermarmi per un aperitivo, sapete come vanno quelle domeniche, verso le dodici, che non avete voglia di tornare a casa e il timido sole autunnale vi promette un po’ di tepore e v’invita a sedere ai tavolini in piazza. Decido di accettare l’invito e mi accomodo, quando dalle mie spalle arriva un saluto. Riconosco Hemingway dalla voce, accidenti, non mi ero accorto di lui ma ormai è troppo tardi.

-Gigio, tuona con voce tenorile, porta uno Spritz per il mio amico!

In realtà non siamo così amici, forse non ricorda neppure il mio nome ma quando c’è da accettare un giro al bar, non faccio troppo lo schizzinoso.

Mi siedo e aspetto Gigio il barista, che arriva con le solite pizzette stantie e col suo ghigno malefico di chi ti sta dicendo: Ti sei fatto beccare come un allocco, vero?

Afferro il calice senza dare soddisfazione a Gigio, trangugio il primo sorso, mormorando un laconico: Prosit.

Hemingway solleva il suo di calice, non credo per niente che sia il primo, e risponde con gli occhi. Poi si scola il liquido colorato in un unico lungo sorso, che nemmeno fossimo nel Sahara!

Lascio che beva, intanto saluto don Lurio, il nostro parroco ballerino, che passando ci benedice con un gesto elegante della mano, fa un volteggio e se ne va. Per poco non è investito da Forchetta, il diabolico ragazzino aggiusta tutto, che sfreccia ai settanta all’ora sul suo monopattino home-made, modificato… Hemingway tira fuori il taccuino e annota qualcosa. Sapete, oltre a bere tutto il giorno lui scrive, non nel senso che pubblica libri, scrive solo, di tutto, su qualunque supporto gli capiti. Negli anni settanta ha pubblicato un paio di poesie su una rivista del settore e da allora si atteggia a poeta maledetto. Per meglio calarsi nella parte si è annegato di whiskey doppio malto invecchiati sedici anni e altri liquori ameni come Calvados e Gin, Rum e Tequila.

Poi il suo medico gli ha imposto di produrre più versi e inghiottire meno distillati, pena una dieta perenne. Così Hemingway si limita a qualche Spritz la domenica e al tè freddo le altre sere…

Ma non gli manca mai un maglione dolcevita, che fa tanto artista, una matita da masticare e un blocco per appunti.

Che cosa scriva nessuno lo sa.

Forse un giorno si deciderà a pubblicare qualcosa e potremo leggere.

Fino ad allora lasciamogli fare il personaggio.

Qui da noi, lo scemo del villaggio può farlo anche un letterato…

 







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