giovedì 4 ottobre 2018

Quarantadue chilometri








Certo che è bello trovarsi con tanti amici. 

E’ incredibile scoprire che ci sono così tanti amici. Migliaia di persone che non si sono mai incontrate prima, con cui non si è mai parlato e tutte con la stessa passione, con lo stesso sguardo, persino con la stessa maglietta gialla. 


Certo che è stupendo sapere che ci sono così tanti amici che ti faranno compagnia durante il cammino, altri che condivideranno la medesima fatica, magari gli stessi crampi e lo stesso sudore ma anche panorami incantevoli, inaspettati scorci di un’Italia sorprendente e che godranno la stessa soddisfazione nel raggiungere le tappe intermedie dove si sarà premiati da acqua e cibo ma anche da tanto, tanto calore e sorrisi sinceri. 


E la cosa che più delle altre ritempra, più dell'acqua, più delle banane e dell'uva, più delle merende e della pasta, l’ingrediente fondamentale per andare avanti fino alla meta sono stati proprio i sorrisi, quelli delle persone che ci hanno accolto già dal giorno prima della camminata, persone che hanno dispensato informazioni, rassicurazioni e materiale e che all'alba erano pronte in una meravigliosa piazza, ad aspettare la massa di camminatori eccitati e impazienti di partire. 


Certo che sentire il rumore della ghiaia sotto le suole, il ritmo regolare dei passi del gruppo, il cinguettio degli uccelli del bosco, il canto del vento tra le fronde è stato impagabile. 
Vedere quel cielo per l’occasione di un azzurro intenso e perfetto, il verde brillante delle foglie, la luce forte del sole riflessa dai ciottoli bianchi e soprattutto la striscia blu del mare in lontananza che ogni tanto faceva capolino ha aperto i cuori e dato nuova energia alle gambe prematuramente stanche. 


Ed è stato bello scambiare due chiacchiere con chi condivideva alcuni minuti di percorso al fianco perché in quel momento la sua velocità di passo corrispondeva alla nostra e in quei momenti sentivi che la tua fatica era la stessa dell’altro e il tuo dolore era diviso in due, in quattro, in duemila e allora diventava non solo sopportabile, era azzerato! 


Certo che è strano percorrere gli ultimissimi chilometri tra la gente che passeggia, che è li per godersi una bella domenica di inizio autunno in una splendida città ma che non sa niente di noi tranne quello che legge sui pettorali e cioè che stiamo percorrendo una maratona e quindi chilometri ne abbiamo percorsi tanti e la polvere sulle scarpe e la stanchezza sul viso lo dicono bene ma molti di loro non capiranno mai questa voglia di soffrire, di spremersi fino all’ultimo briciolo d’energia, per loro noi saremo solo un gruppo di pazzi e chissà chi ce lo fa fare. 


Ma quando vedi avvicinarsi quell’arrivo costruito con un tubo gonfiabile, e ci passi sotto e senti chi batte le mani e urla: bravi! e chi continua a sorridere come è tutto il giorno che ti capita, anzi dal giorno prima, allora capisci che i pazzi sono gli altri, chi non è nemmeno partito, chi non ci ha provato, mentre tu realizzi che è tutto vero e sei arrivato al traguardo e questo quasi ti commuove perché ti sembra un sogno, un sogno lungo quarantadue chilometri. 


Certo che è bello ritrovarsi con tanti amici. 

E’ incredibile scoprire che ci sono così tanti amici. Migliaia di persone che non si sono mai incontrate prima, con cui non si è mai parlato e tutte con la stessa passione, con lo stesso sguardo, perfino con la stessa maglietta gialla. 


Non sapevo di averne così tanti. 
Ora so anche come ritrovarli tutti.









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