Sono il papà di due ballerine. E piango ogni volta che si esibiscono.
Non mi vergogno a dirlo, quando inizia la musica e loro partono con straordinaria sincronia, quando si muovono con grazia assoluta ed esprimono con intensità quello che solo con movimenti corporei e con espressione e passione si riesce a esprimere, semplicemente mi commuovo.
Non si tratta di un pianto infantile, fatto di singhiozzi e lamenti, non fraintendiamo, è un semplice inumidire degli occhi che cedono alla bellezza dei gesti e all’intensità della partecipazione.
E’ un groppo alla gola di felicità pura, è un brivido alla schiena ed è una voglia di mettersi a saltare e cantare. Si tratta di un trasporto emotivo autentico e allegro, una specie di euforia che affiora sulla faccia come un sorriso.
Quando ballano le mie figlie, mi commuovo, perché so quante ore hanno sudato a preparare una coreografia e quante prove hanno fatto, quanto dolore ai piedi, quanti cerotti sulle ferite, so quanto lavoro degli insegnanti, quanta serietà e precisione sono messe in gioco, quanta energia e fantasia, quante idee che sono scelte tra le infinite scartate.
Quando ballano sulla scena per quattro minuti, e magari sono giudicate per quei quattro minuti, ci sono volute ore e ore di palestra, sgridate per gli errori ripetuti magari per stanchezza o perché l’impegno è al di sotto del livello richiesto, ci sono volute altissime doti artistiche ma anche di sopportazione del dolore, di pazienza nel ripetere lo stesso pezzo decine di volte, voglia di farcela.
E dalla parte di chi guarda, la pazienza di aspettare che apra il teatro, di fare la fila per comprare un biglietto, di guidare duecento chilometri sotto la pioggia e di sedere per ore sulla gradinata di un palazzetto, per quei soli quattro minuti di balletto.
Ma quando vedo da lontano i sorrisi e la complicità delle mie ragazze e della loro coach, quando le vedo chiacchierare animatamente e sorridere magari solo per stemperare la tensione dell’attesa, e le vedo abbracciarsi allora so di essere al posto giusto.
Quando la musica inizia e loro danzano tutto il resto passa in secondo piano anzi, tutto è dimenticato.
Esistono solo la musica e due ballerine che la respirano e la trasformano in emozione.
Di qua, noi che osserviamo e siamo rapiti.
Che cosa posso raccontare più di questo, io sono solo un papà di due ballerine.
E piango ogni volta che si esibiscono.
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