domenica 11 novembre 2018

Felix







Felix è nero come il carbone.

La notte, a volte, sembra di veder vagare per le stanze due puntini luminosi a pochi centimetri dal pavimento.

Felix ha quasi un anno ma in contrasto col suo colore, ha già le idee chiare.

Mangia qualsiasi cosa rimanga nel mio piatto e disdegna le prelibate scatolette che ho presto smesso di comprare.

Ho trovato Felix, anzi lui ha trovato me, lasciandosi scoprire accucciato sulla ruota anteriore della mia vecchia auto, parcheggiata in cortile.

Felix mi osserva come se avesse bisogno di me mentre sono io ad avere bisogno di lui.

Amo guardarlo mentre fissa instancabile un muro, come se ci vedesse attraverso, anzi come se ci potesse guardare dentro. Da quando Felix vive qui, le pareti non si spostano più, e i bisbigli, quelli notturni, sono quasi spariti del tutto.

Negli ultimi tempi le cose non vanno troppo bene.

Il mio dottore dice che sto migliorando, che vedo le cose con più distacco e obiettività e mi ha abbassato i dosaggi delle terapie.

Sembra anche a me che vada meglio, anche se stanno succedendo delle cose.

Non parlo dell’ansia che può migliorare con qualche tipo di benzodiazepina e nemmeno dei brutti pensieri che si possono dissipare col litio.

Quattro settimane fa ho dovuto chiamare l'ambulanza per mio padre. È caduto e si è rotto il femore. Non possono dimetterlo perché pare sia sopraggiunta un’infezione.

C'è di buono che non ricorda quasi niente, la demenza in questo aiuta.

In un momento di lucidità mi ha raccontato di aver visto uno strano tipo che lo spiava dalla finestra. Un uomo alto col naso lungo e appuntito e dagli occhi gialli.

Dopo di che il babbo è corso via perché squillava il telefono e così è caduto.

Quando sono rientrato, il mio vecchio era a terra privo di sensi e il gatto soffiava e fischiava dei versi orribili in direzione della finestra.

Poi, una settimana fa rispondo al telefono e Felix inizia a fare il matto. La linea è disturbata e sento solo scariche elettrostatiche e mentre chiedo: chi parla? mi sentite? Felix salta sul tavolino e cerca di mordere il filo e quando provo a mandarlo via, mi graffia sotto l'occhio destro, facendomi sanguinare.

Non l'aveva mai fatto prima.

La cosa peggiore è capitata ieri.

Tempo addietro avevo pensato di mettere in vendita la casa.

Anche il dottore sosteneva che poteva essere una buona idea lasciarsi alle spalle i ricordi e i traumi, io volevo solo un posto più bello, dove stare.

É successo di ricevere delle visite da parte di operatori per la vendita e di potenziali clienti.

Per questo mi è sembrato normale che mi chiamasse un tizio dall'agenzia per concordare un appuntamento.

Quello che si è presentato era un uomo anziano, molto magro e di statura notevole, sopra il metro e novanta. Indossava un cappotto nero e aveva modi cortesi e educati.

Sorrideva, certo ma i suoi occhi marrone chiaro, quasi gialli, non mi piacevano per niente.

Dal nulla è spuntato fuori Felix e senza spiegazione si è messo a soffiare contro l'uomo.

Lui ha tentato di cacciarlo via con una pedata e prima che io potessi protestare, Felix è saltato sul collo del tipo ficcandogli le unghie nella carne.

Per un attimo ho creduto di vedere gli occhi del vecchio diventare rossi, poi lui si è scrollato di dosso il gatto facendolo volare dall'altra parte della stanza. È uscito dalla casa come un fulmine ed io sono corso a soccorrere Felix ma il gattino stava bene perché era già sulle zampe, col pelo irto a soffiare verso la porta rimasta spalancata.

Io non so cosa volesse da me quell’uomo e neppure chi fosse.

Non vorrei più pensarci, come mi capita la notte quando non posso dormire.

Non vorrei nemmeno tornare a riprendere tutti quei farmaci.

Tutto quello che so, è che sono convinto che Felix mi abbia salvato.

Quel gattino è venuto da me per guarirmi.

Solo mi dispiace quando mi fissa per lunghi minuti.

Quanto vorrei parlare la sua lingua.



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