sabato 7 marzo 2020

Tutto bene











Poso il disco sul piatto e aziono il braccio.

Il disco parte a girare. Né troppo piano né troppo veloce, giusto a trentatré giri e un terzo al minuto.

La puntina sfrigola un attimo e incontra il suo solco e presto il fruscio sparisce perché coperto dalla musica.

Tutto sembra girare, oggi più che mai, in un vorticoso tornado che tutti trascina e scuote, strappa e lacera, e non si ferma nemmeno quando siamo ridotti in bruscolini che volano impazziti nel vento.

E tutto gira senza posa mentre la gente ammattisce perché non riesce a controllare la propria coscienza, sporca come sono sporche le cose mal lavate.

Tutto gira e non si ferma, così i giorni, indifferenti alla nostra angoscia e alle nostre preoccupazioni, giorni che si susseguono tramonto dopo tramonto, alba dopo alba in un’alternanza di chiaroscuri che non vediamo perché resi ciechi dal nostro ego ferito.

Gira il disco sul piatto e la musica che esce dalle casse è un balsamo per l’anima mentre sullo sfondo un tg recita il quotidiano rosario di morti e sciagure. La musica non cancella il dramma ma è un goccio d’acqua fresca per uno che si è smarrito nel deserto.

Gira il disco e tutto sembra girare più veloce attorno, il lavoro che ci trascina alla sera stanchi, gli orrori che siamo costretti a vedere e toccare con mani tremanti, le voci alte e nervose che si stagliano in vuoti sermoni, inutili comizi di chi non ha capito niente ma vuole comunque essere ascoltato e l’unico argomento che ha è il proprio volume.

Girano le giornate e le settimane e molti sperano che questo sia l’unico rimedio, il tempo guarirà tutto e tutti, basta aspettare e andrà tutto bene ed io penso che forse sia una buona idea perché tanto che scelta abbiamo…

La musica lentamente mi porta con sé e mentre il tornado continua a vorticare, raggiungo il centro, dove tutto sembra immobile e calmo, dove ci si potrebbe sentire al sicuro mentre, in realtà si è solo intrappolati in una prigione di vento da cui nessuno può fuggire.

E mentre intorno si cerca di continuare una parvenza di vita normale e felice facendo ripartire il paese dove tutti sono ammutoliti ed esterrefatti, se perfino gli spettacoli sono cessati, il bello e l’arte sono frazionati come lo era il pane durante la guerra e noi a questo non eravamo abituati, cerchiamo di dare un significato a questo vorticare raggiungendo un centro d’equilibrio immobile.

Guardo il vinile sul piatto e capisco che l’unico modo per simulare uno stato di calma è girare con lui, alla stessa velocità, creando così l’illusione ottica dell’immobilità.
Né troppo piano né troppo veloce, giusto a trentatré giri e un terzo al minuto.


Mentre tutto il resto gira.

E gira.

E gira.






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