lunedì 14 settembre 2020

Lo scemo del villaggio

 







Questo è il mio paese. 

Quattro case attorno a una piazza ovale sono il centro storico, la movida, lo struscio, la piazza del mercato, il concentrato di boutique alla moda, l'ufficio informazioni… tutto questo insieme, quando va bene e niente di questo quando va male. Una manciata di case sghembe, qualche cascina e altre costruzioni indefinibili buttate a caso sulla collina, fa da contorno. 

Il responsabile all’urbanistica è da trent’anni, il ragionier Francesco Colico da tutti conosciuto come Ciccio Alcolico, amante della grappa barricata e fautore di rettilinei che sono più dritti i tornanti della cima Coppi al giro d’Italia. 

Il mio paese lo guardo, la domenica mattina, seduto ai tavolini del bar della piazza, con le mattonelle di porfido arroventate dal sole, tanto che una mattina Gina la panettiera, avendo rotto le infradito ha attraversato la piazza come una lepre inseguita dai cani, sembrava la cugina di Mennea. 

Ecco che passa Don Lurio, il parroco del paese. Lo chiamiamo così perché ama il ballo, una volta ha proposto di sostituire la veglia di Natale con una serata danzante ma le vecchie della parrocchia hanno tentato di strangolarlo con un rosario e così lui ha capito che non era il caso di insistere. Don Lurio non è cattivo ma un po’ vendicativo sì, perché da quel Natale fa accompagnare il coro delle zitelle da Springsteen. Non quello vero, ovvio, ma quello paesano, un ragazzone di novanta chili, pieno di brufoli e con mani enormi più adatte alla vanga che alla Fender Stratocaster, tanto più che il ragazzo conosce solo il giro di Do e anche il barrè non gli riesce troppo bene e ogni tanto prende delle stecche che in chiesa volano bestemmioni mai uditi nemmeno sui campi di calcio toscani. E poi Springsteen non toglie mai lo Stetson da vaccaro, nemmeno in chiesa ma don Lurio tanto lo perdona. 

Sta passando Attilio Tordolo. Non lo chiamate Tontolo, per carità… una volta ha rotto tre angurie sulla testa di chi ci aveva provato, sostenendo che le prime due non avevano prodotto un bel suono. Attilio è il classico contadino per niente fedele al celebre detto, anche se porta il quarantasei di piede. Una volta scrisse su un cartone: ATENTI AL CANE, NON ABBAGLIA, MORDE! Il cartone fece bella mostra per anni sulla cancellata della sua proprietà, venivano i turisti a fotografarlo e lui scagliava dietro questi il cane, Chicco, un botolo dolce e mansueto che andava in giro per le strade del paese, scappando dalla cancellata. Una volta dei buontemponi costruirono un collare artigianale, con incollati tanti specchietti e gli legarono alla coda un foglio con la scritta: Chicco il cane abbagliante! Attilio non la prese bene ma il cartello rimase al suo posto incurante di grammatica e intemperie. 

Ecco che arriva, elegante come uno spaventapasseri col frac, Pier Giacomo Galosso dei Roveri, chiamato in paese per brevità l'Imprenditore. Il doppiopetto blu gli cade largo e comincia a essere consumato ai gomiti e sulle cuciture. Vive sulla collina in una specie di maniero, dice lui, in realtà è un casermone orrido in cui avrebbe paura a dormirci anche il conte Vlad. Galosso dei Roveri (qui più conosciuto anche come Balosso dei poveri) aveva fatto fortuna brevettando uno smalto per unghie al sapore di cioccolato, prodotto poi commercializzato con grande successo. Migliaia di ragazzine potevano finalmente continuare a sfogare le proprie ansie e allo stesso tempo fare merenda. 

Il guaio era stato cercare altri colori, il verde pistacchio era uscito con un gusto a metà tra il gorgonzola e la gomma bruciata, il rosso carminio sapeva di peperone di Carmagnola, non era stato possibile migliorare le caratteristiche e le azioni della ditta erano state smangiucchiate come unghie. La moglie dell'Imprenditore era fuggita col maestro di tennis svedese e lui si era riciclato nelle televendite e si era rinchiuso nel mausoleo a meditare. 

Oggi vende oggetti vari su canali televisivi che trasmettono alle quattro del mattino, odia le ragazze con lo smalto sulle unghie e ogni tanto scende in paese a offrire un caffè a noi mortali seduti ai tavolini del bar. 



Potevano mancare i teppistelli locali? Quattro scanzonati e disoccupati che sono la vergogna delle loro mamme, rigorosamente abbigliati con giubbino di pelle anni settanta, sembrano usciti da un film con John Travolta… riconosco Porchis dalle occhiaie profonde e scure come trincee, che ha una collezione di fumetti osé ereditata dal nonno, una volta rifiutò due milioni di lire offerti da un turista per tutti i numeri, diceva che quei giornaletti sconci sarebbero stati seppelliti con lui. C'è Sesto, che è figlio unico ma ha un babbo ottimista che aveva il sogno di chiamare i figli come un conto alla rovescia, vedo Verme che ha la passione per la pesca ma il più delle volte aggroviglia la lenza e spesso cade in acqua e il pesce lo compra surgelato al supermercato, infine Forchetta, un ragazzino di quaranta chili che gira sempre con una forchetta in tasca. Si dice che ci sappia far di tutto, da riparare una macchina da scrivere a sostituire un hard disk, restaurare una cassettiera del settecento e smontare un sottomarino atomico. Non so mai se crederci ma una volta ha aiutato una coppia di tedeschi in pensione che aveva fuso il motore del camper proprio in questa piazza, lui tirò fuori la sua forchetta e nel giro di un'ora i due erano ripartiti in un coro di Danke! 

Essendo teppisti ogni tanto devono sfogare i loro ormoni e scatenano una rissa. Niente di grave, lanciano qualche sedia, Forchetta essendo leggero solo quelle di plastica, rompono un paio di lampioni e fanno un poco di casino in piazza. Tutto questo provoca l'entrata in scena di Winchester, come chi è Winchester? Il maresciallo della stazione che ha una fissa per i Western e si è comprato un fucile che tiene appeso alla parete della sala. 

Si tratta di un vecchio Garand, residuato bellico, inceppato nel ’46 che non ha più sparato un colpo e alcuni armaioli hanno dichiarato impossibile da riparare (anche se non è ancora stato interpellato Forchetta), ma il commissario si ostina a oliare e spolverare. 

Il soprannome non si riferisce all’arma ma proprio al commissario Winchester, il personaggio dei Simpson del quale riassume tutte le caratteristiche di rotondezza ventrale e golosità ciambellare. 

Il commissario non fa paura a nessuno ma è una brava persona e anche i malviventi si sentono obbligati a seguire il suo esempio evitando, quanto più possibile, di delinquere. 

Non si può dire uno stakanovista, il suo intervento più clamoroso degli ultimi anni è stato multare i due turisti tedeschi col camper fuso, per divieto di sosta. 



Ecco il mio paese, sempre uguale e sempre diverso. 

Ci sono anche tanti altri abitanti ma ve li presenterò un'altra volta. 



Un ultima cosa: qui non abbiamo uno scemo del villaggio ma ci siamo organizzati. 

Lo facciamo a turno… 

















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