domenica 11 agosto 2019

Whiskey, fumo e Jazz











Col gesto navigato del pollice, apro il vecchio zippo e mi accendo la quarta sigaretta della serata.

Il fumo brucia un po’ in gola e mi fa lacrimare gli occhi.

Questo in cui mi trovo è l’unico locale della città dove sia permesso fumare, inoltre suonano buona musica e servono ottimi whisky, così ci vengo ogni volta che posso.

Certo che ho provato a smettere, niente di più facile. Smetto quando voglio. Lo faccio innumerevoli volte al giorno.

Sì, lo so che non è mia la battuta, ho citato Mark Twain, lo scrittore delle avventure di Tom Sawyer, chi non lo conosce?

E poi quando sono nervoso, fumo di più.

Sul palco il sassofonista si sente John Coltrane e devo dire che gli somiglia pure. Ho alcuni vinili nella mia collezione, certo, non sono un esperto di musica jazz né posso affermare di saper suonare qualche strumento ma le orecchie funzionano perfettamente e so riconoscere il bello quando l’incontro.

E il jazz mi piace, lo trovo un genere che mi calza.

Il bello, dicevo, la bellezza.

Chi è quel pover’uomo che non la riconosce quando ci si trova davanti? Meglio sarebbe non essere mai nati, ma come vi anticipavo, non è un mio problema.

Anche perché sto aspettando una bellezza di quelle che s’incontrano una o due volte nella vita.

Un’autentica madre natura, pelle bianca come la porcellana, occhi verde mare, un incendio di capelli ramati e selvaggi e il profumo dei Caraibi sulla pelle.

Una donna che è il paradiso sulla terra.

Lei, consapevole della sua bellezza, ovviamente ritarda ed è per questo che sto vuotando il pacchetto di bionde.

Sono seduto a un tavolo vicino al palco, distante dall’ingresso del club, non voglio passare per quello che aspetta qualcuno, disperato, in piedi, davanti alla porta, guardando ossessivo l'orologio. Me ne sto seduto, in direzione dei musicisti, tranquillo a fumare e a sorseggiare il mio secondo Talisker con ghiaccio. A dire la verità servivano anche un ottimo Glenmorangie ma è un po’ troppo caro e la serata potrebbe durare a lungo.

La stupenda donna che aspetto ancora non si vede. Devo confessare che ho scelto un tavolo strategico, di lato ho uno specchio da cui, senza fatica, posso vedere il piccolo atrio del locale, senza passare per quello che si gira continuamente verso la porta.

Il bicchiere è vuoto e anche il ghiaccio si è sciolto.

Certo che lo sa proprio di essere bella, questa tipa. Forse non viene più e farei bene a uscire e a passare il resto della notte a gettare briciole ai pesci giù dal ponte.

Ma c'è il tempo di darle ancora una possibilità.

Alzo il braccio col dito indice a puntare il soffitto e dopo un minuto il cameriere mi porta un altro bicchiere di single Malt con ghiaccio.

Tanto vale trattarsi bene.

La porta si spalanca appena le mie labbra sfiorano il vetro. Entra una donna con una gonna cortissima e due gambe chilometriche seguita da un tipo che potrebbe essere suo padre, o suo nonno! Coppia volgare che tutti seguono con lo sguardo, chi condannando lei chi invidiando lui.

Io controllo il pacchetto, ancora quattro sigarette, meglio rallentare. Anche il whisky è centellinato, anche perché non ho cenato e ho solo una manciata di noccioline nello stomaco.

Avevamo appuntamento alle dieci, ora sono le undici e venti. Mi dico che la splendida creatura ha scelto altri lidi e comincio a pensare che abbia fatto bene, quando la porta del locale si apre e lo sento da un momento magico di silenzio che si tratta di lei. È come se tutti avessero trattenuto il respiro a quella sublime apparizione.

Non resisto e mi giro, lei m’individua e il suo viso si apre in un sorriso che ucciderebbe un adolescente.

Io le sorrido a mia volta e mi alzo, da perfetto gentiluomo, per farla sedere.

Sei arrivata.

A parte l’ovvietà, nella mia voce non c'è rimprovero o ostilità, solo gratitudine per la sua presenza.

So riconoscere la bellezza, come vi dicevo.

Ma non è forse l’attesa del bello, il brivido dell’aspettativa di qualcosa di magnifico, l’essenza stessa della bellezza?

Come si dice di un viaggio, non è la meta ma il viaggio stesso a essere importante?

Diciamo che questa attesa me la sono goduta, i minuti trascorsi circondato dal jazz, dal fumo e conditi dal liquore e inebriato da uno stato di sospensione e ora lei è qui, davanti a me.

Ascoltiamo ancora un brano, il sassofonista è davvero bravo, poi ci alziamo e usciamo dal locale.

Dimentico il pacchetto di sigarette sul tavolino.

Fuori fa caldo.

La donna mi sorride di nuovo, poi si volta.

La seguo.

La notte è ancora lunga.





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