mercoledì 1 luglio 2020

La fortuna non esiste













Piero poggia il registro sulla scrivania, prende fiato ed emette un lungo sospiro, guarda per un momento fuori dalla finestra, poi rivolge la sua attenzione ai ragazzi che ha davanti. 

Non sembrano indisciplinati. Non sono molesti o fastidiosi, almeno non più della media dei ragazzi ai quali si è trovato a insegnare nei quindici anni di onorata e precaria carriera. 

Spenti, ecco come gli appaiono i giovani abitanti di quella piccola classe, vuoti. Svuotati da ogni sorta di energia, privati della curiosità, mancanti di vitalità, prosciugati dai dispositivi cui sono connessi durante tutti i loro momenti di veglia, dai quali, attraverso i display, sono vampirizzati di ogni giovanile risorsa. 

Ma smettila, professor Gucciardini, piantala di pontificare, che ne sai tu dei giovani, e di questi che ne sai? Nemmeno li conosci, smetti di fantasticare e fai quello per cui sei pagato: insegna! 

La sua voce interiore, mai doma, lo scuote come la sveglia del mattino, imperiosa e severa. E, infatti, Piero si risveglia da quel sogno a occhi aperti e torna a osservare la classe. 

Niente da fare, continuano a sembrargli spenti. 

L’anno è appena iniziato e già gli sembra uguale all’anno passato. L’immancabile nerd seduto al primo banco, aspetta attento e fiducioso che la lezione inizi, nessuno al posto di lato, a fargli compagnia solo i suoi classici occhiali a fondo di bottiglia. Le tre biondine in seconda fila fanno comunella e si passano rossetti e ragazzi, tra risolini e segreti sussurrati. Dietro, a godersi il panorama gentilmente offerto dalle ragazze, siedono gli sportivi della classe, futuri assi del calcio, campioni nel tennis o dello sci, atletica no, troppo popolare… ragazzi fortunati, sicuri e pieni di ormoni e opportunità. Dietro gli underdog, una ciurma mista, vestita con acquisti in economia, disillusa da genitori con poco successo e arrabbiati col mondo e con lo stato, ragazzi che non si aspettano molto dalla scuola e dalla vita che probabilmente, dato il loro poco impegno, li ripagherà dell’unica moneta che conoscono, ossia indifferenza e disillusione confermando che i genitori avevano ragione. Tutti hanno sul banco il loro smartphone e, salvo per le biondine che stanno facendo una breve pausa, tutti sono connessi con qualcosa o con qualcuno. Uno all’ultimo banco sta sfregando con esagerata energia, una monetina da cinque centesimi su alcuni biglietti di gratta e vinci, imprecando a ogni biglietto. 

Adesso ci provo…pensa il prof. Gucciardini. 

-Sembra che tu non sia molto fortunato. Si rivolge allo studente che non accenna a smettere di grattare il biglietto. 

-Non è vero, prof. Ho appena vinto dieci euro. 

Quasi tutti in classe scoppiano a ridere. Sorride anche Piero, che spera di averli agganciati. 

-Si ma quanto hai speso per i biglietti? 

-Cinque euro, prof, così sono già in attivo di cinque… che mi sta interrogando di matematica? 

Altre risate, questa volta meno. 

-No, lo so che i conti te li sai fare, così come tutti voi. Non è certo un problema per dei giovani come voi contare le proprie risorse economiche… 

-Il problema è quando le risorse stanno a zero! Ripropone lo studente che ora ha finito di grattare. 

Questa volta le risate sono più fragorose e anche Piero si unisce ai ragazzi. Poi si siede in fondo alla classe. 

Molte sedie raschiano il pavimento trascinate dai curiosi che vogliono vedere il prof in quella strana zona. Buon segno. 

-Ma tu, cosa chiedi alla fortuna? 

-Io? Quello che chiedono tutti… un sacco di soldi. Mica sono come questo signorino davanti, che viene in classe tutti i giorni con la camicia griffata e parcheggia nel cortile uno scooter da novemila euro… 

Il biondino davanti lo guarda male ma gli altri stanno sorridendo. 

-E secondo te lui sarebbe più fortunato di te? 

-Lei che dice prof? Altre risate ma più sommesse, ora sono curiosi. 

-Dico che se a te rubassero lo zaino con il biglietto vincente cosa penseresti? 

