venerdì 11 gennaio 2019

Elogio funebre









“... qui riuniti a piangere il nostro fratello…” 


-Fratello un corno, mica era mio parente quello lì… 

L’uomo che ha parlato, neanche tanto sottovoce, è Gino, pensionato di settantasette anni, massima attitudine alla cattiveria e nel tempo libero controllore e critico di cantieri. 

-Anche perché un parente così te lo raccomando… 

Chi ha risposto, più sottovoce solo per pusillanimità, è Ludovico. Vicino di casa del fu, pensionato a sua volta e collaboratore in seconda ai cantieri di Gino. 



“... lascia un vuoto incolmabile…” 


La chiesa è piena a metà, o per metà vuota se si preferisce. Qualcuno direbbe che Matteo riesce a fare le cose a metà anche da morto, senza dubbio lo direbbero i due sopra. 

Al centro della navata la bara spicca per pulizia ed eleganza. Legno vero, in certi frangenti mica si sta a risparmiare. 


-Si, il vuoto lo lascia nelle tasche dei fessi che gli sono stati dietro… fa Gino. 


“... un uomo dalle grandi doti imprenditoriali, tutto quello che toccava, si trasformava in oro…” 


-Oh, devono avergli gonfiato ben bene la busta a don Lenza, senti come lo indora… nota Gino. 

-Mi scappa da ridere, commenta Ludovico, ti ricordi quanti affari ha buttato alle ortiche? Era davvero impedito… l’ultima attività era un negozio di scarpe, se il cliente misurava la sinistra, lui era incapace di trovare la destra, quanta gente ha mandato via scalza… l’ultimo cliente fedele che gli era rimasto era Pietro il monco... 


“... aveva una buona parola per tutti…” 


-Sì, quando era di buon umore, ti mandava a quel paese, anche se di solito era sempre incazzato e le bestemmie si sprecavano, sussurra Gino. 

-Se lo salutavi per strada, andava bene quando ti rispondeva con un grugnito da suino, precisa Ludovico. 


Don Lenza che non esce da dietro l’altare, come ultimamente fa sempre per nascondere la pancia di cui si vergogna, oggi sembra veramente addolorato, suda, è tutto rosso, gesticola ma forse ha solo un’altra delle sue crisi ipertensive. 


“... che possa consolare la sua affranta moglie…” 


-L’affranta moglie si è già ampiamente consolata, anche mentre Matteo era in vita, e lo sappiamo tutti, anche tu prete… sibila fra i denti Gino. 

-Col fornaio, col parrucchiere gay che non disdegna ogni tanto cambiare genere, finanche col ragazzo delle pizze… Sottolinea sempre preciso e puntuale Ludovico. 


“... un uomo di cui tutti sentiremo la mancanza…” 


-Più che altro sentiremo la mancanza dei soldi che gli abbiamo prestato… a me li ha restituiti… si... diciamo la metà… si affretta a puntualizzare Gino per non fare brutta figura, poi continua, io non vorrei essere nei panni di tutti i fessi che ancora aspettavano, con le promesse e le parole Matteo ci costruiva un impero e adesso rimangono tutti fregati. 


Ludovico non commenta. Fa finta di intonare un canto ma sembra più il latrato di un cane con il mal di pancia. 


-Ma... non è che anche tu…. fa Gino. 

-Settecentocinquanta. E per favore non fare commenti, eravamo vicini di casa e sua moglie passava sempre a tranquillizzarmi e a promettere che presto li avrei avuti in tasca. E passava con quella camicetta trasparente… aggiunge Ludovico. 


Gino non riesce a soffocare una risata che per sua fortuna è coperta da un inno tortura-orecchie intonato, si fa per dire, dal coro improvvisato delle vecchie della congrega. 

Una donna sui settanta, col cappotto scuro si gira e rimprovera i due pensionati con lo sguardo. Gino pronuncia pronto: Pace anche a lei! 


“ … accompagniamo questo fratello nel suo ultimo viaggio…” 


-Tu che fai, Ludovico, ci vai al cimitero? 

-Non scherziamo! Fa troppo freddo, me ne sto un po’ qui a riposare, fra poco don Lenza inizia le confessioni… 

-Quasi quasi ti faccio compagnia e mi confesso pure io… decide Gino. 

-Tanto si fa presto, aggiunge Ludovico. 


-E perché? Chiede curioso Gino. 

-Perché? Guarda l’ora, lo sai che i preti cenano presto… penserai mica che don Lenza si sia messo a dieta? 


I due pensionati si segnano velocemente mentre passa il feretro. Gino butta un occhio sull’inconsolabile vedova, Ludovico pensa ai settecentocinquanta euro che non rivedrà più. 


Poi si risiedono al fresco, aspettando che la gente esca e torni il silenzio. 








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