Navigando
tra le onde perigliose del web mi sono imbattuto per caso in una vecchia fotografia.
Era ritratto
un cubo.
Mi spiego
meglio, per chi non avesse fatto il militare ai tempi in cui la leva era
obbligatoria o non masticasse gergo da caserma, il cubo è un modo di governare
il proprio posto letto, piegando in due il materasso sulla branda, riponendo in
mezzo le lenzuola e il cuscino come fosse la farcitura di un tramezzino e
bloccando infine il tutto con la coperta ripiegata.
Immagino
che, ai più, debba risuonare strano questo sistema per rifare il letto il
mattino ma tant'è che molte erano le cose strane e a volte incomprensibili che
ci erano ordinate in questo lungo periodo della nostra vita.
Quest’immagine
ha sollecitato la mia attenzione e riportato a galla vecchi ricordi che credevo
perduti.
Quante volte
ho fatto il cubo nei mattini di un freddo autunno in quel di Cuneo, quante
volte ho spazzato la camerata, quante foglie ho accatastato nei cortili tra gli
edifici bianchi che costituivano i nostri dormitori.
Quante
ispezioni ho vissuto, nel timore di essere punito e di conseguenza non poter
tornare a casa in licenza, per una disattenzione, una mancanza, magari solo
perché il cubo non era ben fatto!
Perché parlo
di questo?
Sento spesso
dire, è quasi diventato un luogo comune, che ci vorrebbe più disciplina per i
giovani d’oggi, che sarebbe utile tornare alla leva obbligatoria.
E quante
volte in passato, senza fare un’analisi approfondita, mi sono visto assentire,
mi sono dichiarato d’accordo.
Frasi come
“i ragazzi mancano di disciplina”, “non sanno obbedire" oppure “non stanno
più in riga”!
Ripensando ora a questi discorsi vani e banali
ripenso a tutti i miei coetanei che mal digerivano quel mondo fatto di regole
assurde e di disciplina ferrea e di marce e quel mettersi sull’attenti e dover
salutare i superiori e radersi tutti i giorni. Alcuni si fingevano malati o arrivavano
a compiere atti di autolesionismo, ferirsi o procurarsi fratture pur di tornare
a casa in convalescenza o essere addirittura esonerati dal servizio militare.
Tutto
considerato non è che la leva facesse così bene, soprattutto a questi elementi.
Quindi a chi
può servire oggi?
Questo non
lo so, so che ripensando a quei giorni sono stato sorpreso da come mi fossi
integrato in fretta con quel mondo, come poco lo avessi sofferto.
E ho capito
una cosa, la propensione alla disciplina, l’attitudine all’ordine e alla
pulizia, la capacità di essere autonomo, il senso del dovere, non mi sono stati
inculcati dal caporale di giornata, erano cose che mi portavo dietro da casa
mia, aspetti della mia personalità che avevo sviluppato durante la crescita
grazie all’esempio ricevuto dalle persone per me importanti.
Oggi, a
differenza di anni fa, penso che la leva obbligatoria non servirebbe a
correggere problemi giovanili, né a sostituire un modello educativo carente.
Penso, molto
semplicemente, che genitori e insegnanti non possano aspettarsi che sia un ente
come l’esercito a dare un'educazione, a far crescere un ragazzo.
A vent’anni
certi aspetti del carattere o li hai ricevuti o non li hai.
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