venerdì 6 gennaio 2017

Quello che manca






Avete presente la caldaia condominiale?

Il dispositivo che provvede al riscaldamento di tutte le unità abitative del vostro stabile?
No?
Lo credo bene, perché anch’io non l’ho presente.
Non credo di averla mai vista.

Se ne occupa l’idraulico chiamato dall’amministratore, certo, come succede ovunque.
Noi ci limitiamo a starcene al calduccio, nei nostri appartamenti, a guardare la televisione, durante le gelide e brevi serate invernali, coccolati dal tepore dei termosifoni e dalla morbidezza del divano.
La caldaia, dicevo.
Appunto.

Quest’oggetto di cui dimentichiamo l’esistenza, perché non si sente, a parte qualche ronzio notturno, perché non si vede, spesso nascosta in uno stanzone in fondo al corridoio delle cantine.
Non ci pensiamo mai, tranne che in un caso.
Quando smette di funzionare.
Quando la sera cominciamo a battere i denti, a strofinare le mani sperando di farle tornare tiepide come quelle di un essere vivente, quando cominciamo a vedere la nuvoletta emessa dal nostro respiro caldo.
Allora, finalmente, cominciamo a pensare alla nostra caldaia condominiale.
Appena questa cessa di fare il proprio lavoro.

Una cosa analoga succede con un certo tipo di quadro.

Il famoso mezzo punto ricamato dalla nonna che ritrae un improbabile paesaggio bucolico, senza il minimo valore artistico ma di certo un ricordo dall’inestimabile valore affettivo, la memoria che mai si potrebbe togliere dalla parete per non fare un affronto al parente estinto.

Oppure una lignea icona religiosa, dalla dubbia provenienza, forse trovata in un mercatino delle pulci o regalata da un parente, appesa a un muro a prendere polvere e lì dimenticata.
Oggetti che nessuno guarda, che nessuno neppure vede più.

Fino al giorno in cui, magari perché si è spezzato il gancetto, si staccano dalla parete lasciando l’inconfondibile fantasma della loro presenza contornato dall’alone scuro dipinto dal riscaldamento.
Quel giorno, entrando in casa ci colpirà quel fantasma sulla parete, quel vuoto e ci chiederemo cosa mai c’era stato a riempire l’alone.

Due piccoli esempi. Due immagini di qualcosa che ci accorgiamo di avere solo quando non l’abbiamo più.

Stiamo attenti, dunque.
Vigiliamo.

Sorvegliamo che ciò non accada con le cose importanti.
Premuriamoci che ciò non accada agli affetti, alle amicizie.

Prendiamoci cura di un marito o di una moglie, presenza quotidiana che diamo per scontata, che a volte annoia, sempre uguale, qualche volta pesante ma che sta al nostro fianco, anche se la vediamo appena.

Teniamo in debito conto certi amici, soprattutto quelli discreti, che si fanno sentire poco e vedere di rado ma che ci sono quando li cerchiamo.

Non aspettiamo il momento del bisogno, quando questi fanno comodo.

Certi affetti, certi amori sono troppo importanti perché li possiamo lasciar correre, per perderli e accorgerci solo quando non ci sono più, quando rimane un alone sul muro.

Certi amori sono come le piante, possono durare molto a lungo ma non possiamo, non dobbiamo dimenticarci di innaffiarli.


Tutti i giorni.


1 commento:

  1. Nella vita di ognuno di noi ci sono legami che nulla può spezzare. 👍

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