Eravamo quattro amici
al bar… Giuseppe canticchia la vecchia canzone.
Chi mi passa il menù…
chiama a gran voce Ennio.
Tanto ordini sempre la
solita diavola… scherza Donato.
Stasera mi tracanno una
media… il colmo della trasgressione di Loris.
Quattro amici seduti al
tavolo di una pizzeria. La scena tra le più comuni del venerdì sera, pensa la
ragazza preposta ai tavoli.
La graziosa biondina,
avrà massimo ventidue anni, si avvicina col sorriso ammaliante della venditrice
e propone variazioni al menù, anzi si sforza di aiutare quelle cariatidi, che
senza dubbio dimenticheranno tutto quello che dice, appena lei avrà terminato
la frase, portando loro una lavagnetta. Carpaccio di pesce, polpo scottato,
tagliata di vitello, lasagne e carbonara.
Troppo complicato per i
vecchietti e, infatti, scelgono quattro pizze. Vabbè, sono taccagni, alla
mancia neanche ci spera, prende le ordinazioni a memoria e si allontana un po’
delusa.
Belli i pantaloni
aderenti della ragazza, osserva Donato da gran marpione.
Ma se ha l’età di tua
figlia… lo rimprovera divertito Giuseppe.
Anche il pizzaiolo ha
due bei bicipiti… osserva con malizia Ennio.
Non facciamo tardi che
domani mi alzerò presto, chiede Loris, già sapendo che non sarà ascoltato.
Già ci hai trascinati
in pizzeria prima delle venti, non si può sentire, a quest’ora hanno appena
acceso il forno… si lamenta Ennio.
La prossima volta il
locale lo scelgo io, conosco un posto che ha anche i privé… Donato non scherza,
è stato frequentatore di locali trasgressivi.
Io non ho tanti soldi
da buttare, va bene la pizza… si accontenta Giuseppe, dicendo tra l’altro, la
verità.
Cosa ci fanno questi
quattro assieme, si chiede la cameriera, notando senza particolare fastidio
come uno dei quattro le abbia studiato a lungo il culo. Porta
da bere, le solite due medie rosse, un litro di vino e una frizzante, almeno
uno dei quattro è sobrio.
Dovrebbero essere tutti
sobri e a dieta, pensa la ragazza, un paio si avvicineranno ai cinquanta e gli
altri due li hanno superati abbondantemente…
E, infatti, la
chiacchierata volge rapidamente su argomenti di salute, così cari alle persone
di una certa età.
Tranquilli. Io trombo
ancora con regolarità. Il problema è il menisco, non posso metterci il peso e
mi tocca farlo su una gamba sola… recita Donato.
Sei un buffone, non lo
farai da sei mesi! Lo rimbrotta Giuseppe.
Guarda, anche ieri
sera, ti posso raccontare dei numeri…
Beato te, io con la mia
prostata… aggiunge laconico Loris.
Senza contare che con
trecento di colesterolo sei più vicino all’infarto che all’orgasmo! Lo sfotte,
Ennio.
E poi, cose se non
bastasse, mi sono trovato un urologo con delle enormi mani da zappatore… Mandiamoci
Ennio che lo facciamo felice! Aggiunge Donato.
Sì, ragazze, vi prego,
datemi il numero che prenoto… termina Ennio.
Quattro tipi che più
diversi non si può, tuttavia al tavolo regna allegria e anche la giovane
cameriera si avvicina volentieri a chiedere come va.
Continuano a prendersi
poco sul serio, a sfottersi e sanno che il gioco funziona perché l’equilibrio è
forte come la voglia di passare assieme una serata leggera.
Qualcuno ha creato un
gruppo di chat per l’occasione e poco prima di trovarsi al tavolo hanno già
condiviso centinaia di messaggi ambigui, barzellette osé e vignette sconce. Le birre
medie sono rinnovate e il vino scorre così come scorre lieve la serata.
Quattro dolci? Ma certo
tesoro, risponde lesto Donato che ancora sbava verso il posteriore della
ragazza, che ci facciamo negare il meglio?
Tutti prendono il dolce
e pagano un conto salato ma escono soddisfatti e sazi.
Prima di separarsi nel
parcheggio però, notano un oggetto.
Tra i tavoli di un
dehor c’è un biliardino o calcio balilla, che dir si voglia!
Poiché i nostri cinquantenni,
il ventennio non l’hanno vissuto, fortuna loro, il nome è indifferente. Ciò che
conta è trovare le monete per la gettoniera.
Da una parte Ennio e
Loris e dall’altra Giuseppe e Donato.
La strategia è
semplice, stai in porta tu che io lì sono una pippa!
Il gioco è frenetico,
la fascinazione per quel gioco li rapisce e li sposta indietro nel tempo.
Ecco quattro dodicenni
che non hanno altro interesse che veder entrare la pallina nella porta avversaria.
Prendi questa stangata,
femminuccia!
Ehi, il gancio non
vale!
Ma tu prima hai rullato…
Goool!
È tutto un volare d’imprecazioni,
grida, esultanze e gioia!
Passa una famiglia e i
bambini si voltano a guardare quei quattro strambi che vociano e s’insultano
senza ritegno attorno a quel vecchio gioco.
Giuseppe pensa davvero
di avere dodici anni e per un momento si sente felice.
Poi le palline
finiscono, c’è un mescolarsi di manate e abbracci.
Ci si vede stronzi,
grida Donato emettendo un rutto al gusto di vino.
Ciao bambine, ci prova come
sempre Ennio, cercando di portarseli dalla sua parte.
Si è fatto tardi, si
lamenta il sonnolento Loris che vorrebbe essere andato a dormire almeno un’ora fa.
È stata una bella
serata, dice Giuseppe, grato a quella strana compagnia per averlo fatto sentire
un ragazzino, anche se per pochi minuti. Dobbiamo ripetere.
Vanno ognuno verso la
propria auto e spariscono presto, inghiottiti dal buio della notte ma lievi e spensierati.
Si ritroveranno, certo,
ma chissà se li aspetterà un oggetto magico, capace di farli viaggiare nel
tempo, come quello di stasera.
Nessun commento:
Posta un commento