sabato 16 luglio 2016

Due, tre, cento Italie















Stamattina ho fatto la solita corsetta.

Non mi piace chiamarlo "running" anche se si usa, in fondo siamo in Italia, no?

Dunque, dicevo, ho fatto la solita corsetta. E al pari di un cercatore di funghi completamente inesperto che, perdendo il sentiero e vagando con poca attenzione, trova il porcino più grosso del bosco, attirandosi i rabbiosi improperi di invidia degli altri cercatori più esperti, al pari di questo, io, correndo, inciampo nelle idee e letteralmente mi cascano tra le braccia gli argomenti da inserire nel blog.




Perdonate questa introduzione, torniamo a noi.

Durante la fatidica corsetta mi trovo a incrociare uno scooter. Vi assicuro che uno scooter non mi era ancora capitato, trattandosi di una pista ciclabile mi erano capitate biciclette, quelle si ma mai a motore.

Immaginate la mia sorpresa, non ho avuto nemmeno il tempo di pensare "ma questo che ci fa qui?" in due secondi é andato, lasciandomi solo nel caldo verde in cui è situata la pista è nel silenzio rotto solo dalle mie suole sul cemento.

Dopo qualche minuto lo scooter di prima mi sorpassa, non l'avevo sentito a causa delle cuffiette nelle orecchie e vedo che l'uomo che lo guida sta portando sopra dei bambini, sono tutti senza casco (oltre a essere in tre). La cosa mi infastidisce. Penso che dovrei chiamare i vigili, questo bell'esempio di poca civiltà non può passarla liscia. Dovrebbero multarlo, mi dicevo, non può scorrazzare con la moto su una pista ciclopedonale, non può portare sopra due bambini piccoli e senza nemmeno il casco...

Tutti pensieri politically correct, tutto giusto. Avevo il cellulare e uno con più senso civico del mio avrebbe senza dubbio chiamato.

Io stavo correndo e mi è sembrato più coerente lasciar correre...

Per la terza volta me lo vedo arrivare, questa volta di fronte, lo vedo da lontano che si avvicina, voglio proprio vedere che faccia ha questo idiota, poi faccio attenzione a particolari che prima mi erano sfuggiti.

L'uomo guida a una velocità inferiore di quella della mia corsa, a bordo della vespetta ci sono due bambine con i capelli al vento e l'espressione di beata felicità che hanno i bambini quando vanno in giostra, tutti e tre stanno ridendo ma le risate cristalline delle bimbe giungono alle mie orecchie nonostante le cuffiette e risuonano musicali come una cascata di perle sul marmo.




Penso, ma è quello di prima, quello che mi stava facendo arrabbiare.




Penso, ma questa è un immagine dalla dolcezza infinita.




Certo, in principio avevo visto un uomo imprudente e arrogante, incurante di regole e leggi, senza un poco di prudenza, senza un briciolo di sale in zucca.

Poi ho visto solo un padre di famiglia, che si costringe a trasgredire il codice pur di regalare un poco di felicità alle figlie, pur di vedere quel sorriso disarmante, quegli occhi pieni di amore per il papà.

Ma quale dei due era quello vero? A quale immagine avrei dovuto credere?




Questa settimana, dopo la tragedia dello scontro tra due treni in Puglia, che è purtroppo costato un numero alto di vittime, ho letto un articolo di Massimo Granellini sulla Stampa di Torino.

Diceva che ci sono due Italie, una in cui si viaggia su tratte insicure, fatte da un binario unico, pericolose, e un Italia in cui la gente fa la fila per donare il sangue e primeggia in solidarietà la dove c'è una situazione di bisogno.




Sono quasi d'accordo con Gramellini, che è molto più bravo e ha molti più lettori del sottoscritto.




Fatto salvo che non credo che ci siano solo due Italie.

Sono convinto che, come l'uomo sullo scooter, non avrà solo le due modalità nelle quali mi sono imbattuto, ne avrà altre due, tre, cento, così, se stiamo attenti, allora troveremo due, tre, cento Italie.




A partire dal suo popolo.

A cominciare da noi stessi.




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