sabato 2 marzo 2024

Il tè di Angelo

 





Angelo spinge il pesante portoncino e entra nell’androne con una smorfia di dolore.

Da qualche anno nessun inverno è arrivato senza torturare le sue giunture.

I singhiozzi che giungono dal primo piano lo spiazzano. Avrà anche tanti acciacchi ma le orecchie funzionano ancora bene. Qualcuno piange sulle scale.

Angelo, un gradino dopo l’altro, trascina il suo carrello pesante della spesa di Natale per una persona. Tortellini di zucca, un chilo di patate, del cavolo nero, due etti di Toma e, altra concessione alla gola, un torrone morbido. Adora il gusto delle mandorle e del miele e poi è Natale, avrà il diritto di gustare un dolce, no? Ma adesso è la curiosità a condurlo. Sale veloce, nonostante i dolori e il peso del carrello e sul pianerottolo di fronte casa sua c’è un giovane uomo accovacciato sullo zerbino, che si asciuga il viso. Quando vede l’anziano salire verso di lui, si rimette in piedi e cerca di darsi un tono.

-Buon giorno Angelo.

Angelo per un momento è confuso, poi ricorda. Si tratta del figlio del ragioniere al secondo piano.

-Tu sei il figlio dei Guida, aspetta… Mirco!

-Si, giusto, sono io. Il ragazzo tira su con il naso. Angelo gli porge un fazzoletto.

-Va tutto bene?

-Si, signore, è tutto ok… La voce incerta del ragazzo dice il contrario.

-Sei venuto dai tuoi per passare le feste? Angelo sa che intromettersi nelle vite altrui non è educato ma non importa, ha sentito piangere il ragazzo e certe volte guardare da un'altra parte è peccato.

-Sono venuto a fare loro gli auguri…

-E cosa fai fuori dalla porta?

-In casa dai miei non c’è nessuno.

-Vieni dentro. Ti preparo un tè.

Mirco vorrebbe opporsi ma non trova le forze e alla fine segue il vicino nel piccolo appartamento pieno di quadri.

Quando si siede sul vecchio divano, ricomincia a piangere.

Angelo non si scompone. Mette il bollitore sul fornello e ripone la spesa. Il silenzio è leggero. Mirco si prende il suo tempo.

Quando il tè è pronto nelle tazze fumanti, il ragazzo è calmo.

-Ti scalderà. Puoi restare quanto vuoi, non ho impegni. Gli dice Angelo con sincera allegria.

Mirco pensa che quel vicino, che ha sempre visto poco e non gli ha quasi mai rivolto la parola se non per saluto, è grazioso e piacevole. Quanto gli piacerebbe che fosse suo nonno. Si vergogna un poco ma l’anziano ha un atteggiamento che lo fa sembrare un ragazzo di vent’anni. Non lo aveva notato mai nei loro incontri precedenti. Dopotutto i vicini non sono fatti per essere conosciuti, al massimo si salutano ma poi ognuno a casa sua. Questo era stato l’esempio dei suoi genitori e così aveva fatto lui da adulto. Anche quando era andato a vivere con il suo compagno di studi storico. Mirco sapeva che non sempre i genitori sono perfetti. Per esempio, quando lui aveva troncato il rapporto con la sua ragazza, che non lo rispettava, non lo aiutava e soprattutto non lo amava i suoi non avevano accettato la cosa. Secondo suo padre lui avrebbe dovuto salvare la relazione e adeguarsi all’indole della fidanzata che era di buona e facoltosa famiglia. La ribellione di Mirco, perché così era stata definita, aveva provocato una rabbiosa e violenta reazione dei genitori e lui ne era stato sorpreso.

-Hai provato a chiamare?

-Si ma devono essere partiti per la montagna e lì il cellulare prende poco.

-Puoi sempre raggiungerli col treno. Angelo cerca di essere accomodante, è pur sempre Natale e quel ragazzo non è il ritratto della gioia.

-Non lo so, non mi hanno neppure avvisato che sarebbero partiti. Ultimamente ci siamo sentiti poco.

Mentre cerca di non scottarsi, Mirco ha tutta l’aria di uno che sta per vuotare il sacco.

-I miei sono arrabbiati con me, non mi perdonano di avere lasciato la mia ragazza e poi di aver subaffittato una stanza dell’appartamento a un altro studente.

-Che male c’è in questo, si fa tra universitari, no?

-Si… ma il problema è che si tratta di uno studente Siriano.

-Perché problema?

-Lei conosce mio padre, no? Sa come la pensa.

Angelo conosceva bene il ragioniere.  

-Inoltre dovrei dirgli una cosa, ma non ne ho il coraggio…

-Ti ascolto. Angelo poggia la tazza vuota sul tavolino e si mette comodo sulla poltrona.

Forse è per l’atteggiamento accogliente del vecchio, per la sua tranquillità, per la sua apertura, che sono le cose di cui Mirco ha bisogno ora, che il ragazzo si concede di parlare.

-Ho lasciato la facoltà di Ingegneria, voglio iscrivermi a Lettere.

Lacrime bagnano gli occhi del ragazzo.

-Quando lo saprà mio padre, darà di matto…

Angelo sospira, è un bel problema. La vita del ragioniere Guida è una vita perfetta, un uomo realizzato, sportivo, un lavoro invidiabile, una bella moglie che ha ereditato dalla prozia la casa in montagna, Il mare d’estate e lo sci d’inverno, il Rolex al polso e un figlio universitario che diventerà dottore.

Il silenzio che riempie la stanza è saturo di significati.

-La vita è tua, Mirco. Fatti un regalo di Natale, parla con i tuoi e usa la sincerità che è l’unica strategia vincente.

Mirco è più tranquillo, si soffia il naso e termina il suo tè. Il suo cellulare emette un breve suono, un sms.

-È mia mamma, vuole sapere come sto, cosa faccio.

-Prendi un bel respiro e se vuoi, rispondile. Angelo si alza per rigovernare ma in realtà è un gesto di discrezione.

-Farò come mi consiglia, li raggiungerò col treno. Ma non oggi. Magari tra due giorni. Tornerò nell’appartamentino e giocherò a scacchi con lo studente siriano, è un tipo intelligente, sa?

-Non lo metto in dubbio. Voi giovani siete avanti e ho molta fiducia nel futuro.

-Grazie Angelo, lei è stato un vero regalo di Natale.

Angelo gli stringe la mano.

-No Mirco, sei tu un regalo per me che vivo solo. Vieni a trovarmi quando vuoi e fammi sapere come vanno gli studi.

-Lo farò, grazie.

Si gira e se ne va.

Angelo torna alla sua stanza vuota e alla sua cena solitaria da preparare.

E ai suoi ricordi e ai suoi pensieri.

Uno su tutti.

Grazie a te, ragazzo mio, te la caverai nonostante tuo padre. E mentre cucina, sorride.

 

 

 



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