domenica 5 luglio 2015

Il dramma dell'uomo invisibile







Un tempo viveva in una città poco lontana un tizio di nome Ivo.
Ve ne parlo sebbene io non sia mai venuto a incrociare la vita di questo tale, ve ne parlo perché qualcuno mi ha raccontato un giorno questa drammatica storia, ve ne parlo perché penso che qualcuno debba farlo.
Ivo fu un bambino schivo, timido, chiuso.
A scuola non parlava mai con nessuno e talvolta anche quando la maestra lo interrogava, lui faceva scena muta.
Di molti bambini, gli insegnanti andavano ripetendo a genitori rassegnati, come una consumata tiritera, la stessa frase: "è un bimbo intelligente ma non si applica" ma ai genitori di Ivo veniva omessa questa formula, lui non si applicava ma nemmeno mostrava segni di qualche intelligenza. Semplicemente non lo capivano e dopo pochi anni tutti i docenti smisero anche di provarci.
Ivo a casa faceva lo stesso, ai genitori si rivolgeva a monosillabi, pochi e forzati gli abbracci e i segni di affetto, insomma un figlio di quelli che non ti accorgi e infatti spesso babbo e mamma uscivano lasciandolo chiuso nella sua stanza, col naso nei libri, si accorgevano della sua assenza solo sulla via del ritorno. Naturalmente lo ritrovavano come lo avevano lasciato e anche lui non dava segno di essersi accorto della loro assenza.
A Ivo interessavano i libri e i fumetti, faceva in modo di accaparrarsene ogni volta che poteva, arrivava a scambiare giochi e regali con i fortunati compagni di scuola che gli propinavano vecchi libri e giornaletti rubati in casa in cambio di giocattoli nuovi e colorati.
Un giorno, non so come fu, si ritrovò a leggere le avventure dell'uomo invisibile.
L'uomo invisibile divenne il suo personaggio preferito, poi il suo idolo, in seguito la sua follia.
Ivo decise che lui sarebbe diventato come l'uomo invisibile e per quanto ne so, per quanto mi è stato raccontato, ci deve essere riuscito.
Crescendo Ivo capì che a scuola avrebbe dovuto rispondere, almeno durante le interrogazioni, e così fece, raggiungendo facilmente voti positivi ma senza mai approfondire il dialogo aggiungendo elementi personali. Ogni volta che gli veniva chiesto della sua vita o della sua famiglia lui glissava e se ne usciva con frasi fatte. All'intervallo nessuno sapeva dove andasse e, dopotutto, nessuno lo cercava, al suono della campanella spariva come vapore sopra una pentola.
Ivo finì gli studi, con stupore di alcuni professori e disappunto di altri che fraintendevano il suo voler essere invisibile con un atteggiamento di alterigia e superbia.
A Ivo l'opinione degli insegnanti non interessava, a lui interessava soltanto essere dimenticato. E tutti, compagni di studi e corpo docenti, in poco tempo lo accontentarono.

La carriera lavorativa di Ivo non dovette essere molto dissimile da quella scolastica.

Nessun collega interpellato mostrava di ricordare particolari, aneddoti, dettagli della persona di questo taciturno e modesto contabile. Lui si era scelto il posto di lavoro più anonimo, all'interno della ditta più grande, voleva essere un numero come tanti al contrario dei suoi collaboratori che invece non facevano altro che farsi le scarpe e circondare i dirigenti come tanti cagnolini scodinzolanti, per fare carriera.
Ivo non era tipo da alzare la voce e se chiedeva qualcosa spesso non veniva ascoltato. Non aveva mai partecipato a una festa o a una cena aziendale.
Quando andò in pensione nessuno se ne accorse. I vicini di ufficio pensarono che fosse in ferie, poi non lo videro rientrare e si sparse la voce che forse era malato ma nessuno si preoccupò di verificare.
Ivo era diventato il perfetto uomo invisibile, mai una spesa nei piccoli negozietti dove la commessa ti conosce e sa tutto di te, lui preferiva posare le derrate su di un nastro di qualche grande rivendita e sporgere il bancomat a una cassiera sempre diversa che raramente alzava lo sguardo dal display.

Perché parlare di Ivo, allora?

Perché il mondo è pieno di uomini e donne invisibili, gente che incrociamo al bar, che ci sta davanti nella fila in banca, che compra la frutta nello stesso negozio in cui ci serviamo noi. Gente che incrocia la nostra vita perchè magari sbrighiamo una pratica, gli vendiamo un auto, gli pratichiamo un iniezione e subito dopo ce ne dimentichiamo, perchè sono persone comuni, normali, anonime. Perché non ci toccano, non ci coinvolgono, perchè sono persone invisibili, appunto.

Ivo, dopo essere stato un uomo invisibile per tutta la vita, è apparso, suo malgrado, sul giornale.

I vicini di casa chiamarono i vigili del fuoco dopo che il cattivo odore si era sentito in tutta la scala.
Portarono via le sue spoglie e il suo appartamento fu venduto ad un asta dal tribunale.

Sarebbe bello, qualche volta, poter ricordare anche le persone invisibili.







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