sabato 13 luglio 2019

Il gorgo





Bob, Italian boy.
Così è conosciuto in azienda. Così è chiamato da tutti. 

Bob. Italian boy!
Anche se, a quarant'anni suonati, del boy gli è rimasto poco. Bob è contento che lo chiamino così. Bob è un nome facile, tutti lo ricordano, tutti lo cercano.
Dopotutto dove lo trovi un italiano in grado di parlare l'inglese così fluentemente, così disponibile ad accettare tutto il lavoro che gli venga proposto, così adattabile e flessibile. 
Un nome così nuovo, così diverso da quello che aveva in passato.

Ce ne sono altri italiani in Svezia, come in ogni altra parte del mondo del resto, ma nessuno come Bob, Italian boy e lui fa in modo di non cercarli.
Bob in realtà di anni ne dimostra tanti di più, appesantito nel fisico dalla pancia da veterano della birra, invecchiato dai radi capelli grigi e scompigliati, sconquassato dalla tosse da fumatore incallito e scarabocchiato da una miriade di rughe che sarebbero appropriate sulla faccia di un sessantenne poco in forma.

Bob, Italian boy di italiano ha ben poco, lavora quattordici ore al giorno, è portato per la lingua e le varie inflessioni, non si lamenta mai e parla poco, soprattutto di sé e del suo passato.
Anche la sera, quando a fine turno esce con i colleghi e si trovano davanti due o tre boccali di birra, Bob, Italian boy preferisce restare rintanato nel suo mutismo, al massimo si concede di scambiare qualche opinione sul calcio o su sport più in generale. Mai un commento sulla vita che conduce fuori dalla fabbrica, mai un'opinione sulle donne, neppure sugli uomini.

Sembra una specie di Monaco che ha scelto una vita di rinunce e digiuni. 
Non beve nemmeno caffè e non si lamenta della differenza con la cucina italiana.

Bob, Italian boy è un vero mistero in terra di Svezia ma lavora tanto, mangia a sufficienza, a volte dorme e sopravvive e a lui va bene così.

In Italia non può rientrare. Qualche anno prima ci aveva provato. Si era avvicinato alla casa colonica dove stava rintanata sua moglie, anzi ex moglie, ma era stato visto in paese al mattino e l'ex suocero lo aveva accolto con tre colpi di fucile sparati dalla finestra del bagno. Fortuna che il vecchio non godeva di buona vista né di mano ferma. 
Bob non era certo che fosse stata sul serio una fortuna, spesso si diceva che sarebbe stato meglio per tutti che il suocero avesse avuto una mira infallibile.
Adesso il vecchio era stato privato delle armi e messo agli arresti domiciliari ma a Bob non era tornata minimamente l'idea di tornare al paese per parlare con sua moglie. Anzi ex.

Quello che gli mancava, quello che lo tormentava nelle lunghissime ore di buio scandinave, che altri chiamavano notte, quello che gli gelava il cuore e che gli mozzava il respiro e lo spingeva in un gorgo di nero panico era il fatto di non poter vedere la tomba del figlio.

Quel bimbo che non aveva ancora imparato a pronunciare il suo nome. Il suo nome italiano.
Quel bimbo che mai avrebbe potuto dimenticare ma che aveva dimenticato una sola fatale volta.
Quel bimbo che non avrebbe mai dovuto accompagnare in auto e che non avrebbe sentito mai più piangere.

Ora Bob, Italian boy quel suo nome italiano non l'avrebbe più sentito da nessuno, l'uomo che aveva vissuto in un paese del sud italiano, non c'era più. 

Sepolto in un'auto lasciata al sole. 
Dove aveva perso suo figlio e assieme al bimbo, la ragione.




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