sabato 3 marzo 2018

Il gatto mangia il topo












In un grande paese d’oriente esiste un detto che sentenzia pressappoco così: Non importa di che colore sia il gatto, quello che importa è che prenda il topo.

Bello, vero?

Mi riporta alla mente un antico ricordo scolastico che riassumeva in modo banale e scorretto l’intera opera di Machiavelli con la frase: Il fine giustifica i mezzi.

Certo è che gli orientali ci sapevano fare con le massime e lo spirito pratico di quel detto è di una verità innegabile.

Non importa il colore del gatto...

Ma qui non siamo in oriente.

Il nostro è un moderno stato, espressione di democrazia occidentale.

E potendo ancora sfruttare la democrazia che mi resta, se permettete, il colore del gatto vorrei poterlo scegliere io.

Colore, dimensioni, carattere. Vorrei un micio che mi rappresenti, che mi piaccia. Un gattone che sia elegante oltre che efficiente, che mi faccia fare bella figura con gli ospiti stranieri e che faccia sparire al più presto i topi che infestano il paese.

Ma questo è un altro discorso…

Non tutti i topi sono uguali. Ci sono i topi che lavorano in proprio, creando danni ai privati cittadini. Altri topi, molto furbi, si coalizzano in associazioni e lavorano ai fianchi delle grandi compagnie. Altri ancora si accordano per spartire il formaggio con gli stessi gatti che dovrebbero cacciarli.

Anche le persone sono molto diverse tra loro. A me danno fastidio tutti i topi, di qualunque estrazione o dimensione, magari un po’ meno i topolini campagnoli, sapete quelli piccolini che escono solo spinti dalla fame. Molti vorrebbero sbarazzarsi delle pantegane grosse e puzzolenti che dalla fogna escono per impossessarsi del nostro cibo, altri hanno paura dei topi che giungono clandestini da fuori per contendere il poco cibo che c’è e far diventare ancora più aggressivi i topi nostrani.

Insomma, abbiamo bisogno di un gatto.

Ma chi mi dice che il gatto che sceglieremo (o che qualcun altro sceglierà) sarà capace di prendere il topo?

Non capiterà forse che quel gatto, tanto bello e aitante in fase di concorso felino, si accomoderà al calduccio nella sua nuova comoda cuccia e, sazio di prelibate scatolette, non avrà più voglia di cacciare, restandogli solo la forza per muovere languida la coda?

Oppure che egli stesso, avendo visto da vicino i topi, non decida che si tratta di un compito troppo difficile, che il paese sia ormai perduto in mano ai ratti e che ogni contromossa sia inutile…

Ecco perché secondo me è importante anche il colore del gatto, come ogni particolare, ogni caratteristica.

Ecco perché, grazie al nostro ordinamento democratico, eserciterò presto il mio potere di scelta.

La mia potrà essere una scelta condivisa da molti o da pochi, questa è la doppia faccia della moneta democratica. La mia convinzione conta quanto quella di chiunque altro.



Lo so che può spaventare, anch’io sono preoccupato da questo.

Sapere che il mio parere in tema di nucleare, io che sono stato quasi bocciato in prima superiore e che so a malapena cosa sono i vettori, vale esattamente quanto il parere dell’ultimo premio Nobel per la fisica mi sconcerta alquanto.

Alla stessa maniera, in tema di vaccini, sapere che, l’opinione di una mamma, che si documenta sul web può avere peso quanto quella di un ricercatore in ingegneria genetica, mi rattrista.

Ma questa è la democrazia, e solo per il fatto di avere la possibilità di esprimere un parere mi fa essere contento di non vivere in altri posti.

Quindi, apprestiamoci a scegliere un gatto.

Sapendo che il nostro è un grande paese nonostante i topi.

E che abbiamo la forza e le risorse, visti i precedenti, di sopravvivere nonostante i topi.

Con qualunque gatto!









Nessun commento:

Posta un commento