lunedì 16 novembre 2020

Lo scemo del villaggio e l'ufficio relazioni col pubblico











Vedo arrivare da distante, un uomo panciuto e sorridente. Sembra portare il sole con sé. Felice Beati è detto “la felicità negli occhi di chi guarda”. Tenendo fede al proprio nome lui non si arrabbia mai, ama incondizionatamente cose, persone e animali. Nei suoi occhi innamorati della vita si specchiano, e arricchiscono, le persone che incontra, individui i quali, senza sapere perché o percome, si ritrovano la giornata migliorata e iniziano a sorridere senza sapere come mai, a chiunque incontrino a loro volta. 

Non tutti in paese però subiscono lo stesso influsso positivo alla vista del signor Felice. 

Più avanti sta passando l’URP del paese. L’ufficio relazioni col pubblico è costituito da tre, a volte quattro, vecchine, tutte vestite di panno scuro. Si muovono in gruppo come un unico organismo vivente che gira per le strade e si nutre d’informazioni ed è voracissimo, a ogni angolo incontra qualcuno di conosciuto e lo ferma per carpire, con poche chirurgiche domande, le notizie fresche di giornata come si raccoglierebbero le uova appena deposte nella stia. 

Le vecchie dell’URP sono appena uscite dal confessionale, quello vero di don Lurio, dove, a turno, lasciano il loro deposito d’informazioni, quelle già datate, espletamento necessario a tenere liberi i pochi gigabyte disponibili nelle loro vetuste memorie. 

Fatto questo reset, ora sono pronte a immagazzinare le novità della bella giornata, da poco iniziata. 

Cambio velocemente percorso. 

Purtroppo il signor Felice non fa in tempo e viene puntualmente intercettato. 

-Buon giorno Felice. Fanno le arpie nerovestite. 

-Giorno Felice a voi. Risponde l’uomo con un gran sorriso recitando la sua poco originale battuta. Una garanzia dagli anni ottanta… 

-Che ci racconta oggi di nuovo… Le vecchie vanno subito al dunque. 

-Che è una bella giornata per fare una passeggiata in piazza, non credete? 

All’URP queste domande retoriche non piacciono per niente, loro vorrebbero qualcosa di più prosaico, dove stia andando, cosa stia facendo, chi ha incontrato e chi vedrà dopo… non sono fuori a fermare i compaesani per parlare del clima! 

Felice non riesce a smettere di sorridere e commette l’errore di dare loro un appiglio: 

-Ora torno a casa a preparare qualcosa, oggi da me pranzano i ragazzi… 

I ragazzi sono sua nipote Miriana e il fidanzato, un certo Fedele, uno che arriva da un'altra provincia. 

Le vecchie non si fanno scappare l’occasione. 

-Ma è vero che non si sono ancora sposati? Comincia una. 

-Eppure vivono assieme! Aggiunge un'altra. 

-E non sanno di fare peccato? Aggrava la terza. 

Felice non si arrabbia nemmeno e risponde sereno. 

-Vedete, sono giovani e non la pensano come noi… eppure sono due bravi ragazzi, non fanno niente di male e hanno la testa sul collo. 

-Eh, non fanno niente di male, lo dice lei, noi siamo preoccupate, cosa diventerà questo paese se andiamo avanti così… 

Intanto il signor Felice si è già voltato e sollevando il cappello saluta le megere e se ne torna per la sua strada. 

Perché anche a uno sempre col sorriso pronto e sempre gentile, quando si esagera nel rendergli la vita impossibile, magari un po’ di bava alla bocca poi gli viene. 

Ho fatto in tempo a sedere al tavolino del bar della piazza e a ordinare il mio aperitivo. Assumo un’espressione scema che più scema non si può e mentre sorseggio dal mio bicchiere, le tre streghe mi passano davanti e non mi trovano degno di saluto. 

Meno male. 

Meglio passare per lo scemo del villaggio che dover rispondere alle domande inquisitorie di quel trio immondo. 

Quanto a Felice, spero che passi una bella giornata in compagnia della nipote e del suo fidanzato, quello che arriva da un altro paese. 

Alzo il calice e brindo a Felice. E perché no, anche all’Urp del paese! 

Ma prima, togliamoci dalla faccia questa espressione…











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