sabato 2 maggio 2015

Un giorno normale




Stamattina mi sono svegliato con il sole. Sono in ferie ma ho messo la sveglia perché devo sbrigare delle commissioni. Tutto si svolge velocemente e senza intoppi, finisco quello che avevo programmato di fare e torno a casa prima del previsto. Incontro solo persone simpatiche e sorridenti che sembrano contente del mio essere contento.
Avevo deciso di utilizzare la bici per i miei spostamenti e si é dimostrata una scelta azzeccata.
Forse é per questo motivo che nasce in me l'idea di fare una pedalata al parco, cosa che non faccio da tanto tempo. Sono solo, non devo avvisare nessuno, non ho il vincolo di un orario.
La casa é in ordine, discretamente pulita, in frigo c'è la spesa fatta ieri, così non ho che da infilare una tuta comoda e leggera, indossare le cuffiette, inforcare gli occhiali da sole e sono già sul lungo viale in fondo al quale c'è l'ingresso principale del parco.
Anche pedalare si rivela di una leggerezza inaspettata, in pochi minuti percorro circa cinque chilometri e raggiungo una zona tranquilla, mi siedo su di una panca di legno, mi scaldo al sole pallido ma già efficace e guardo per qualche momento l'erba che cresce.
Poi tiro fuori dallo zaino il libro che sto leggendo, scatto due foto col cellulare, da postare sul social per condividere col mondo la mia idea di pace, apro il libro e mi perdo nel suo mondo.
Leggo con piacere per più di mezz'ora, poi il caldo si fa sentire e decido di proseguire la pedalata, faccio altri cinque chilometri e raggiungo l'estremità del percorso che ho scelto, mi sgranchisco un poco le gambe, rimonto in sella e torno indietro, verso casa.
Penso che ci vuole poco a fare di una giornata normale una giornata perfetta e con questa illusione torno a casa.

A casa mi aspetta la doccia, mi cambio e fresco come una rosa preparo pranzo. Arriva mia moglie, tutto sembra tranquillo e sereno come sempre sembra nelle giornate perfette.

Avete di certo sentito il detto "fulmine a ciel sereno".
Non so chi l'abbia inventato, non mi interessa. Non mi piace usare frasi non mie, detti famosi. Di solito mi piace essere originale ma la telefonata giunta a metà di questa giornata perfetta é stata proprio questo. Un fulmine che cade inaspettato e che lascia dietro di se distruzione e fuoco.
Quando suona il telefono sto guardando i cartoni animati per confermare la leggerezza della giornata ma vedere mia moglie che piange é una stonatura colossale, non si piange con i cartoni animati.
Mi passa il telefono, io allungo la mano e vorrei essere lontanissimo, vorrei essere sordo per non sentire quello che sono costretto a sentire.
Non si fa così, non si muore a trentaquattro anni, non é possibile, non ci credo. Infatti non piango, almeno non subito. Non può essere vero, non è vero.
Poi la parte razionale del mio cervello capisce quello che sto sentendo.
Mi siedo sul letto. Non ho forze, vorrei addormentarmi per fuggire da questa realtà che ha portato il gelo, l'orrore, il lutto.
Mi vergogno perché la parente che non c'è più apparteneva a quella schiera di persone che sono poco lontane fisicamente ma che sono molto lontane da pensieri e preoccupazioni, quelli che decidiamo di lasciar andare per la loro strada, quelli che sentiamo e vediamo solo nelle ricorrenze o appunto per i funerali.
Vorrei chiederle scusa, per averla dimenticata, per averla trascurata ma ora é troppo tardi.

É presto, troppi pensieri confusi soffocano la mia mente e mi rendono stupido ma so che più avanti ci sarà tempo per pensare più chiaramente, per piangere.
La prima verità che viene alla superficie é la coscienza che anche in una bella giornata é possibile morire. Che anche se penso che sia una bella giornata non é assente il pericolo di una notizia terribile.
Ho scritto tanti post, pensavo di fare una cosa gradita discettando di buono e brutto, di giusto e sbagliato, di opportuno o di inutile ma oggi faccio fatica a pensare. Mi sembrano solo un mare di scemenze, buone solo per perdere tempo, per far finta che la sofferenza e la morte non esistano o perlomeno che siano lontane da noi.

Forse sarebbe meglio smettere anche di scrivere.

Stamattina mi sono svegliato, oggi é sabato. Faccio una piccola spesa, torno a casa e siccome é presto decido di fare qualche chilometro di corsa, ne ho bisogno.
Sono passati due giorni dalla telefonata di mio zio. Due giorni molto tristi.
Al rientro dal giro telefonerò a mia zia che ha appena perso una figlia di trentaquattro anni. Confesso che non trovo il coraggio di affrontare questa telefonata ma so che la farò.
All'incrocio sotto casa arriva una Fiat 500 addobbata da nastri bianchi e rosa, rallento e mi scappa da sorridere, un matrimonio é una cosa bella. Non mi rendo conto che nell'auto c'è la sposa che sta andando ad affrontare il futuro che ha preparato. Mi vede e, forse pensando che il mio sorriso sia rivolto a lei, risponde sorridendo a sua volta.
É un momento di una dolcezza inaspettata ed é una breccia nella tristezza che mi avvolge.

É tutto qui. Tristezza e leggerezza, rabbia e pazienza, dolore e contentezza. Le giornate sono un miscuglio di tinte come una tela dipinta da un pittore folle.

É tutto qui, non esistono giornate perfette, tanto meno giornate normali, esistono momenti. Momenti dolci, momenti drammatici, momenti noiosi, ansiogeni, belli, momenti acidi, momenti felici.

É tutto qui, é tutto quello che rimane a noi che restiamo qui e non possiamo fare a meno di viverli.

É tutto qui e tutto il resto sono solo scemenze scritte per perdere tempo.

Troppe inutili parole in un momento in cui l'unica cosa da mantenere é il silenzio.


...




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