sabato 14 luglio 2018

Inutili brevi ritorsioni










A Tina mancano quattro o cinque anni per andare in pensione.
Forse cinque, pensa disperata.
Non ne può più di stare dietro quel maledetto sportello. Tutti i giorni le stesse banali domande, tutti i giorni gli stessi stupidi utenti che ti guardano con la loro faccia ebete e si arrabbiano perché non hanno capito la risposta.

Come se non bastasse Tina ha una madre di settantotto anni che la chiama per qualsiasi cosa. Una madre con un carattere impossibile. Una madre molto cattiva.

Nel bel mezzo della mattina lavorativa Tina è costretta a interrompere il servizio per rispondere al cellulare.

- Non vede che sono occupata? Stia un momento lì e aspetti in silenzio!
Urla da dietro il vetro.

L’uomo è molto anziano e sussulta quando si sente redarguire a quel modo. Non gli era mai capitato prima. Non lo meritava. Si era rivolto gentilmente a quella donna allo sportello ma per tutta risposta era stato trattato peggio di una bestia.

L’uomo si chiama Camillo, è una persona mite, prende la cardioaspirina e un altro farmaco per il ritmo. E’ evidente che le terapie non lo proteggono abbastanza perché abbandona lo sportello e mentre Tina ancora parla al telefono con l’anziana madre, si dirige all’esterno alla ricerca di aria fresca da respirare e, appena fuori, si porta le mani al petto e stramazza in mezzo alla strada.
Dentro l’ufficio la coda avanza con sollievo.

Vittoria ha settantotto anni ed è ancora abituata a fare quello che le viene meglio da tutta una vita: impartire ordini.
-Devi venire, ho bisogno del mangime per i canarini, mi devi bagnare le piante sul terrazzo, non ho chi mi faccia la spesa… non è perché sono anziana che ora mi abbandonate… manda tuo figlio, quel debosciato, si… facciamolo muovere che passa le giornate tutt’uno col divano e quel suo telefonino!

Vittoria non è una abituata a sentire ragioni, nemmeno quando la figlia le risponde che sta lavorando e che ora non può parlare!


Alberta si sente un po’ in colpa, suo padre Camillo non dovrebbe andare in giro da solo, è anziano e malato. Ma lui insiste, vuole rendersi utile e lei lo lascia fare, affinché lui si senta ancora d’aiuto, in effetti la sta aiutando poiché è andato a sbrigare una noiosa incombenza burocratica che nessuno avrebbe voglia di eseguire.

Quando Alberta risponde al telefono è come se le parlassero da un altro pianeta.

L’ambulanza arriva dopo un quarto d’ora. Gli inutili presenti coprono d’insulti barelliere e autista, non danno una mano e a malapena si spostano rendendo il soccorso un disastro. La vittima, un uomo molto anziano che respira a fatica, viene caricata sulla lettiga e trasportata all’ospedale più vicino.

Robi è un diciassettenne lungo e ossuto, cinquanta chili bagnato, pallido e stupido come molti tra i suoi compagni di classe.
Un ragazzino senza fantasia né ambizioni. La sua vita sociale e tutte le attività ludico-motorie stanno racchiuse in quello che è diventato un’appendice del suo corpo, il suo telefonino.
Ma stamattina la madre gli rompe le palle così tanto che sarà costretto a uscire da casa per andare a trovare quella megera di sua nonna Vittoria, una tirchia di prima categoria che non gli ha mai sganciato un euro extra… ma non si può mai sapere!


Tina è esasperata. Blocca nuovamente la fila ed entra in pausa. La gente mormora e lancia insulti pesanti. Lei li ignora com’è abituata a fare e chiama il figlio a casa.
-Devi andare da tua nonna! Devi andarci ora! Scolla il culo da quel divano e molla i videogames… Non te lo ripeterò due volte. Se mi chiama un’altra volta ti taglio i viveri, capito?
Il ragazzo sembra avere capito. Bofonchia qualcosa che nella sua lingua significa: Sì mamma, vado subito.
Intanto fuori tuona che è una bellezza.

Alberta guida raramente, di solito usa i mezzi pubblici o pedala la sua bicicletta. Ora tira fuori la vecchia utilitaria di suo padre, sale a fatica la rampa dei garage facendo ingolfare il motore mentre grossi lacrimoni le scendono sulle guance. Curva entrando in strada salendo sul marciapiede con la ruota posteriore e striscia due auto parcheggiate lasciando come firma sull’asfalto lo specchietto retrovisore esterno.
Non perde nemmeno tempo a fermarsi per osservare il danno.

Robi scende in cortile trascinando i piedi. Sa già che sua nonna non sarà generosa, anzi approfitterà della sua visita per riempirlo di rimproveri e per rinfocolare il suo senso di colpa.
Non vieni mai a trovarmi… non vuoi bene alla nonna… cose del genere.
Robi mette in moto il vecchio scooter e parte con poca convinzione. Non ascolta i tuoni.

Alberta guida a tutta velocità, per quanto possibile al vecchio catorcio, perché in ospedale le hanno detto che il tempo è poco e suo padre è grave. Ha gli occhi pieni di lacrime e come se non bastasse il temporale è arrivato colorando di grigio il giorno.
Purtroppo, proprio mentre la pioggia diventa un rovescio violento, i tergicristalli smettono di funzionare rendendo la visibilità una speranza…

Tina da dietro il suo sportello pensa a suo figlio e spera che Robi abbia guardato il cielo, pregando che non abbia pensato di usare il motorino proprio oggi.


Vittoria è arrabbiata e rancorosa, Alberta è ansiosa e disperata, Tina è maleducata e irritabile, Camillo è incosciente e intubato, Robi è distratto e annoiato. Il botto è inevitabile.


Nessun testimone, nessuno fa caso al motorino rovesciato sotto quel diluvio, un tuono copre ogni rumore, Alberta nemmeno se ne accorge, Robi sì.

Aspetta incosciente molti minuti, sotto la pioggia, che l’ambulanza, la stessa di prima per un diabolico caso, venga a raccoglierlo.


La sera stessa nella sala d’attesa al primo piano dell’ospedale ci sono due donne sedute. Non hanno cenato. Piangono in silenzio.
Si guardano, poi si siedono vicino.

-Sa, mio padre è grave, forse non ce la farà…
-Io sono qui per mio figlio, è in rianimazione in prognosi riservata…

Conversano così. Senza nemmeno ascoltarsi. Poi proseguono.

-Mi dispiace per il suo ragazzo…
-Sono addolorata per suo padre…

-Dicono che abbia avuto un attacco dopo essere stato maltrattato a uno sportello, vorrei sapere chi ci lavora…
-Il mio Robi è stato investito da un pirata della strada. Spero che lo trovino…

Per un momento si osservano senza dire una parola.

Poi tornano a piangere. 

Stavolta su due sedie lontane.



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