domenica 6 novembre 2016

L'appuntamento










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Non è una domenica come le altre. Ha chiesto, ha implorato, ha supplicato, insomma ha sudato questo diciottenne ancora un po' ingenuo e poco esperto sui fatti della vita, per ottenere il permesso di usare l'auto genitoriale, una vecchia 128 Fiat (per la verità mica tanto vecchia dal momento che non avrà più di 3 o 4 anni ed è perennemente tirata a lucido dal papà dell'acerbo e innamorato diciottenne in questione).
E finalmente c'è riuscito, ha ottenuto il permesso. Nel pomeriggio potrà uscire con l'auto, evento più unico che raro poiché ha la patente solo da qualche mese e potrà finalmente andare... da chi e dove lo scopriamo tra poco…





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Come si prepara, quanto tempo impiega a pettinarsi, quanto a cercare di normalizzare i battiti tumultuosi del suo cuore imponendosi di respirare più adagio non lo sappiamo. Sappiamo che quando esce da casa, inseguito dalle solite raccomandazioni dei genitori (stai attento a quello che fai, comportati bene, sii educato, eccetera) con una piccola aggiunta straordinaria di raccomandazioni che riguardano l’auto (guida con prudenza, occhio ai segnali…), sappiamo, dicevo che il diciottenne ingenuo, inesperto e innamorato ha le chiavi della vettura di suo padre in tasca e un cuore che gli fa le capriole nel petto.






3



Il nostro diciottenne, oramai è ora di dirlo, ha un appuntamento con una ragazza. Questo è evidente, osservando il suo stato emotivo che rasenta l’euforia. Lei è più giovane di lui, ha i capelli lunghi, anche se prima erano molto più lunghi e dolci occhi scuri. Lui è colpito, incredulo che una sensazione così bella possa capitargli, forse non ritiene di meritarla o semplicemente, data la sua notoria inesperienza è solo confuso, sopraffatto da questa emozione nuova. Il fatto è che vederla a scuola, di corsa nell’intervallo, baciarla furtivamente nel cortile, tutte cose molto belle, molto sentite, non gli basta più ed oggi ha l’occasione per stare assieme a lei tutto il pomeriggio. Non gli sembra ancora possibile.





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“I peccator carnali che la ragion sommettono al talento” cita Dante nel quinto canto dell’inferno.
Il nostro diciottenne, che ignora tra le molte cose anche questo verso, se ne va in tutta la bellezza della sua stolta e inconsapevole gioventù.
La ragione l’ha persa senza capirlo, forse immerso nel profumo dei capelli e nella profondità degli occhi della ragazza che si appresta a raggiungere.
Ma la felicità che possiamo vedere o anche solo immaginare sul suo viso è come il sale per la nostra storia e le dà un gusto tutto particolare.
Con queste pennellate di felicità, appunto, va il nostro giovane verso il suo appuntamento, verso il suo giovane amore appena sbocciato, verso quegli occhi scuri in cui è dolcemente annegato. E con le chiavi in tasca va verso l’auto parcheggiata nella via.





5


Ed è a questo punto del racconto che ci apprestiamo a rivivere una piccola crepa, perché chiamarlo colpo di scena sarebbe esagerato, piuttosto una lieve, veloce nota stonata, che può oscurare la bellezza di una melodia per il resto magistralmente eseguita.
Il nostro giovane sale in auto e con la felicità nell’anima, ripassa mentalmente le azioni atte a una partenza e una guida sicura e responsabile. Poi accende l’autoradio e sebbene lui abbia già una musica nel cuore, ascolta volentieri i successi del momento. Quell’anno va Sade con “Sweetest taboo” e soprattutto George Michael che canta “Careless whisper”.
Chissà perché certe cose si fissano nella memoria meglio di altre…
In ogni caso il nostro rubacuori si sveglia dai suoi sogni musicali a causa di quella nota stonata che dicevamo.
Più che una nota è un rumore sordo e breve, come una vibrazione profonda o come, diciamolo pure, una lamiera di carrozzeria che raschia contro un ostacolo, contro un muro!





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Quante volte ha ripensato, l’uomo che è stato quel diciottenne e che ora ha già da qualche anno numerosi fili bianchi tra i capelli, quante volte ha ripensato dicevo, a quel rumore che lo riportò sulla terra in quella domenica primaverile e soleggiata del 1985!
Certo col senno del poi è molto facile o meglio, è molto diverso ragionarci e giungere a conclusioni. Inoltre gli anni passati si depositano come strati di polvere nella soffitta della memoria e certi ricordi sono nascosti e altri mitizzati.
Sarebbe facile, oggi, affermare che quel piccolo, banale incidente cambiò per sempre le storie, il futuro dei due giovani della nostra storia. Chi potrebbe sostenere il contrario, dopotutto?
Di fatto il nostro diciottenne imbranato, ingenuo, innamorato e impacciato si fermò a controllare i danni, che con una svolta troppo affrettata ed eseguita male, aveva provocato all’auto.
L’ammaccatura era lì, sopra il parafango della ruota posteriore come la firma di un conducente alle prime armi che oltre alla poca esperienza aveva da aggiungere alle sue giustificazioni la bellissima emozione che stava vivendo e che gli offuscava la vista.