-Che sono sfigati… farebbero cinque euro, manco per il lavoro… 

-Mentre se a lui rubassero lo scooter dal cortile della scuola, mentre il bidello sta, diciamo, riposando gli occhi? 

Il biondino tenta di protestare ma lo studente dell’ultimo banco ormai è preso. 

-Direi che lui è mooolto più sfortunato di me! 

-E se io ti dicessi che la fortuna non esiste? 

La classe ora è in silenzio, tutti ascoltano il dialogo tra quel prof giovane e strano e l’ex sfortunato dell’ultimo banco come se guardassero un duello di un film epico. 

-Non le credo prof, e questi gratta e vinci cosa sarebbero, allora? 

-Questi sono un’illusione, fumo negli occhi, un modo che ha acquisito lo stato, per sottoporre al popolo un’altra tassa senza che nessuno si lamenti. 

-Ma io ho vinto… 

-Si, oggi hai vinto cinque euro, ma ieri? E la settimana scorsa? E domani? Quanto spenderai per sperare di vincere qualcosa? Ti ripeto che la fortuna non esiste! E guarda che non sono io a dirlo, ma qualcuno molto più accreditato di me. Piero prende il manuale che aveva preparato sulla scrivania, lo apre al segno, torna a sedere all’ultimo banco seguito da una moltitudine di occhi curiosi e legge: “La fortuna non esiste, esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità” Seneca. 

-E chi è questo Seneca? Questa è la voce squillante di una delle cheerleader davanti, Piero ci aveva sperato. 

-Chi era, vuoi dire, Lucio Anneo Seneca è stato un filosofo e politico Romano, vissuto nel primo secolo dopo Cristo. 

-Si ma non ho capito cosa c’entra il talento, ce la spiega? A parlare è ora l’elegante possessore dello scooter. 

Piero riprende: -Significa che la fortuna occorre crearla imparando a fare bene qualcosa, studiando, assecondando magari quello che ci da piacere, e anche il talento va allenato. 

-Come prof, in che senso? 

-Nel senso che se abbiamo una capacità o un dono come direbbe qualcuno, non dobbiamo dormirci sopra, ma affinare questa capacità, approfondirla, tramite lo studio, la ricerca del meglio, l’allenamento. 

-Ho capito, prof. Quasi urla lo studente dell’ultimo banco, poi riprende: -Come CR7… 

Di nuovo risate ma ora hanno un suono diverso, più bello. 

-Spiegaci. Chiede Piero. 

-Si prof, CR7, sa chi è, insomma lo conosce tutto il mondo… lui è nato col talento del calcio ma non si è fermato, ha approfondito, come dice lei, si è migliorato, ho visto tutti i suoi primi anni ed è diventato un fenomeno ma anche ora non smette di allenarsi come tutti gli altri, insomma mica dice all’allenatore, questa settimana faccio vacanza, ci vediamo domenica per la partita, voglio dire che suda e corre come tutti e lui il talento ce l’ha, glielo posso garantire… poi le occasioni gli sono arrivate, vittorie, contratti ricchissimi… 

Il ragazzo è un fiume in piena. Piero lo contiene. 

-Si, direi che hai capito bene. 

-Forte ‘sto Seneca, prof. 

-Durante il corso lo conoscerete e ve ne farò conoscere altri altrettanto forti. Ma ora dobbiamo chiudere perché l’ora sta terminando. Vorrei solo ricordarvi una cosa: vivete ogni momento della vostra giornata con gioia, restate accesi, perché come diceva un antico poeta: «Mentre parliamo, il tempo invidioso sarà già fuggito: Cogli il giorno, confidando il meno possibile nel domani.» 

-Prof questa la conosco, è quella del film, cogli l’attimo, carpe diem… vuole che ci mettiamo tutti in piedi sui banchi? 

Il boato di risate fa arrossire la biondina che ha parlato. 

Piero fa solo in tempo a correggere: 

-In realtà si tratta del poeta Orazio, un altro forte ma ne parleremo la prossima volta. 

Poi la campanella suona. 

La classe esce con la consueta urgenza ma tutti lo salutano e molti stanno ancora sorridendo. 

Piero li osserva, sarà un anno faticoso ma gli studenti che stanno uscendo non gli sembrano più spenti. La stoffa c’è e come diceva il suo vecchio insegnante, ci si può, lavorando, ricavare un buon abito. 

Piero esce dalla classe e si richiude la porta alle spalle. 

Sorridendo. 








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