sabato 16 dicembre 2017

La solitudine nella folla








Siamo in tanti.
Troppi.

Tutti spingono, sento il fiato sul collo, il brusio delle voci che sale dalla gente graffia le orecchie come lo stridio dei freni di una vecchia motrice.
L’ingresso dista non più di cinque, sei metri ma sembra lontanissimo.
Basta, desisto.
Esco dalla coda, troppa gente isterica, troppi sguardi torvi e cattivi. Trovo incredibile che gente così grossolana sia tanto attirata da un museo e dall’arte che esso propone.
Saranno le feste, sarà che offrono ingressi a metà prezzo…
La mostra la vedremo un altro giorno.

Hanno aperto il villaggio di Babbo Natale, lo so che è una cosa pacchiana e preparata appositamente per i bambini ma dicono sia molto bello…
Giro l’angolo e rimango di sale, la coda arriva alla fine della strada!
Non è cosa. Lasciamo spazio ai bambini che urlano, piangono e si lamentano che fa freddo, hanno fame e poi perché devono aspettare tanto per vedere babbo Natale?
Forse, penso, perché è ancora metà dicembre e anche perché i vostri genitori non hanno prenotato l’ingresso online…
Niente villaggio di Babbo Natale.

Come impiegare allora questo prezioso e raro tempo libero? Anche di festa rimangono aperti i supermercati.
Presto fatto, sono dentro, più rassegnato che incredulo.
Tutto è un turbine di luci, colori e suoni.
Lo so che tutto ciò dovrebbe creare un clima di bontà, pace e festeggiamenti ma in realtà mi sento un poco inquieto.
Dal momento che sono entrato, approfitto per acquistare qualcosa da mettere in frigo e un paio di regalini.
Trovo tutto, scelta, qualità, convenienza, per forza, siamo in un supermercato in un giorno di festa… Mi accorgo che il brusio è aumentato, col passare dei minuti la presenza umana è più che raddoppiata. La mia inquietudine diventa ansia.
Raggiungo una cassa poco affollata, attendo ma una donna col pancione mi passa davanti scrutandomi minacciosa, guardo in alto e leggo: cassa prioritaria per gestanti.
Non mi ero accorto, mi scuso.
La mia ansia si tramuta in principio di panico.
Scelgo un'altra fila ma un tipaccio con due stampelle ne mette una di traverso impedendomi di avanzare. Cassa disabili.
Ok, ho capito!
Studio il contenuto del mio carrello: nulla d’indispensabile.
Penso: tenetevelo!
Torno a casa.

Ma quanti siamo? Non mi ero accorto che eravamo così tanti, neanche a ferragosto sulla spiaggia di Rimini!

Siamo in tanti, forse troppi. Una folla che spesso non basta a non far sentire la solitudine.
Siamo in tanti.

Molti pronti a preparare, organizzare, cucinare, addobbare, incartare, baciare, abbracciare, brindare, ballare, cantare, ubriacare, e così via.
Qualcuno pronto a spingere, alzare la voce, litigare, rovinare…

Chissà in quanti saremo davvero a festeggiare il Natale che verrà?







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