Quando il sole scenderà verso l’orizzonte e farà brillare la ghiaia bianca
del sentiero e luccicare i fili verdi dell’erba che cresce ai lati di questo,
correrò. Correrò come se dovessi consumare la strada.
Correrò come se non fossi fatto d’altro che di muscoli da far bruciare.
Quando una musica, portata dall’aria, mi giungerà alle orecchie e il suo
ritmo batterà forte e regolare come le mie mani battono sulle cosce, allora
canterò. Canterò e mi sentiranno lontano.
Canterò come se la mia gola non potesse trattenere alcun suono.
Quando la vita si farà dura, il male degli uomini metterà in pericolo l’incolumità
dei miei cari o mia, le mie dita si stringeranno e pugni pungeranno come api
arrabbiate.
Picchierò fino a non sentire più le mani, come se non avessi mai fatto
altro prima.
Quando la pioggia comincerà a cadere improvvisa e fredda allora alzerò il
viso al cielo e mi bagnerò. E la pioggia laverà via le lacrime dal mio viso.
Accetterò quest’acqua come un dono, come fa una pianta che in silenzio
ringrazia per la vita.
Quando qualcuno si alzerà e mi verrà incontro aprirò le braccia e lo
accoglierò. Farò del mio cuore una spugna e spremerò fuori ogni goccia di amore
e come una spugna appena strizzata sarò pronto a riempirmi di ogni goccia d’amore
che mi sarà concessa.
Ogni giorno vivrò con i muscoli che bruciano, la voce che canta, le nocche
che sanguinano, il viso che si bagna e il cuore che dona e assorbe amore.
E quando il miracolo della vita sarà terminato, sarò felice.
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