Mi ricordo che la mia mamma ci svegliava
fischiettando o canticchiando qualche motivetto. Mi ricordo che non aveva una
brutta voce. Ricordo il tintinnio del cucchiaino sulla tazza del caffelatte.
Mi ricordo che la mia mamma faceva la sarta,
ricordo bene il rumore del pedale della macchina da cucire prima ancora che
iniziasse ad usare quella elettrica. Mi piaceva sganciare la cinghia e giocare
con quel pedale fino a far vorticare la ruota a velocità folle…
Mi ricordo che sapeva cucire di tutto, oltre che
vestiti, giacche e pantaloni. Ha prodotto sacche per aspirapolvere e kimono da
karateka, una volta con avanzi di stoffa ci ha fatto una borsa sportiva. Per
non parlare dei giacconi in velluto che mettevamo in inverno e dei portapenne
in stoffa, di cui un po’ mi vergognavo e di cui ora mi vergogno di essermi
vergognato…
Mi ricordo del puntaspilli in stoffa rossa a forma
di cuore, perennemente appeso ad un chiodo sulla parete della macchina da
cucire, da bambino pensavo: chissà come deve soffrire quel cuore con tutti
quegli spilli conficcati, ed ogni tanto ne sfilavo qualcuno.
Mi ricordo che piangeva la mia mamma quando sono
partito per fare il militare e dentro di me non lo ritenevo giusto, ero
cresciuto ed era giunto il momento che accettasse il mio allontanamento ma oggi
che sono genitore a mia volta, credo di capire meglio quelle lacrime.
Mi ricordo che quando cambiava la tinta dei capelli
ero sempre un po’ spiazzato ma se piaceva a papà tutto andava bene.
Ricordo che ha abdicato dal suo ruolo nella vita un
giorno di quasi dieci anni fa, quando ha perso suo marito. Ed io ho sempre
sofferto questa doppia perdita, anche se so che non ha smesso di volerci bene a
modo suo.
La settimana prossima la mia mamma compirà ottanta
anni ed è ancora bella come quando ne aveva diciotto.
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