Ho vissuto nel mondo del volontariato una breve e limitata esperienza che
ha suscitato dentro di me più dubbi e domande che certezze.
Ho potuto osservare atteggiamenti e comportamenti di chi, avendo bisogno,
accedeva ai benefici di un dono.
Allo stesso tempo ho osservato chi, dall’altra parte, quel bisogno poteva
soddisfarlo attraverso la cessione di un bene o l’offerta di un comportamento, un
servizio concesso.
Quanta dignità, quanta compostezza dimostrano le persone che nella povertà,
e nell’indigenza si avvicinano e tendono la mano aperta.
Quanta educazione è mostrata. Quanta riconoscenza.
Tutte cose degne di essere menzionate. Degne di rispetto.
Ma chi è protagonista dell’apparato che fornisce aiuti, come si pone?
Non corriamo forse il pericolo che gestire grandi risorse, disporre di ricchezze
da distribuire ci faccia gustare il sapore del potere che le nostre azioni
comportano?
Non corriamo il rischio che aiutare il prossimo sia solo il nutrimento del
nostro ego?
Che l’azione svolta sia un'ottima attività da sfoggiare ed esibire nei
salotti buoni e che ci permetta di avere una reputazione impeccabile, quasi
un'aura di santità?
Come dicevo, ho solo una breve e limitata esperienza e diventa facile
cadere in questi luoghi comuni, che così poco sopporto.
Ma qualcosa ho visto e lo voglio scrivere.
Ho visto persone, più che benestanti, dare grande importanza a ogni singolo
centesimo distribuito, consapevoli del valore del denaro e di quanta fatica ci
voglia per guadagnarlo.
Ho visto donne e uomini non vergognarsi della propria agiatezza e sapersi
sporcare le mani con lavori piuttosto umili.
Ho anche visto persone, per carità ne avevano tutti i requisiti, che pur di
portare a casa qualcosa chiedevano cose a loro inutili.
Ho sentito discorsi tipo: anche se non lo uso, lo voglio lo stesso perché
mi spetta!
Senza pensare che le risorse spesso siano poche e da razionare tra chi
davvero non può farne a meno.
Allora, dove sta di casa la dignità, la compostezza?
Molti ne dispongono, senza dubbio, ma ho capito una cosa.
Non è questione di reddito.
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