lunedì 7 ottobre 2019

Chicco in pigiama










Chicco non riesce a trovare il bandolo della matassa.
Né a sciogliere il nodo delle lenzuola.
Quelle in cui ha arrotolato le gambe secche, da vecchio, durante la notte agitata e insonne.
Ora è stanco dal tanto lottare, le lenzuola sembrano una piovra bianca che lo avvolge con le sue spire, sempre più strette a ogni movimento. Alla fine la piovra l'ha vinta su di lui.

Chicco si sente meglio ma non ricorda chi né quando l’hanno portato in quel letto.
Chicco sta meglio ma non sa a chi dirlo.
Le persone in divisa bianca lo chiedono in continuazione ma quasi nessuno di loro ha il tempo di fermarsi ad ascoltare la sua risposta. Diciamo che il "Come sta oggi" è diventato una specie di saluto, un codice.
Non si sta male in quel posto, danno da mangiare, tengono in ordine, assicurano l'igiene.
Peccato che Chicco sia costretto a mangiare quando vorrebbe dormire, deve dormire quando vorrebbe andare in bagno, è costretto ad andare in bagno quando vorrebbe mangiare.
Ora, da fare ce n'è anche in una corsia piccola come questa. Ogni momento qualcuno gli infila un termometro in un orecchio, oppure un ago in un braccio, o peggio, una sonda nel sedere.
Non un gran bel modo di passare il tempo.
Quando va bene e tutto funziona, Chicco può contare. Conta i campanelli che suonano in un'ora, conta le sirene delle ambulanze che giungono dalla strada, le gocce che scendono dalla flebo. Quest’ultima è l'attività che preferisce, perché lo rilassa e quando la pratica finisce inevitabilmente per addormentarsi.
Chicco non ricorda quando è stato ricoverato, nei suoi ricordi annebbiati c'è il suo cane che gli lecca la faccia e abbaia preoccupato, per svegliarlo e perché non l'ha mai visto supino sul pavimento.
Ieri è passato a trovarlo il suo vicino, quell'antipatico che non lo saluta mai, Chicco non si sarebbe mai aspettato di vederlo in ospedale.
È passato a dirgli che Jack, il cane, sta bene, pensa lui a portarlo a passeggio e a preparare pappa e acqua. Chicco è rimasto sorpreso da quell'uomo e non si sarebbe aspettato un gesto gentile, tanto meno gratuito. Mai fidarsi dei giudizi affrettati, pensa, tanto meno del proprio.
Chicco veste un pigiama a righe che sarebbe stato vetusto già nell'altro secolo. Sembra di due taglie troppo grande ma lui sa di avere perso molti chili ultimamente.
Non gli piace vedersi in pigiama, vorrebbe vestirsi, radersi, prendere al guinzaglio il suo Jacky e andare al bar per fare due chiacchiere con gli amici.
Vorrebbe uscire da quel posto.

Per questo stamattina aspetta.
Aspetta di respirare meglio.
Aspetta che qualcuno gli tolga la farfallina azzurra incerottata sul suo braccio.
Aspetta che passi il dottorino, quello giovane e gentile, perché così gli chiederà di firmare le dimissioni.

È questo che aspetta, così potrà togliere quel pigiama antipatico che lo fa apparire tanto magro.
E malato.







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