venerdì 21 dicembre 2018

Il Natale nel parcheggio sotterraneo










Una vecchia passa lenta, spingendo un carrello da supermercato carico di mercanzia. 
Ha la pelle sporca e un’età poco definibile. 
E’ l’icona stessa dei senzatetto. 
Esce dalla scena lasciandosi dietro un odore disgustoso. 

In fondo al parcheggio sotterraneo, al riparo dietro un pilastro, steso come un morto sopra una pila di morbidi cartoni, dorme un uomo. O forse è solo svenuto. 

Il parcheggio è un inno alla sporcizia, da molti mesi non funzionano che pochi neon, non c’è nemmeno più un servizio di sorveglianza. Il centro commerciale sta tagliando i fondi un po’ dappertutto. La conseguenza è che questo posto diventa un riparo per chi non ha fissa dimora e vuole evitare di congelarsi di notte all’aperto. 

Il giovane si guarda intorno mentre sorregge la ragazza, alla ricerca di un angolo sicuro. Lei cammina facendo una fatica sovrumana e si sforza di non lamentarsi. 
Lui la vorrebbe accompagnare in ospedale ma lei glielo impedisce. 
Non sa perché lo stia facendo. 
Segue quella ragazza da tante settimane ormai. Non ha interesse sessuale né di altra natura. Lei ha un pancione enorme, deve essere al termine della gravidanza ma questo lui non lo capisce, non ha molta esperienza in questioni di donne. Quando l’ha conosciuta, ha pensato, ecco un’altra che si è fatta mettere incinta da uno sconsiderato e alla porta da un padre intollerante. Oppure è scappata lei e vive nascosta e bloccata dalla vergogna. 

Comunque non importa, il ragazzo ha deciso che la aiuterà a ogni costo, lei ne ha bisogno. Lui altrettanto. 
E’ stato bello negli ultimi tempi, avere qualcuno vicino, qualcuno di cui prendersi cura. Ma questa sera di fine dicembre, lui è sull’orlo di una crisi di panico. Lei ha forti dolori e forse sono i dolori del parto. Per quello che ne capisce, forse sta davvero per partorire. 

A un certo punto il ragazzo sente di aver messo un piede sul bagnato. 
E il mistero più antico del mondo ha inizio. 

La ragazza si ferma, quasi grida: è ora! 
Lui si guarda intorno. Non sa cosa fare, come aiutare, come la stragrande maggioranza del mondo maschile, in questi casi. 
Stai tranquilla, ora vado fuori e faccio chiamare un’ambulanza… 
No! E’ tardi, il bambino vuole uscire. 

Lui ha le lacrime agli occhi, poi sente che qualcuno gli tocca una spalla. L’uomo che dormiva gli porge i cartoni. Il suo sorriso è di una dolcezza insostenibile. 
Non parla, non c’è bisogno di parole. 
Insieme preparano un giaciglio di fortuna a ridosso della parete. Fa freddo ma non tanto e poi ci sono abituati… 
La ragazza ci si siede sopra, poi divarica le gambe. 

Il giovane non aveva mai creduto di dover un giorno affrontare una situazione simile, non aveva mai pensato prima d’ora, di trovarsi a vedere nascere un bambino. Un bambino vero, non come dentro un film, nei film era tutto più facile, si faceva bollire dell’acqua, si recuperavano stracci puliti e soprattutto si mandava fuori il padre. Poi lui non è nemmeno il padre! 

L’urlo della ragazza esce forte e improvviso e torna indietro mille volte con un’eco impazzita che rimbalza sui pilastri del parcheggio come una pallina da flipper. 

Silenzio. Ora nel parcheggio risuona solo il respiro affannato della giovane e un cigolio che si fa sempre più vicino. 
Da dietro un’auto, spunta il carrello di prima e dietro questo la vecchina magra e sporca. Sembra lei a essere trainata. 

-Vi aiuto io. 

L’uomo si allontana di qualche passo, si appoggia a una parete e si accende tranquillo un mozzicone trovato a terra. 
Il giovane non sa cosa dire e, infatti, resta zitto. La giovane donna la guarda con occhi grandi, pieni di sollievo e gratitudine. 
Lei ora è bellissima e dalla sua pelle sembra filtrare luce. 

-Mia sorella era un’ostetrica! L’ho visto fare centinaia di volte, che ci vorrà mai. Ma dopo dovrai portare il tuo bambino in un ospedale per farlo visitare, me lo prometti? 

La ragazza fa cenno di sì con la testa, poi il suo viso si contrae in una smorfia di dolore. 

Ci siamo. La vecchietta, che così vecchia non è, sa come muovere le mani e come far rilassare la ragazza. Sembra non avere mai fatto altro nella vita. 

Il ragazzo cerca di affannarsi e di essere pronto a eseguire qualsiasi ordine gli sia impartito e anche se non è molto d’aiuto, rimane lì e non si allontana mai. 

L’uomo ha spento il mozzicone, anche se non è vicino, sa che potrebbe fare male al bambino. 


Per un momento anche i neon, tutti i neon, compresi quelli che prima erano spenti, vibrano di una luce violenta, in lontananza, forse al piano inferiore, partono un paio di antifurto, e finalmente, a rompere un silenzio irreale, il pianto forte di un bambino che respira per la prima volta. 

La vecchia chiama l’uomo e gli comanda di fare una cosa. 
L’uomo si allontana, va a prendere la sua coperta e la porta per avvolgere il bambino. 
Era un dono dei volontari ed era l’unica cosa che possedesse. 

La giovane madre lo guarda con benevolenza e in quello sguardo c’è qualcosa che vale più di tutte le coperte del mondo, pensa lui. 

Il ragazzo non riesce a smettere di tremare. Non era pronto per tutto questo. Le gambe lo reggono a fatica. 

Il bambino, è un maschietto, si è tranquillizzato nel tepore della vecchia coperta. Ha la pelle incredibilmente liscia e suscita nei presenti un amore profondo. 

Come il ragazzo, che ha promesso di aiutare la giovane madre ma non si sente pronto, nemmeno il mondo si fa trovare pronto per questa nascita. 

Luci carenti, muri screpolati, pavimento sporco, qualche cartone per materasso e una vecchia coperta poggiata dentro un carrello per la spesa come culla. 

No, non si può proprio dire che il mondo si sia fatto trovare pronto per questa nascita. 
Dopo tutto pronto non lo è stato mai. 

L’uomo col mozzicone spento tra i denti guarda la vecchia, la vecchia guarda il ragazzo che trema, il ragazzo guarda la giovane e la giovane madre guarda suo figlio che dorme. 


L’unica cosa indispensabile a tutti, c’è. 

L’unica cosa che non manca è l’amore. 





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