domenica 7 maggio 2017

Il gatto di Pirandello







Questa mattina partendo per il consueto giro di allenamento, ho notato un gatto nero che attraversava la pista ciclabile.
Mi ha guardato, poi ha voltato la coda e se n’è andato alla ricerca di lucertole da cacciare.
Nero!
Mi sono chiesto, tra i tanti randagi di tutti i colori, perché proprio nero?
Poi mi sono sentito stupido.
Io non sono superstizioso.

Un’altra persona sarebbe tornata sui suoi passi, riparando a casa in tutta fretta.
Perché correre, si potrebbe mettere il piede in un buco, rischiando una distorsione. Si potrebbe cadere, ferirsi, rompersi la rotula, un legamento.
Correre a freddo potrebbe causare uno strappo muscolare dolorosissimo.
Si potrebbe sovraffaticare il muscolo cardiaco, rischiare un’angina. O peggio.
Un'ambulanza non passerebbe mai sulla pista ciclabile troppo stretta, i soccorsi arriverebbero puntualmente in ritardo…

Quante storie, con l’alibi della sfortuna, per non fare ciò che si deve ma io non sono il tipo.
Parto quindi per il vialetto e non ci penso più.

Voglio dire che non penso più al gatto.
Perché per pensare, penso!
Mentre corro, è la cosa che mi viene meglio…

Allora ricordo quella volta che sono passato sotto una scala appoggiata a uno stabile. I passanti mi guardavano con orrore, come se dovesse succedermi una catastrofe da un momento all’altro.
Infatti, dopo qualche istante la catastrofe si presentò puntuale: un secchio di vernice, probabilmente agganciato male alla cima della scala, precipitò su un'auto parcheggiata.
Il proprietario dell’auto uscì dal bar urlando come un pazzo e quando l’imbianchino si precipitò per scusarsi agganciò la scala e la fece cadere sull'automobile che rimase con un’enorme macchia bianca sul tettuccio, una vistosa ammaccatura sul cofano e il parabrezza disintegrato!
Il proprietario voleva uccidere il povero imbianchino che a sua volta fuggi a nascondersi nell’ufficio del capocantiere!

Che sfortuna!

E quando aprii l’ombrello in casa dal vicino?
Ricevetti una bella sgridata ma appena in strada trovai una banconota da cento mentre il giorno dopo, quando andai a restituire l’ombrello, il vicino mi accolse con un appariscente gesso sul braccio e una faccia imbronciata!
 Uno sbalzo di corrente gli aveva bruciato il televisore e lui, preoccupato dal fumo, era scivolato distruggendo un costoso tavolino di cristallo e fratturandosi il gomito.

Poverino.

Per non parlare di quando feci versare una bottiglia d’olio, tutti a dirmi che portava sfortuna!  Ma io non ci credo a queste cose!
Forse ci credeva la commessa del supermercato che dopo cinque minuti fece rovesciare una piramide di tremila barattoli di sugo, una scena che sembrava uscita dalle menti di Kubrick e Dario Argento!

Insomma, lo ripeto, io alla sfortuna non ci credo.

E se dovessi pensare che il furgone che sto vedendo finire fuori strada e abbattere un lampione, mezzo che ha evitato per un niente di investire un gattino nero; e dovessi attribuire l’incidente alla superstizione, non dovrei allora recarmi da un giudice o da un notaio e farmi rilasciare una patente, proprio come nel celebre racconto di Pirandello?





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