lunedì 15 febbraio 2021

amico antico












A quasi settant’anni, Giulio non avrebbe mai immaginato di registrarsi su Twitter.

Ancora meno avrebbe detto che questo avrebbe segnato una svolta nella vita.

Era stato suo nipote a convincerlo, amava avere un nonno al passo con i tempi.

Giulio era figlio di un'altra epoca, un tempo diverso in cui ci si spedivano cartoline e si leccava il retro dei francobolli, un mondo, dove si faceva visita ai parenti, avvertendo per telefonata magari da una cabina col telefono a gettoni e si portavano le paste fresche su un vassoio. I social erano roba per suo figlio, meglio ancora per suo nipote!

Era andato a scuola e si era diplomato ed era passato quasi mezzo secolo ma Giulio, l'istruzione e l'educazione le aveva ricevute e manteneva memoria di queste.

Che bei tempi e che belle amicizie ricordava di quell'epoca.

Uno su tutti era importante, il ricordo di Matteo, quello che una volta si sarebbe definito l’amico del cuore. Il suo confidente, il suo socio, l'alter ego, il rifugio nella tempesta e all’occasione l'avvocato di cause disperate. Che bel ricordo, l’amicizia con Matteo, gli voleva bene più che a suo fratello ed era stato ricambiato dall'amico, che era figlio unico ma aveva imparato in quegli anni cosa volesse dire avere un fratello. Matteo era stato il primo amico vero, dopo l’adolescenza, anni difficili durante i quali imparare a radersi, a litigare con i genitori, ad approcciare le ragazze, a costruire senza saperlo, l'uomo che si sarebbe diventati. E Matteo aveva assolto il ruolo di amico con naturale e amabile leggerezza. Con lui Giulio poteva parlare di tutto, studiavano assieme, passavano i pomeriggi a passeggiare su e giù per il viale a osservare le ragazze, credendo di non essere visti, guardavano programmi demenziali alla televisione, tutto aveva un gusto speciale. Era facile anche stare in silenzio.

Era durata anni la loro amicizia, sincera e leale, incorruttibile, poi come spesso accade, si erano persi, correndo dietro le proprie fidanzate che, a differenza di loro due, non avevano niente da spartire e nessun interesse per iniziare e saldare un’amicizia.

Così aveva perso di vista quell’amico speciale, quell’anima rara che aveva avuto la fortuna di incontrare. Lentamente, senza dolore. Senza accorgersi aveva smesso di pensarci, avvolto da una nuova vita, rapito da un matrimonio complicato, dalle cose dell’esistenza che ti distraggono e ti fanno dimenticare anche solo di ascoltare il tuo cuore che batte.

Non poteva dire di aver dimenticato l'amico, solo lo aveva relegato in un cassetto della memoria che non apriva molto spesso, come si fa con un gioiello antico che è stato importante quando ci è stato regalato ma ora è fuori moda e non s’indossa più.

E quel regalo di gioventù, Giulio lo ricordava bene ed era andato di recente ad aprire quel cassetto, sempre più spesso, con un brivido nella pancia e una specie di bellissimo dolore, nato forse dalla mancanza di quell’amico, forse dalla nostalgia di una gioventù che si faceva sempre più lontana.

Tutto cambiò quando imparò a maneggiare il cellulare. Giulio leggeva i messaggi che suo nipote gli inviava dai banchi dell’università e lo infastidiva un po’ sapere che invece di seguire le lezioni, il ragazzo, fosse impegnato a maneggiare la tastiera del suo telefono, leggeva le notizie e di recente le notifiche di Twitter, proprio come tutte le persone di oggi. Quando lesse il nome e il cognome di Matteo, ebbe un sussulto. Il messaggio era per lui, gli diceva che Matteo si ricordava del vecchio amico e che anche lui aveva voglia di rivederlo. Giulio dovette asciugare gli occhi, erano anni, no, decenni che non aveva notizie di Matteo e leggere il suo messaggio lo aveva emozionato.

Chiamò suo figlio per comunicare la notizia ma l’uomo non si dimostrò altrettanto toccato, preso com’era dalla propria vita e dal proprio lavoro. Giulio pensò che sarebbe stato meglio condividere la sua gioia con suo nipote. Il ragazzo avrebbe di certo capito meglio cosa vuol dire ritrovare un vecchio amico.

Ci fu uno scambio rapido di messaggi con Matteo e stabilirono di incontrarsi nel bar storico, della piazza centrale, il posto vicino alla scuola che frequentavano prima di diventare maggiorenni.

Per Giulio vivere la vigilia dell’incontro fu quasi drammatico, cosa ci diremo, cosa gli racconto, gli parlo di mio figlio, della sua carriera, no, meglio raccontare di mio nipote e dell’università, ma si annoierà… gli racconto del matrimonio e delle passate vacanze, ma non credo che possa interessargli, insomma aveva dormito poco e male.

Il giorno dell’appuntamento arrivò, come tutto ciò che più aspettiamo, dopo un’attesa sfibrante, giunse all’improvviso e lo colse impreparato.

Vide Matteo, che si alzava dal tavolino, con la sua testa completamente calva, con chili addosso di cui non era a conoscenza, rughe sul viso che erano lo specchio delle proprie rughe ma con quel sorriso che era lo stesso sorriso che Giulio conosceva bene, lascito della sua impertinenza giovanile.

Giulio e Matteo vennero incontro l’un l’altro, senza parole ma entrambi con un'espressione stupida sulla faccia.

Sembravano due adolescenti nel momento di fare uno scherzo a qualcuno.

A Giulio tremava un po’ la bocca, non sapeva davvero cosa dire.

Fu Matteo a rompere il ghiaccio.

“Ciao amico mio. Dove eravamo rimasti?”

Ecco la cosa giusta da dire, pensò Giulio felice.

Dove eravamo rimasti…

Asciugarono una lacrima e ripresero il discorso.














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