Facciamo le cose coi piedi.
Inevitabilmente.
Pensiamo di pianificare con attenzione.
Crediamo di organizzare con meticolosità.
Siamo certi di progettare con intelligenza.
E forse siamo nel giusto, le cose stanno esattamente così.
E quando si passa dal progetto alla realizzazione, dalla pianificazione
all'azione, dall'organizzazione alla costruzione, cosa succede?
Semplice.
Iniziamo a lavorare.
Il più delle volte con i piedi.
Non mi si fraintenda. Non parlo in senso metaforico.
Non voglio dire che facciamo male le cose.
Intendo davvero dire che quello è il momento in cui si cominciano a muovere
i piedi.
E più si sarà veloci, nei movimenti, negli spostamenti, nel raggiungere le
nostre mete della giornata, prima si realizzerà quanto progettato, pianificato,
organizzato.
Nella prima fase siamo certi di usare il cervello, il pensiero,
l'organizzazione mentale.
Così ci è stato insegnato, almeno.
La seconda fase implica un'agilità di movimento, una velocità di
esecuzione, una rapidità di passo, quanto quella di un centravanti di talento
che segna un gol di tacco, quanto uno scalatore esperto che sceglie di poggiare
il piede su uno spuntone di roccia e su quella sporgenza resta in equilibrio,
riponendo la sua stabilità, la sua vita.
Quanto vorrei avere anche un cervello nei piedi, che mi permettesse di fare
sempre il movimento corretto, di prendere la direzione giusta.
Che mi impedisse di allontanarmi troppo dalle persone che mi amano.
Che mi facesse rimanere in equilibrio sugli spuntoni di roccia.
Quanto vorrei non avere il problema di evitare le buche, di rifare lo
stesso percorso più volte perdendo tempo prezioso, di non smarrirmi nella
nebbia, di non allontanarmi dall'obiettivo.
Vorrei avere un cervello anche nei piedi.
Mi permetterebbe di camminare quando non ho più forza e la strada è ancora
lunga e difficile.
Mi farebbe dosare le risorse e mi eviterebbe i passi inutili che rendono le
giornate pesanti e insopportabili.
Confido nei miei piedi, spero che continuino a funzionare efficacemente, e
che mi permettano sempre di fare il passo giusto.
Come diceva mio padre, mai più lungo della gamba...
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