lunedì 13 aprile 2015

racconti circolari






...un racconto può iniziare da dove è finito? 
Oppure finire da dove è iniziato? 
Questa ed altre speculazioni come questa affollano i pensieri di Otto, Che in realtà si chiama Ottone, ma ha una fissa per tutto ciò che è nordico, dalla storia, alle auto senza trascurare i nomi.
Otto da piccolo vive ossessivamente in preda a manie e tic, si obbliga a percorrere con precisione lo stesso percorso sia all'andata che al ritorno, Se è costretto a deviare o anche solo ad attraversare la strada quando torna a casa ripercorre la stessa deviazione, sale sullo stesso marciapiede. Se pesta un tombino al ritorno fa in modo di passare sullo stesso tombino.
La sua vita è pervasa da movimenti e comportamenti circolari e questo comporta un grande dispendio di energie ma anche una grande gratificazione.
Per Otto tutto deve terminare da dove è cominciato come fanno i punti che assieme costituiscono la circonferenza del cerchio.
Ecco, il cerchio è l'oggetto perfetto, il grado massimo della bellezza da inseguire e da riprodurre.
Da piccolo se ne stava, seduto sul pavimento con le gambe incrociate a fissare le automobiline sfreccianti sulla pista elettrica. Amava la sua pista perchè poteva essere montata sia formando un circuito ovale, sia formando un "otto" che le auto, una rossa e una bianca percorrevano instancabili fino a fargli girare la testa.
Ottone non lo ricorda ma da piccolino era affascinato, anzi, ipnotizzato dall'oblò della lavatrice attraverso il quale vorticava veloce una galassia di maglie, calze, mutande e tovaglie nell'universo di acqua saponata.
Poi aveva inventato un gioco nel quale coinvolgeva anche i piccoli amici con cui giocava. Otto e gli altri allargavano le braccia e cominciavano a ruotare su se stessi prima lentamente, poi sempre più velocemente fino a non vedere più niente attorno, fino a stordirsi e a cadere al suolo in preda alle vertigini e alla nausea fra le pazze risate.
Poi per fortuna si cresce e certi giochi vengono abbandonati e dimenticati. Ma Otto non abbandona mai la sua passione per tutto ciò che è circolare e rotondo e nemmeno il piacere che prova nel compiere azioni e movimenti rotondi.

Durante le medie Otto fu l'unico a studiare qualcosa nel programma relativo all'arte. Era incantato da ciò che riportava il Vasari nelle sue "Vite" a proposito di Giotto e della sua celeberrima "O" e questo gli fece guadagnare molta considerazione tra gli insegnanti.
Gli interessi di Otto non cambiarono durante gli anni della scuola superiore e il fatto che filosofi e pensatori percepivano il cerchio come simbolo di perfezione, come immagine del se e della totalità della psiche, e che civiltà più antiche vedevano il cerchio quale rappresentazione a volte della terra, del sole, altre volte dell'universale, del sacro e dell'infinito, tutto questo non faceva che confermare le sue passioni e rafforzare le sue convinzioni.
Per molto tempo la sua immagine preferita fu l'uomo Vitruviano, non solo per la forza e la bellezza dell'opera ma perché raffigura un movimento perfetto all'interno di un cerchio. Otto immaginava di essere quell'uomo e di potersi muovere all'interno di quel cerchio, luogo in cui sarebbe stato al sicuro per sempre.
Detestava il suo nome, era fonte di sfottò e supplizi ma la matematica gli era venuta in soccorso insegnandogli che il simbolo dell'infinito era un otto messo in orizzontale.
Gli anni dell'adolescenza vedevano crescere Otto in altezza e ingegno. Purtroppo era un tipo introverso e timido e per vincere queste caratteristiche e fare delle amicizie, si convinse a frequentare un corso di ballo. Gli capitò di vedere una gara di valzer e in quel girare su se stessi e attraverso la sala Otto vedeva quella coppia di ballerini compiere qualcosa di prodigioso, di unico e decise, sorprendendo tutti, che anche lui avrebbe imparato l'alchimia del ballo.
E sempre con maggior sorpresa si dimostrò un ballerino dotato, Otto sentiva che più che il ballo, la musica era un'opera matematica perfetta, girando con la sua inconsapevole partner, teneva il tempo alla perfezione e anche le canzoni che andando a concludersi spesso come erano cominciate, erano raffigurate nella sua mente come un cerchio perfetto!
Ma il tempo del ballo durò poco, lasciando il posto ai pruriti universitari.
Pruriti non nel senso epidermico, quanto fatti di interessi, curiosità, voglia di viaggiare e di conoscere il mondo.
Otto trovò il modo di fare un paio di stage in Germania e Olanda e questo gli permise di allenare la sua duttilità con le lingue nordiche. Ma il suo istinto, le sue passioni lo conducevano irrimediabilmente più a nord e verso la fine degli studi concepì il suo "grande progetto".

Il grande progetto di Otto prevedeva il termine degli studi e un dottorato di ricerca possibilmente alle isole Fær Øer o in Islanda o in qualsiasi landa ghiacciata, che fosse.

Otto studiò duramente e caparbiamente raggiunse il risultato che si era prefissato. Nel senso che si era negato progetti da lui considerati "lineari" come trovare un lavoro, frequentare amici, trovare una ragazza per approcciare idee circolari come andare a fare il ricercatore in posti che fossero più vicino possibile al circolo polare artico.

L'ultima volta che ho ricevuto una lettera da Otto, si sappia che lui detesta i telefoni e usa poco la posta elettronica perchè spesso il computer lo abbandona, aveva trovato un impiego come guardiano del faro in un posto chiamato Vesteralen, un'isola nel nord della Norvegia, guardiano di un faro, capite? Un edificio dalla pianta circolare, con una luce che ruota in tondo per tutto il tempo, vicino al circolo polare artico. Non si può dire che non abbia fatto centro, questo è ciò che ho scritto nella lettera che spedirò per poi aspettare altre missive dall'uomo che ama le cose circolari...
E questo in sintesi è il racconto di Otto, racconto che immagino lui terminerebbe solo in un modo...un racconto può iniziare da dove è finito? 

Oppure finire da dove è iniziato? 
Questa ed altre speculazioni come questa affollano i pensieri di Otto, Che in realtà si chiama Ottone, ma ha una fissa per tutto ciò che è nordico, dalla storia, alle auto senza trascurare i nomi.





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