sabato 15 febbraio 2020

Dalla terra alla luna











Gianna posò il vecchio quaderno e, commossa, prese la scatola dei fazzoletti. 

Soffiò il naso con gran rumore di trombone, mentre pensava, sto diventando una vecchia piagnona. Prese subito un altro fazzoletto di carta e si sedette sulla poltrona di fronte alla tivvù. 

Riaprì il vecchio quaderno e rilesse il nome sul tema. 

Franco Guido Parretti. 

L’anziana maestra ricordava la maggior parte dei suoi alunni, sebbene in pensione da oltre vent’anni, e alcuni li ricordasse meglio a causa di particolari meriti o per la precoce personalità che mostravano e che li rendeva più vivaci, originali e luminosi della gran parte dei bambini della scuola. Stelle abbaglianti e ardenti nel firmamento scolastico rispetto ad altri più simili a piccole, veloci meteore. 

Franco Guido era uno di questi. 

Lo speciale del tg sarebbe andato in onda tra pochi minuti, dopo la pubblicità. 

Gianna pensò che avesse il tempo per rileggere quel tema che aveva ritrovato sepolto dalla polvere tra centinaia di quaderni salvati dal macero e conservati senza un particolare motivo. 

Mise gli occhiali e aprì il quaderno. 



“La mia è una vecchia casa, col muro davanti un po’ scrostato e con dietro i campi di granturco. 

Se guardo oltre il campo, lontano duecento metri c’è la cascina dei vicini, con la grande stalla. Loro sono ricchi, dice il mio papà, perché hanno duecento mucche da latte. Ma se guardo verso il cielo, certe sere senza una nuvola, vedo la Via Lattea e osservo anche la luna che, anche se sembra più piccola di una moneta da dieci lire, deve essere grandissima, molto più grande della stalla dei vicini. 

Deve essere grande, perché dieci anni fa, una navicella con due uomini si è posata sulla sua faccia bianca e lei ha sopportato tutto il peso senza spostarsi di una virgola. Di questa cosa non so molto, quello che so l’ho letto su un libro preso in biblioteca. Spero che a Natale i miei mi regalino una copia di questo libro. 

Tornando alla luna, so che è un satellite e che gira attorno a noi, per questo a volte si vede e a volte no, mentre quando se ne vede solo metà, oppure un quarto è perché la terra la mette in ombra, passando davanti al sole. Sul libro c’è anche scritto che influenza alcune cose terrestri, come la semina della frutta e le maree ma non ho ben capito come. Ma i miei genitori devono saperle perché mio papà per la semina guarda sempre come si vede la luna sul calendario e la mia mamma lo fa anche per una cosa semplice come tagliarmi i capelli…”. 

Una lacrima scese sulla guancia e Gianna la tolse con il tovagliolino, smettendo per un momento di leggere. 

Quel tema l’aveva colpita da subito e non lo aveva più dimenticato. Poi, poiché il programma tardava a iniziare, riprese la sua lettura. 

“Ho fatto delle ricerche in biblioteca e, con l’aiuto della signorina Paola, la bibliotecaria, ho scoperto che il posto da dove partono le navicelle si chiama Capo Kennedy, come il presidente americano che è stato ucciso, e si trova vicino a Orlando, una città americana che si chiama con un nome italiano, nello stato della Florida. La signorina Paola mi ha anche detto che da Milano partono degli aerei per la città di New York e che da lì altri aerei decollano verso Orlando. Ho pensato di mettere da parte dei risparmi, perché mi piacerebbe tanto andare a Capo Kennedy a vedere la navicella che arriva fin sulla luna e, chissà, una volta li potrebbero anche farmi salire a bordo. 

Certo, sono solo un bambino e chissà quanti bambini americani vorrebbero salirci prima di me. Intanto, guardo la luna dal campo di granturco e sogno un giorno di poterci arrivare.”. 


Gianna chiuse il quaderno e lo posò sulle gambe. 

Lo speciale del tg iniziò, Gianna si asciugò gli occhi e inforcò gli occhiali. 

Il giornalista introdusse il difficile collegamento con la Stazione Spaziale Europea, orbitante a oltre quattrocento chilometri dalla superficie terrestre. 

Gianna non riuscì a trattenere l’emozione. Fu aperto il collegamento video-audio e il giornalista salutò calorosamente i membri dell’equipaggio, tra tutti il connazionale tenente colonnello Parretti. 

Gianna lo vide galleggiare nella sua tuta blu ricoperta di stemmi e mostrine, con la faccia felice e sognante di un bambino che non ha mai perso la fede nel suo progetto. 

Orgoglio e gratitudine inondarono gli occhi di nuove lacrime e lei si sentì in pace. 

Felice per tutti i bambini cui insegnò qualcosa, consolata per tutti quelli che si arresero davanti alle difficoltà, raggiante di gioia per quelli che le superarono. 

Appagata per i bambini che seppero coltivare un sogno. 

Per Franco Guido e per tutte le generazioni di bambini che tirò su, facendo in modo che dessero ascolto ai loro sogni. 

Per quanto improbabili, per quanto impossibili.












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