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Come abbiamo già detto gli anni appannano i ricordi. Una cosa è rimasta, al contrario, ben presente nella memoria del protagonista della nostra storia. Come una fitta nebbia nasconde le superfici delle cose e i colori, rendendo tutto opaco e lattiginoso, l’inquietudine, il senso di colpa e il timore per le ripercussioni che il danno alla carrozzeria avrebbe avuto, velarono le cose successe quel pomeriggio. Non volle dire niente il nostro diciottenne alla sua altrettanto giovane ragazza, non volle rovinare l’umore allegro né la prospettiva di un bel pomeriggio spensierato. Trovare la casa, presentarsi degnamente a sua madre, conoscere la sorella, cercare di non fare brutte figure e poi uscire tenendosi per mano furono le belle cose successe al giovane. Dentro di lui si svolgeva una lotta per nascondere e tenere lontani i brutti pensieri legati al piccolo incidente.
Quanto influirono gli eventi sulle cose dette, sui gesti fatti, sulla piacevolezza del tempo trascorso insieme non lo sappiamo, sappiamo solo che in qualche modo influirono. Il pensiero, la ragione che il diciottenne aveva perduta tornava alla carica togliendo parte dei sapori e dei colori che il cuore stava gustando.






8


Di ciò che ricorda oggi l’ex diciottenne, dal momento che è passato qualche anno, ci sono sprazzi della bella giornata, la strada fatta, il suono dolce della sua voce, l’attenzione perché non si annoiasse, a che tornasse a casa sana e salva, i sorrisi. Forse se chiediamo a lei, risponderà di avere un ricordo diverso o di non averne per niente ma questa è la storia vista, vissuta e ricordata dal punto di vista di lui e non potrebbe essere diversamente.
Per dovere di cronaca possiamo dire che il giovane accompagnò a casa la ragazza e rincasò a sua volta e tutto si svolse senza ulteriori traumi o incidenti. Il suo cuore pavido, giacché si era fatto molto tardi e il genitore era andato a dormire, si fece scudo dietro gli eventi e mostrò il suo vile lato rimandando al giorno successivo il momento della confessione, del pentimento e dell’espiazione.





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E il giorno dopo venne. Il nostro diciottenne si alzò e seppe che suo padre era già andato al lavoro. Con l’auto. Avrebbe così scoperto il suo errore e non mi riferisco al danno alla carrozzeria. Ciò che faceva male era la sua omissione, il fatto di non avere dichiarato la verità subito, di non aver spiegato.
Andò a scuola e questo lo faceva sentire bene, a scuola avrebbe rivisto lei, e al momento era tutto ciò che contava. Ogni suo respiro era rivolto alla giovane ragazza, alla nostra protagonista femminile. Ma anche nei confronti di lei, il nostro diciottenne innamorato, imbranato, impaurito non si sentiva a posto. Nemmeno con la sua ragazza non era stato capace di condividere quel suo piccolo grande segreto. Si è chiesto, col passare degli anni, se anche questa cosa possa aver influito sugli eventi futuri, sul fatto che questa bella storia è andata via via consumandosi, come una candela ed è alla fine sparita velocemente così come, velocemente, era nata.
Alla fine il pomeriggio arrivò e il giovane si diresse verso casa con la morte nel cuore.





10


Alla fine entra in casa, il nostro diciottenne impacciato, innamorato, intimorito.
Alla fine trova la forza di confessare e sua madre, che lo aspetta con il suo fare un po’ severo, lo ascolta sentendo una storia che già conosce.
Poi il nostro giovane si sente rispondere qualcosa che lo stupisce. È invitato ad andare al bar all’angolo dove il genitore è solito prendere il caffè pomeridiano e dove oggi lo sta aspettando. Il nostro protagonista si arrende e va incontro a un rimprovero e a una punizione inevitabile ma al bar ci trova un padre che lo sorprende e lo spiazza completamente e che gli rivolge un inaspettato sorriso e che gli offre un caffè.
Questi sono i semplici fatti. Questo è ciò che successe. Niente di ciò che si era immaginato, che aveva fantasticato il ragazzo.
Quel giorno il nostro diciottenne aveva appena ricevuto, senza saperlo una lezione. Anche se era ancora lontano da capire come si comporta un fidanzato o un marito, aveva imparato come agisce un padre.

E quel giorno non l’ha più dimenticato.





Fine


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