Siamo arrivati al 24
dicembre.
Come ogni anno ci
arriviamo pieni di frenesia, con il timore di avere dimenticato qualche regalo,
e abbiamo paura che non ce la faremo a digerire antipasti, lasagne al forno,
arrosti e panettoni.
Ma al di là delle nostre
paure e dei nostri timori credo sia un bene ricordare una cosa.
Il Natale è stato, è e resterà,
una festa religiosa.
Con buona pace dello
stato laico. Con buona pace di chiunque non ricordi o peggio, non accetti questa
particolare visione. Presi dagli acquisti, rapiti dalle luci colorate e dai
babbi natale (sia quelli vivi che girano per le strade, sia i pupazzi appesi ai
balconi), con la carie che incombe per il troppo torrone e il colesterolo ai
massimi livelli per le besciamelle e gli zabaglioni.
Il Natale resta una festa religiosa per chi la
vuole trascorrere così, lontano dai rumori delle canzoni celebrative e dalle
file nei supermercati, in silenzio e in raccoglimento, non per forza dentro le
mura di una chiesa ma anche o soprattutto, in meditazione con se stesso,
ascoltando il silenzio eloquente che come sempre proviene senza interruzione
dalle cose invisibili.
Resta l'occasione,
questa per tutti, di sperimentare che si può provare a essere persone migliori,
che si può tendere al bene qualunque sia la credenza, qualunque sia la
religione, qualunque sia la propensione alla spiritualità che ci spinge a
vedere le cose in un modo piuttosto che in un altro.
Resta un momento di
particolare atmosfera, qualcuno la chiama magia, in realtà è la volontà diffusa
di provare a essere brave persone, cosa ammirevole in questo periodo natalizio,
ancora di più tutti i giorni dell'anno.
Buon Natale a tutti.
25 dicembre 2024
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