domenica 15 aprile 2018

Il cubo











Navigando tra le onde perigliose del web mi sono imbattuto per caso in una vecchia fotografia.
Era ritratto un cubo.

Mi spiego meglio, per chi non avesse fatto il militare ai tempi in cui la leva era obbligatoria o non masticasse gergo da caserma, il cubo è un modo di governare il proprio posto letto, piegando in due il materasso sulla branda, riponendo in mezzo le lenzuola e il cuscino come fosse la farcitura di un tramezzino e bloccando infine il tutto con la coperta ripiegata.
Immagino che, ai più, debba risuonare strano questo sistema per rifare il letto il mattino ma tant'è che molte erano le cose strane e a volte incomprensibili che ci erano ordinate in questo lungo periodo della nostra vita.

Quest’immagine ha sollecitato la mia attenzione e riportato a galla vecchi ricordi che credevo perduti.
Quante volte ho fatto il cubo nei mattini di un freddo autunno in quel di Cuneo, quante volte ho spazzato la camerata, quante foglie ho accatastato nei cortili tra gli edifici bianchi che costituivano i nostri dormitori.
Quante ispezioni ho vissuto, nel timore di essere punito e di conseguenza non poter tornare a casa in licenza, per una disattenzione, una mancanza, magari solo perché il cubo non era ben fatto!

Perché parlo di questo?
Sento spesso dire, è quasi diventato un luogo comune, che ci vorrebbe più disciplina per i giovani d’oggi, che sarebbe utile tornare alla leva obbligatoria.
E quante volte in passato, senza fare un’analisi approfondita, mi sono visto assentire, mi sono dichiarato d’accordo.

Frasi come “i ragazzi mancano di disciplina”, “non sanno obbedire" oppure “non stanno più in riga”!
 Ripensando ora a questi discorsi vani e banali ripenso a tutti i miei coetanei che mal digerivano quel mondo fatto di regole assurde e di disciplina ferrea e di marce e quel mettersi sull’attenti e dover salutare i superiori e radersi tutti i giorni. Alcuni si fingevano malati o arrivavano a compiere atti di autolesionismo, ferirsi o procurarsi fratture pur di tornare a casa in convalescenza o essere addirittura esonerati dal servizio militare.

Tutto considerato non è che la leva facesse così bene, soprattutto a questi elementi.
Quindi a chi può servire oggi?
Questo non lo so, so che ripensando a quei giorni sono stato sorpreso da come mi fossi integrato in fretta con quel mondo, come poco lo avessi sofferto.
E ho capito una cosa, la propensione alla disciplina, l’attitudine all’ordine e alla pulizia, la capacità di essere autonomo, il senso del dovere, non mi sono stati inculcati dal caporale di giornata, erano cose che mi portavo dietro da casa mia, aspetti della mia personalità che avevo sviluppato durante la crescita grazie all’esempio ricevuto dalle persone per me importanti.

Oggi, a differenza di anni fa, penso che la leva obbligatoria non servirebbe a correggere problemi giovanili, né a sostituire un modello educativo carente.
Penso, molto semplicemente, che genitori e insegnanti non possano aspettarsi che sia un ente come l’esercito a dare un'educazione, a far crescere un ragazzo.

A vent’anni certi aspetti del carattere o li hai ricevuti o non li hai.






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