sabato 11 luglio 2020

La casa sull'albero











Avete presente Doc, quello di Ritorno al futuro? Io lo conosco. 

Di tanto in tanto mi da uno strappo da qualche parte. Lui mi chiede dove voglio andare, forse dovrei dire quando… apre lo sportello della DeLorean, mi fa salire a bordo e parte. 

A me non rimane che raccontare il resto… 

Arriviamo ai margini di un vigneto. L'odore dell'erba tagliata si mescola con quello dell'estate appena cominciata. Il mattino è terso e il cielo è azzurro e pulito. Insetti ronzano tra i fiori. Al termine dei filari ci sono alcuni alberi da frutto. Due ragazzini stanno giocando sulla terra argillosa, loro non lo sanno ancora ma si tratta di ciliegi. Questo lo scopriranno qualche tempo dopo, quando raccoglieranno e gusteranno i frutti della pianta. 

I due ragazzi hanno undici e tredici anni, non sanno ancora niente della vita ma si credono due sapienti, il che li rende uguali in tutto e per tutto ai loro coetanei di oggi. Arrivano da due città distanti e si sentono in vacanza ogni volta che trascorrono qualche giorno dai parenti in campagna. Contano, ogni volta, il tempo che manca ai loro incontri, vanno molto d’accordo e non vedono l’ora di passare un fine settimana assieme. Per loro quella realtà bucolica rappresenta una sorta di vacanza, una digressione dal loro mondo fatto di appartamenti, orari, scuola, metropolitana, auto e traffico. 

Per loro poter salire su un albero, aggrapparsi al tortuoso tronco di un ciliegio, rappresenta quanto di più selvatico si possa immaginare durante quella villeggiatura. 

Un grosso ramo abbastanza vicino al suolo e facilmente raggiungibile rappresenta un comodo sedile per i due ragazzini che subito stabiliscono quella sicura e confortevole corteccia come il loro nuovo quartiere generale. 

Non saprebbero costruire una vera casa sull'albero, nello stile degli Scout o del Manuale delle Giovani Marmotte, una lettura che li ha impegnati non tanti anni addietro. Non saprebbero inchiodare due assi tra loro, non saprebbero neppure dove procurarsi il legno, un martello e i chiodi, abituati come sono a maneggiare penne e matite e squadre e pennarelli. 

Ma per loro quel robusto ciliegio rappresenta tutto, il rifugio segreto, il luogo dove scambiarsi le confidenze, dove restare al sicuro dai pericoli della vita, lontano dalle loro case cittadine e dai problemi scolastici, dai bulli che infastidiscono, dai professori che incalzano, dalle mamme che controllano, dai catechisti che giudicano. Sul rifugio sull'albero si sentono a casa, non ci sono angosce quotidiane, spariscono le paure, si può restare a guardare l'orizzonte da una prospettiva diversa, dall'alto, più vicini al sole che tramonta, più vicini al cielo stellato, a quella via Lattea che entrambi hanno studiato a scuola e che sognano vasta dimora di piccoli alieni verdi che un giorno verranno per parlare dei segreti dell'universo. 

Al più grande sta spuntando una peluria in varie parti del corpo e loro intuiscono che si tratta della fine dell'infanzia ma non ne sono spaventati, piuttosto incuriositi, sperano di scoprire presto cosa si cela dietro quel mondo adulto, fatto di silenzi e segreti e cose che loro non possono sentire. 

Teniamo conto che si tratta pur sempre della fine degli anni settanta e non è un’epoca in cui si parli apertamente con i figli di argomenti come la pubertà o, non volesse il cielo, il sesso. 

La casa sull'albero è li apposta, sul ramo non ci sono adulti che sentono, genitori che controllano, non esistono tabù. I due compagni (vi avevo detto che sono due cugini?) assaporano ogni istante di questa bella, intima amicizia, parlando il più possibile di ogni argomento, di ogni questione che sia rilevante per la loro giovane età e vi assicuro che gli argomenti sono tanti e li conduce alla sera esausti e con la gola riarsa e i piedi sporchi di terra, a infilarsi in giacigli improvvisati, solo per continuare a chiacchierare, ignorando le proteste e il brontolio degli adulti. 

Quel ramo di ciliegio è la loro casa, il conforto di un’anima affine, l’antidoto contro il tempo che passa e il rimedio contro la malinconia del dover ripartire presto per le rispettive città. 

I due cugini soffrono al pensiero di doversi salutare e non sanno, come nessuno sa per fortuna, cosa sarà del loro futuro. Gli anni difficili dell’adolescenza, la giovinezza incombente, le prime avventure con le ragazze, il servizio militare, la vita adulta che verrà. 

Per ora tutto ciò che conta è avere un rifugio sull’albero dove stare a guardare le colline del Monferrato e questo a loro basta. 

Ma ora devo andare, Doc è tornato a prendermi e a riportarmi nel duemilaventi. 

Lascio, con vero rimpianto, i due ragazzi lì dove sono, appollaiati sul ramo del ciliegio a parlare fitto e a imparare qualcosa che si porteranno dentro per tutta la vita. 

A comprendere cos’è la vera amicizia. 










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