domenica 27 gennaio 2019

Uomo senza nome









Sono un uomo, questo lo ricordo.

Se posso ricordare il dolore, se posso ricordare gli urli e le bastonate sulle gambe allora so che sono un uomo.
Ma non ricordo il mio nome.

Se posso vedere i lividi sulle braccia e sulle mani, posso ricordare che sono un uomo.
E quando i lividi sbiadiscono e si confondono col nero della mia pelle, ci pensa il dolore a ricordare.
Ma non ricordo il mio nome.

Sono un uomo, se posso ricordare il male che fanno le pietre appuntite quando non hai scarpe e devi scappare. Se posso pensare che sono vivo solo perché so correre bene, mentre tante donne e i vecchi sono caduti sotto il fuoco dei fucili.
Ma non ricordo il mio nome.

Sono un uomo se posso capire dove si trova lo stomaco anche senza avere studiato, perché è quello il posto che duole e che sembra un pozzo vuoto e asciutto, quando non hai da mangiare.
Ma non ricordo il mio nome.

Sono un uomo perché ho memoria.
Ricordo la pelle calda della mia donna. Ricordo il suo profumo come quello dei fiori freschi. Sento ancora la sua voce mentre canta verso il sole del mattino. Sono un uomo perché so bene di essere stato abbracciato, so di essere stato amato.
Ma non ricordo il mio nome.


Ora tutto è cambiato.
Non ho più nulla.
Mi hanno tolto la casa e la famiglia.
Mi hanno sequestrato i documenti. Non ho più nessuna carta che dica chi sono.

E quando non avevo più nulla mi hanno tolto la dignità.
Alla fine mi hanno privato della speranza.

Si può ancora dire uomo, chi è senza speranza?
Io dico di sì. Sono ancora uomo perché posso scappare, fuggire assieme ad altri su di una barca senza speranza.
Perché non sono riusciti a cancellarla del tutto.
Perché tutti noi abbiamo ancora speranza ed è questo che ci fa ancora uomini.
Allora sono un uomo?
Ora ricordo il mio nome.
Ma le carte, i documenti sono stati distrutti.

Nessuno conoscerà il mio nome.
Dunque non sono più un uomo.
Quando tutto questo blu diventerà più nero della mia pelle. Quando questo sale smetterà di bruciare sulle mie ferite e questa schiuma smetterà di rendere ciechi i miei occhi, quando queste onde m’inghiottiranno, allora, non sarò più nulla.
Diventerò cibo per i pesci.
Mi dissolverò e le mie ossa finiranno sul fondo di questo freddo mare.
Non sarò più nulla perché nessuno saprà il mio nome.
Sarò di nuovo uomo solo se qualcuno si ricorderà di me.
Se ricorderà il mio nome.

Un uomo che ha provato amore, dolore, distacco e disperazione, speranza.
Un uomo con un nome.

E il mio nome è Epher.






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